Se non ora, quando…
di Evelina Santangelo e sottoscritto da tutta Nazione Indiana
Abbiamo assistito all’arroganza di chi crede di possedere La Verità e la utilizza come una mannaia contro chi ha un’idea diversa, più interlocutoria più perplessa più umana, di verità…
Abbiamo assistito all’indifferenza e alla ottusa presunzione con cui figure istituzionali hanno tentato di schiacciare il diritto sulla base di «convinzioni giuridiche etiche e legislative», come ha dichiarato il governatore Formigoni, incuranti del fatto che le convinzioni non possono in alcun modo sostituirsi al diritto.
Abbiamo assistito alla spregiudicatezza con cui la Chiesa e i suoi prelati hanno violato la sacralità stessa della Parola (il verbo) mistificando la verità, ricorrendo a menzognere argomentazioni cliniche (come la presunta sofferenza della morte per disidratazione o la presunta «morte di fame e sete»), per corroborare posizioni di ordine etico-confessionale che, per quanto legittime, peccano di disonestà appunto, se si trincerano dietro alla menzogna.
Abbiamo assistito alla leggerezza con cui quella stessa Chiesa ha usato (e continua a usare) pesi e misure diverse, se non addirittura logiche diverse, a seconda se si tratti di difendere il naturale corso del concepimento o l’innaturale interruzione di una morte.
Abbiamo assistito al cinismo con cui quella Chiesa e quei prelati hanno fatto strame della pietà dinanzi a un uomo, una figlia, una madre… dinanzi a una famiglia colpita da un lutto terribile e straziata da una scelta che dovrebbe consigliare, se non addirittura imporre, almeno la carità del silenzio.
Abbiamo assistito all’oscenità di malati (anzi, disabili) portati nelle piazze da associazioni cattoliche… come se la malattia o l’invalidità possano essere “bandiere” da esibire o brandire contro qualcuno o qualcosa, come se disabili e malati non fossero, prima ancora che disabili e malati, persone uniche e irriducibili libere di scegliere ognuno per sé, secondo diritti riconosciuti a tutti.
Abbiamo assistito alla presunzione con cui troppi si sono eletti a giudici di questo padre riservato, dallo sguardo dolente e severo, scagliando contro di lui, scompostamente, parole ottuse come pietre, («Vita» «Morte» «Coscienza») che, nella loro vuota genericità e disincarnata inconsistenza, fanno ancora più male a chi sperimenta quotidianamente un dolore così, una perdita tale.
Abbiamo assistito al disprezzo di ogni forma di pudore da parte di un Presidente del Consiglio che si permette di barattare il destino di questa ragazza, di questo padre e di questa madre con il consenso del Vaticano al punto da dichiarare: «dobbiamo comunque cercare di non disattendere le istanze della Chiesa», incurante della laicità di uno Stato che, fino a prova contraria, non può e non deve essere succube di volontà, desideri, anatemi di nessuna Chiesa.
Adesso, quando sembrava che – nonostante una tale arroganza, una tale indifferenza, una tale ottusità, una tale spregiudicatezza, un tale cinismo, una tale oscenità, una tale presunzione, un tale disprezzo – fosse finalmente arrivato il momento del silenzio, della restituzione di questa figlia a questo padre e a questa madre perché si compia, come ha detto Peppino Englaro, «il percorso naturale della morte bloccato dai medici»… non è più possibile tollerare oltre!
Non è più possibile permettere che vengano addirittura sovvertiti i fondamenti stessi della nostra Costituzione, che venga messa in discussione la legittimità del Presidente della nostra Repubblica, sommo garante della nostra Carta costituzionale! Non è più possibile tollerare che venga perpetrato un tale Abuso nei confronti stessi della nostra Democrazia nel silenzio connivente di tutti noi…
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…”Il silenzio connivente di tutti noi.”
MI sento schiacciata dalla consapevolezza della mia impossibilità, singolarmente, di agire.
Per questo ho paura.
Non possiamo più permettere che si usi il nome di Dio a proprio piacimento, a secondo delle circostanze e secondo i propri interessi. Che poi sono sempre gli stessi, il mantenimento e il rafforzamento di un potere sull’altro. Il clero usa Dio come lo usa un fondamentalista islamico, per dare un senso a qualunque crimine nei confronti dell’uomo, della sua capacità di scegliere, dei suoi diritti civili, della sua dignità. La politica si lascia usare dal clero e lo ascolta solo quando necessita di riaffermare il proprio potere, quasi un dominio, sulla collettività.
Tutto sulla pelle di un corpo inerme che, molto probabilmente e come afferma chi la sta assistendo in queste ore, non ha quasi più nulla di umano. E sulla pelle di un padre che, oltre all’indescrivibile dolore di dover vedere morire la propria carne, sopravvivendo amaramente ad essa, si vede sbattere sulle pagine di giornali voraci come una specie di sadico assassino.
Quale Dio potrà perdonare mai tutto questo.
Ora, grazie, V.
Al post che precede ho inviato questo commento, che però qui è di certo meglio collocato. Mi scuso per la ripetizione.
“Pensavo all’integralismo cattolico, a chi ne è vittima proprio in questi momenti, barricato in una clinica assediata. Quelli stanno lì fuori. Coi loro cori, gli striscioni, le chitarre con cui gli battono le tempie. BE sta dentro, trema. Stringe la maniglia della porta, si passa il dorso della mano sugli occhi. Che cosa vogliono? Gli hanno detto che lo Stato ora ha fatto una legge. Contro di lui, contro la sua famiglia, perché debba seguitare a tremare, di più, ancora. Si ferma un attimo prima di entrare da E, di rivederla perduta nel silenzio. Immagina che lo Stato sia più grande di lui, più forte, che quelli che cantano lì fuori siano migliori, di lui e anche di E. Rabbrividisce. Pure per E rabbrividisce, che non può. E’ per amore che loro non hanno pietà? Di lui, di E, dello sguardo irraggiungibile con cui non può vederli… Beve un po’ d’acqua. Ad E portava un bicchiere a letto da bambina. Vorrebbe solamente liberarla. Quelli cantano, alzano i loro striscioni, lo Stato ha fatto una legge. Perché vogliono a tutti i costi dimostrare quanto sono migliori? Perché usano l’amore come un’arma da assedio? Stanno lì fuori, BE si asciuga per prendere la mano di E spenta, vuota di tutto. Sa che non smetterà più di tremare, non per sé, non soltanto per E. Ma per quelli fuori che cantano, che per inneggiare alla vita feriscono la sua, quella di E nel suo dolore irraggiungibile. Per lo Stato che è grande, forte, tanto da doverlo dimostrare accanendosi contro il suo piccolo dolore. Dà a E un bacio come se lei potesse sentirlo. Con le mani le copre le orecchie, come se lei potesse non sentirli”.
La Chiesa difende strenuamente la vita quando non c’è ancora e quando non c’è più, tutto ciò che sta in mezzo non le sembra degno di grande attenzione.
Si, va bene, bisognerà pure attaccare la Chiesa e i prelati ma non vanno dimenticati i milioni di cittadini italiani laici che, passivamente o attivamente, permettono che lo stato del vaticano metta becco negli affari dello stato italiano.
Le lobby cattoliche hanno poteri immensi: banche, università, telegiornali, seggi…se ne parla troppo poco.
Il vaticano e le lobby suddette sparano forse meno, ma per l’italia costituiscono un problema maggiore che la camorra e la mafia messe insieme.
Ho letto che ci sono manifestazioni indette per oggi. A milano una davanti a palazzo di Giustizia alle 15 e una alle 17 in San Babila. Se potessi, ci sarei. Se potete segnalatne delle altre. Qui si calpesta tutto: i principi base di una democrazia, la dignità umana, la pietà, persino la fede di coloro che magari fanno una scelta opposta a quella degli Englaro, con uguale sofferenza.
ecco, è proprio la dignità umana che viene scavalcata, per non dire calpestata…a che serve un decreto quando già da tempo
andava rispettato un patto?
questo caso, come altri altrove, marca una quantità sterminata di contraddizioni che riguardano gli approdi della scienza, le credenze religiose, l’assetto laico delle democrazie, eccetera.
le categorie del politico, intese in senso smittiano come “raggruppamento” amico-nemico, finiscono per applicarsi a questioni di etica, l’etica corrente risulta lesionata da nuovi concetti vita-morte indotti dalla conoscenza scientifica, mentre questa confligge frontalmente (perché promette la stessa cosa: l’immortalità) con la religione, la quale muove le sue leve politiche, le quali appaurate dalle perdite di consenso cattolicanti si mobilitano e legiferano impropriamente e ciò confligge con la costituzione il cui guardiano napoletano dal mento flaccido si inalbera et pone il veto, che viene repsinto et sbeffeggiato dal pupazzo al governo i cui scherani citano il cantante jannacci come prova della bontà delle loro tesi, eccetera.
mi rifiuto di infrmarmi oltre su questa partita di biliardo.
vorrei solo una morte dolce per eluana e per tutti noi.
il che significa una cosa sola: DIRITTO DI EUTANASIA.
per lui bisogna difendere la vita a ogni costo in ogni sua forma, anche indifesa:
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera uscita il 4 aprile
2005 Miriam Bartolini in arte Veronica Lario, seconda moglie di Silvio
Berlusconi diceva:
“Ho avuto un aborto terapeutico, molti anni fa. Al quinto mese di
gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i
due mesi successivi ho cercato di capire, con l’aiuto dei medici, che
cosa potevo fare, che cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese di
gravidanza sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover
abortire. È stato un parto prematuro e una ferita che non si è rimarginata.”
In altre interviste la stessa Bartolini/Lario afferma che quella
decisione fu presa di comune accordo tra lei e Silvio Berlusconi, che
aveva concepito quel bimbo con quella che ancora non era la sua
consorte, nei primissimi anni 80.
Oggi alle 17.00 Manifestazione a Piazza Montecitorio, Roma per la Difesa della Costituzione, per la Libertà di cura per il diritto di scelta. Indetta da numerose associazioni, forums, PD, Radicali, Idv, PDCI, Rifondazione Comunista, Associazione Luca Coscioni, Il CANNOCCHIALE IL CALIBANO di Pier Giorgio Welby e Mina Welby. Andateci tutti, passate parola. Andate su Facebook, firmate l’appello alla Presidenza delle Repubblica e la proposta di legge di Ignazio Marino per la libertà di scelta. MOBILITIAMOCI. SE NON ORA, QUANDO!. Basta parole, AGIAMO!. Qui è in gioco lo stato Laico e democratico, qui è in gioco la democrazia. Qui gli ayatollah nostrani voglionoi imporci per legge la loro ripugnante ideo/teologia!. BASTA MOBILITIAMOCI ! Spingiamo tutti per una grande, imponente manifestazione nazionale per la LIBERTA’ E LA LAICITA’ . Che sia bella trasversale pacifica ma imponente determinata indignata. SE NON ORA, QUANDO!
l’ho già detto forse anche qui. questa faccenda mi sembra la bruta negazione di tutto ciò che è umano. penso che la civiltà ci abbia regalato il diritto a morire da soli, in silenzio, a luci spente. e invece, in questo terribile paese, in questo infernale e recrudescente medioevo, eluana englaro è costretta a morire in una stanza con cinquantacinque milioni di persone volenti o nolenti ad alitarle sul collo. aveva ragione pierpaolo pasolini, e aveva ragione paolo, la fede e la speranza senza la carità sono il peggio che possa capitare. e ci è capitato. nella peggiore delle italie possibili. e questo.
io, se mi è consentito non sono affatto d’accordo. La sentenza sul caso englaro è certamente opinabile non per ragioni politiche, religiose da una parte o di laicità dello stato dall’altra, ma semplicemente perchè non vi è tutt’ora nel nostro ordinamento una specifica disciplina riguardante il diritto all’eutanasia. in pratica potremmo dire che questa sentenza non ha una fonte… è ovvio che il governo, che è tale perchè ha una maggioranza in parlamento, possa esprimere un’opinione s’un provvedimento giudiziario non chiaramente suffragato da un’apposita normativa. E se può questo, e lo può perchè il potere di fare le leggi è fino a prova contraria del parlamento, può anche stendere un decreto legge per colmare con urgenza questa lacuna legislativa. voglio dire: è in suo potere. come è nel potere del capo dello stato decidere di non firmarlo. Sì, ma che senso ha in tutto questo vietare alla englaro di morire? rispondo con un’altra domanda: come si potrebbe in seguito fare una legge che in modo chiaro non consente l’eutanasia (e sembrerebbe questa l’orientamento dell’attuale governo) se si è già verificato il precedente? Si creerebbe, solo per ragioni di tempistica, una disparità di trattamento. questo in merito alla questione. Le solite strombazzate di pericolo democratico ecc.., Gli interventi di Berlusconi e contro Berlusconi, sono frutto del classico cazzeggiare italiano che tende a sminuire l’importanza anche di un argomento così serio. Come se attribuire la colpa a qualcuno o invocare l’emergenza democratica risolva tutti i problemi. lo volete capire o no che siamo un paese fermo? che siamo un paese legislativamente obsoleto? negli altri paesi d’europa il diritto all’eutanasia è già o garantito o negato per legge, così come i pacs e un lungo elenco di cose sulle quali noi abbiamo cominciato appena a discutere, forse… Ma d’altronde a noi ci basta buttarla in caciara, dare la colpa a qualcuno, invocare l’emergenza democratica. continuiamo pure così, tanto, contenti voi…
Dicono che difendono il diritto alla vita. Mi chiedo quale vita? Se anche al proprio gatto allo stremo si accorda (non potendolo salvare) di MORIRE IN PACE E CON DIGNITA’, perché non si può lasciare che una famiglia decida questo per la figlia che non ha più? Perché invece che venire a fare la morale in televisione certa gente non va a vedere come sta questa ragazza, che cosa ne è rimasto? Qui non si tratta di gridare più forte. Qui si tratta di pietà, quella cosa che voci di corridoio dicono essere al centro del cristianesimo e che a prescindere da ideologie di vario tipo è il centro stesso del sentirsi umani ed in questo sodali. Quella che ci mostra il nostro limite. Perché a me pare alla fine che qui del destino di questa ragazza che E’ STATA, non gliene importi a nessuno degli esponenti di certa politica e tanto meno della chiesa, qui conta solo transformarla in strumento per combattere con sterile, impudica e schifosa ottusità il fatto che si muore. E che la morte non attende i nostri comodi per sopraggiungere. Che la vita non è respirare ma un insieme di cose come dignità, libertà di essere e di agire, rispetto e anche ammissione della nostra fragilità, qualsiasi essa sia. Portare i disabili in piazza mi è sembrata un’altra grande vigliaccheria: i diversamente abili non sono ridotti in stato vegetativo, hanno un percorso di vita diversa, non c’è un medico che interrompe il corso naturale della loro morte, ma ci sono cure che ne migliorano, possibilmente, la vita. Perché di loro sì possiamo dire che sono vivi. Verrebbe da augurare a tutti coloro che stanno facendo questa immane schifezza a quella famiglia (che non mi viene nemmeno più da nominare) di vivere qualcosa di simile. Forse allora cambierebbero idea… sempre facile fare i difensori del “bene” sulla pelle altrui. Provo una rabbia infinita.
Mobilitazione in rete
– su facebook: http://www.facebook.com/group.php?gid=52827720671
@angelo: leggo ora il tuo commento. Credo che il fatto che siamo in un paese fermo purtroppo lo si sia capito da tanto… ma vedi credo che qui la cosa che fa più orrore è l’assoluta mancanza di pietà e rispetto verso questa famiglia. Credo e mi auguro che nessuno voglia usare avvenimenti simili come bandiera per una sua campagna politica, ma non si può tacere, non si può restare indifferenti. La cosa migliore, per la famiglia coinvolta sarebbe stato certo poter far tutto senza l’intrusione dei media, senza portare la croce di questa Italia anomala. Purtroppo non è potuto essere così. Riguardo alla caciara: spero che non sia solo quello. Spero che anche questa estrema bruttura serva all’italiano non per votare o confessarsi secondo coscienza, ma solo per imparare a ribellarsi a ciò che è platealmente ingiusto e coercitivo – ad averla, una coscienza.
“Beppino Boia!”, si leggeva sulle mura dell’ospedale di Udine.
“Ma dice quella cretina?!”, inveiva una signora alle dichiarazioni della vedova Welby, su un canale privato lombardo…
L’aspetto più raccapricciante di tutta la vicenda, e ve lo espongo così come l’ho percepito io, è che a farsi paladini della “cultura della vita” sono non tanto i credenti cattolici delle piccole chiese, dei paesini, del piccolo mondo antico, quanto un baraccone di “atei paganeggianti”, come li ha efficacemente definiti Scalfari: non solo i leghisti, che hanno appena approvato una legge disumana che trasforma i medici in delatori, ma ovviamente tutto l’entourage di fedelissimi al premier: ex veline, difensori di mafiosi e assassini, cocainomani, raccomandati, imprenditori dalle ambigue frequentazioni.
Questa sarebbe la cultura della vita che si fa portavoce delle pressioni della Chiesa?
Leggete i commenti scritti in questi giorni da Bruno Vespa, Pierluigi Battista, Galli della Loggia, non certo sull’Avvenire ma sul Corriere, e rimarrete sbalorditi per cotanta impudicizia, sbruffoneria, sottomissione alla “spettacolarità” dell’azione governativa.
“Berlusconi ci ha fatto la grazia!”, commentavano su Radio Maria.
Propongo che il prossimo 25 aprile si organizzi una grande manifestazione nazionale, di “liberazione” dal Vaticano, per la laicità dello Stato italiano: una bandiera bianca esposta da ogni balcone…Sarà banale, lo so, ma forse sarebbe la prima volta, in Italia…
(risposta ad un amico che, leggendo quest’articolo, http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_06/eluana_englaro_idratazione_polemica_180dfe72-f42c-11dd-952a-00144f02aabc.shtml , ha commentato: “sono impazziti. sono impazziti. sono impazziti. sono impazziti.”)
Non sono impazziti.
Loro sono proprio così.
E stanno lavorando,
mentre pochi si scandalizzano,
molti scuotono i capi,
alcuni scrivono sfiduciati;
per tutti gli altri
c’è ancora neve per le strade.
Tra cigolìi e latrati
loro lavorano, lo sapevo
lo sapevamo ch’erano così,
lo sapeva chi li ha votati
e se non lo sapeva
lo voleva, lo desiderava
ardentemente,
li voleva così.
Al lavoro.
Pulizia.
Non sono impazziti,
loro sono così,
lo sono sempre stati,
c’è un ringhio feroce
antico che sbava
dietro le cravatte ed i sigilli
dietro i “Lo facciamo per la vita,
per loro, per le famiglie…”.
Non sono impazziti,
loro sono così;
non siamo impazziti noi,
non ancora, non possiamo:
dobbiamo essere diversi
proteggere questa diversità
con ogni muscolo che sappia
la forza e la dolcezza d’una mano.
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PS: sembra di vivere in un rutto
Uso questo spazio per esprimere la mia totale, sentita approvazione a TASHTEGO: quello che ha scritto sul suo blog sul caso Englaro è la sola parola intelligente e perfino saggia che mi è parso di riconoscere in questi giorni, che cioè ha fatto chiarezza nel mio crapo soverchiato dalle impressioni, confuso e incazzato, già con un piede nell’odio.
Ho sempre pensato che il desiderio più grande di ogni genitore è che il proprio figlio sia felice. E ho sempre pensato che nell’impossibilità di realizzare la piena felicità del proprio figlio, la sola cosa da fare è cercare di capire e fare ciò che il figlio desidera o avrebbe desiderato. Beppino Englaro sta cercando di farlo da 17 lunghi anni, durante i quali ha dovuto quotidianamente fare i conti con il fatto che sua figlia se ne è andata prima di lui: una cosa, LA COSA contro natura per eccellenza. Non basta la consapevolezza di questa indicibile sofferenza per far tacere chiunque? Soprattuto chi odiosamente, impunemente e senza vergogna strumentalizza questa vicenda per i propri sporchi interessi di parte? E se ne serve per dare colpi su colpi ad una sempre più traballante democrazia. Mi domando come questi individui che sono, ahimè, padri possano guardare in faccia i loro figli senza vergognarsi. Ma la vergogna è un sentimento che presuppone una certa dose di sensibilità, così come l’amore paterno. Mandiamo a casa questa gente che non c’entra con il vivere civile di una democrazia, smettiamo di vergognarci, noi che proviamo questo sentimento, in silenzio e facciamo sentire la nostra voce. Per la dignità nostra e dei nostri figli, di quelli che ci sono, di quelli che non ci sono più e di quelli che verranno.
é ovvio, il corriere della sera è ben peggiore di “avvenire” – il corriere oggi è quanto di peggio c’è su piazza
silenzio
rispetto
silenzio
un passo indierto di fronte al dolore altrui
se fossimo esseri umani dovrebbe essere così
non si strepita e non si urla e non si prevarica l’altrui intimità
in momenti decisivi che segnano esistenze di chi parte e di chi resta
come non si dovrebbero battere le mani ai funerali
la vita e la non vita non sono uno show
silenzio, per favore
questa, per voi credenti, dovrebbe essere la vera carità cristiana
se non foste dei grandissimi ipocriti
Ad Angelo vorrei ricordare che non siamo di fronte ad un caso di eutanasia.
Anche la Chiesa chiede rispetto per la vita “dal concepimento alla morte naturale”. Ma la morte (sia che la si intenda come “passaggio”, sia come “termine della vita”) altro non è che una fase (naturale) della vita.
Qui si vorrebbe interferire e negare il naturale svolgersi della vita, adottando provvedimenti e tecnologie artificiali.
La tecnologia medica è destinata a svilupparsi sempre di più, … inventeranno macchine sempre più sofisticate per prolungare la vita di organi ospitati in un corpo già morto. Davvero vogliamo che la madre di tutte le questioni (il confine tra la vita e la morte) sia affidata alla tecnologia?. I medici devono impegnarsi ad agire in scienza e coscienza, ma la coscienza dei non medici non è di seconda categoria.
Ma se questo non basta o se pare discutibile, atteniamoci semplicemente alla Costituzione (art. 32) e al buon senso “…nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario…”
VITE PARALLELE – Berlusconi e Mussolini
Trascrivo ampi stralci di questo intervento di Indro Montanelli apparso il 18 Dicembre 1966 sulla terza pagina del Corriere della Sera, nella rubrica ” DISCUSSIONI”. Il titolo è
UN ALTRO MUSOLINI,
Vite parallele l’ho aggiunto io.
<<Nel trentennale della sua morte, mi capita sotto gli occhi un saggio di Camillo Berneri : Psicologia di un dittatore, pubblicato da Azione comune, una casa editrice quasi clandestina. (…..) a questi chiari di luna ci vuol poco ad equivocare, specie in sede postuma, fra eroe e genio. Un intellettuale che muore sotto il fuoco incrociato del fascismo e dello stalinismo disarma la critica….. e di questi ricatti nessuno è più stanco di chi ha vissuto a cavallo tra fascismo ed antifascismo, ha dovuto per vent’anni riverire come grandi letterati dei somari morti in camicia nera e per altri venti quelli morti in camicia rossa. Dopo quasi mezzo secolo di ammirazione coatta, vorremmo riservarla, almeno nella vecchiaia, a chi ci pare, e temevo che Berneri non me ne ispirasse punta. Mi sbagliavo. Questo saggio di meno di cento pagine su Mussolini, pur senza pretendere al <>, ne fornisce uno di somiglianza tanto più sorprendente in quanto fu scritto nel 1932, cioè un pezzo prima che il personaggio rivelasse la sua istrionica natura, e da avversario che avrebbe avuto le sue buone ragioni di non vederne e rappresentarne che i lati negativi. Berneri aveva appena trentacinque anni, quando tracciò questo profilo il cui titolo originario era Mussolini grande attore ( … ) dove sviluppa e argomenta, collocando l’Uomo nella sua giusta prospettiva : e cioè controluce a una società e a un costume che rendono il suo avvento necessario, o almeno inevitabile. Mussolini, egli dice, entra in scena contemporaneamente ai grandi mezzi di comunicazione e diffusione quali il cinema, la radio, la stampa illustrata. Ed è l’unico a capirne l’inebriante potere, specie su delle masse come quelle italiane, di fresco entrate nella vita politica dopo un sonno di secoli e ad adeguarvisi: Le sue qualità non sono soltanto vocali e mimiche, cioè istrioniche. Egli esercita una autentica magia, ma se ne serve per un ben calcolato disegno politico. Certo, è un attore. Ma lo è nella misura in cui gli impongono di esserlo i tempi in cui vive ed opera. Quando enfaticamente proclama che l’ Italia è la patria degli eroi, dice una verità, anche se una malinconica verità. Scrive Berneri “” In un Paese nel quale si è formata una coscienza civica, gli eroi non allignano. Essi incarnano il bisogno ideale di una società depressa, la compensazione psichica di una degradazione collettiva””. Ecco perchè Mussolini lo inventa, o almeno ne assume la parte e crea tutta una liturgia per mitizzarlo. L’ Italia diventa la sua “passerella”. L’Impero Romano, con le sue glorie e i suoi ruderi, viene strumentalizzato come “sfondo” dei suoi “a solo”. Ma le sue doti di mattatore son tali che perfino D’Annunzio viene ridotto ad “un ruolo di spalla”.
Ma proprio quì, dice Berneri, mostrandosi buon profeta, sta il pericolo di Mussolini. L’attore resta padrone della platea ( e di se stesso ), finchè è al di fuori del proprio giuoco e lo governa con freddo distacco. Ma per riuscirvi all’infinito, occorre una tempra d’eccezione che Mussolini non possiede, “” Il suo dinamismo teatrale cela una gran debolezza morale. Egli ha bisogno di parlare della sua forza, di simulare la fermezza ed il coraggio, di esaltarsi ed esaltare gli altri per non avvertire le insufficienze del suo carattere””.
Queste cose oggi sono alquanto risapute, ma Berneri le scriveva qando Mussolini non aveva ancora fatto tutt’uno con la propria “maschera”, riducendosi a quella caricatura che fu negli ultimi tempi della sua satrapia (….) e tutto questo mi fornisce il destro a due riflessioni.
La prima, ( … sulla guerra ) a decidere fu solo il carattere dell’uomo col suo insaziabile bisogno di restare protagonista anche delle cose più grandi di lui. ( … ) La guerra fu soltanto la guerra di Mussolini, non dell’ Italia e nemmeno del fascismo. Fu la guerra di un uomo e basta, anche se poi fummo tutti a pagarla.
La seconda riguarda le responsabilità della generazione a cui appartengo. Quando ceri documentari rievocativi proiettano sul video o sullo schermo lo smorfieggiante e gesticolante Duce “” formato impero””, più sguaiato e volgare di un mimo plautino mi chiedo, avvampando di vergogna che cosa i giovani devono pensare di noi che grmivamo le piazze sottostanti. Ma io ricordo anche un altro Duce, quello “”formato decennale””, che anche l’anarchico Berneri descrive ammirativamente “”con quel fare ispirato, con quella voce mormorio di foresta””, dal quale mi dolgo, ma senza rossore, di essere stato sedotto nei miei giovani anni. Certo, come dice Berneri, “”ci inebriò di entusiasmi senza nutrirci di idee””. Certo, era un istrione anche quello. Ma la magia che sprigionavano i suoi dialoghi con la folla, nutriti di battute lapidarie e di pause cariche di suspense, era, scusate il bisticcio, reale e spiega, anche se non giustifica, il miraggio. C’è ne disingannò egli stesso, quando credette realmente di esser diventato il personaggio che mimava, perse il controllo del proprio giuoco e ne rimase prigioniero, scadendo al rango di grossolano guitto. Ma almeno per i primi dieci anni del suo regime, questo uomo di stato men che mediocre fu un grande Barnum, un incantatore cui non fa meraviglia che solo pochi serpenti abbiano resistito.
Fra questi pochi Berneri è forse, oltre che il giudice più acuto e penetrante, il più leale, anche perchè al di sopra di ogni sospetto.
Nessuno aveva, per rendere giustizia a un intera generazione d’italiani e riconoscere i loro alibi, le carte in regola più di lui, ucciso a tradimento dai totalitaristi rossi mentre combatteva volontario in difesa delle libertà catalane aggredite dai totalitaristi neri. Mi dispiace di conoscerlo solo da morto. E’ uno dei pochissimi professionisti dell’antifascismo, con cui credo mi sarei inteso subito e senz’ombra di equivoci.
Indro Montanelli.
Il parallelo con Berlusconi credo che per diversi aspetti non sia forzato, d’altra parte il fascino del potere è per così dire coinvolgente ed invischiante, che ogni mezzo usato, psicologico o meno, mediatico o semplicemente materiale è certamente nocivo e lesivo delle libertà di ognuno.
Alfredo Mazzucchelli
@stalker condivido ogni tua parola, grazie per la semplicità e la chiarezza.
Il vuoto della morte
Dentro il buio profondo
nessuna luce.
Spento il cielo
neppure una stella.
Non è il firmamento
ma una cupola infernale.
Gli occhi chiusi
dentro le palpebre serrate.
la mia sensazione è che oggi come oggi berlusconi e i suoi possano prendersi il paese senza che nessuno alzi un dito.
me compreso.
Già fatto!
Ma siete cosi arrogantemente sicuri che dentro le palpebre gli occhi siano chiusi? Chi autorizza una persona a decidere per un’altra? Non c’entra Berlusconi, la Chiesa, mammasantissima, Bobbio, Vattimo o chi volete voi. La vostra esageratamente esposta INDIGNAZIONE mi sembra tanto quel famoso vestito che attribuisce dignità all’imbecille.
bravo dinosauro, cantagliene quattro.
1. L’eutanasia con la sentenza per la rimozione del sondino non c’entra nulla anche se la conseguenza sarà la morte. La nostra Costituzione tutela la possibilità di rifiutare una cura medica e in questo non c’è buco legislativo. Forse sarebbe più pietosa un’eutanasia, ma non è prevista in Italia. Io posso rifiutare di farmi amputare una gamba anche se la conseguenza sarà la morte e non è eutanasia che è invece un provocare direttamente la morte. Non confondiamo le due cose.
2. Portare i disabili in piazza è vigliacco perché si entra nel ricatto di cosa debba essere riconosciuta come vita degna di essere vissuta. Questo della vita degna è una questione tanto privata che va giustamente lasciato alla coscienza e libertà di ognuno di decidere e pensare e scegliere, avendo leggi solo per tutelare chi non può decidere. E’ quello della sopportabilità un concetto mutevole e in evoluzione costante, soprattutto nella vita di chi invalido in certi modi anche perversi ha la visione del mondo molto deforamata e realmente deformata.
@ Francesca Matteoni
per piacere non cadere nell’errore di giudicare e avere certezza da fuori su situazioni che delle volte sono diverse da quello che sembrano. Non vi immaginate la violenza che viene inferta a noi diversi dal venir sempre giudicati e definiti secondo criteri normali che non sono più applicabili per noi. Io posso essere truccata e sorridente e scherzare e ridere e avere dolori indicibili e venir operata d’urgenza il giorno dopo e non sai il dolore di dovermi sempre sentir dire che non ho nulla , ché si vede dal viso. Il nostro è un altro universo anche se coabitiamo e vorrei averlo in amichevole coabitazione e non dover sempre spiegare perché a periodi singhiozzo se cammino o giro con le sciarpe di lana d’estate e avere sempre questo sguardo o pietoso o diffidente, comunque di chi crede di capire e non sa ch edlee volte si può vivere e lasciare vivere anche senza farsi un’idea. Ovviamente non penso tu sia violenta o alcunché del genere, ma per me e quelli simili a me sono sguardi violenti e pesanti da reggere tutti i giorni sempre ogni momento.
la religione è per gente che ha paura dell’inferno, la spiritualità è per quelli che ci sono già stati
se non ora, quando?
quando giunge il momento del silenzio, del rispetto e della crescita di una nazione.
quando arriva il momento di smetterla di “usare” e spettacolarizzare tutto, anche la morte.
all’ora di pranzo, su rai tre hanno trasmesso l’intervista al padre di Eluana, un uomo saldo nel suo principio di dolore e rispetto.
Gli sono state poste banali domande circa la possibilità di sofferenza della figlia da una conduttrice tronfia di “pietosa umanità”, ha risposto il sig. Englaro con la sua lucida dignità. Gli è stato chiesto come si sentirà “dopo”, ha risposto che sentirà d’aver liberato sua figlia dalla violenza delle mani altrui sul suo povero corpo.
se non adesso, quando?
Subito dopo, in risposta all’intervista del sig. Englaro, hanno mandato in onda l’ennesimo caso di “risveglio” dal coma, un coma di due anni (non 17!!!) … L’uomo “miracolato” è tornato alla vita, bene: ma quale vita? una vità di continua assistenza, una vita “dipendente” in tutto e per tutto dall’aiuto di un’intera famiglia.
quale dignità, quale vita?
il fratello del “miracolato” a fine trasmissione ha accusato il sig. Englaro di avergli in passato confessato che la figlia non avrebbe mai espresso la volontà di morire….
auguro a quest’uomo di non esser stato prezzolato per tali affermazioni da pettegolezzo di cortile, e di potersi ancora alzare al mattino guardandosi allo specchio, per sentirsi degno d’essere uomo.
se non adesso, quando?
Qualcosa non mi torna.
Come mai qui in Rete siamo tutti d’accordo, mentre fuori le coscienze sono così divise?
Una considerazione a latere sull’immane sfacciataggine di Berlusconi, Ieri ho letto una sua dichiarazione secondo la quale “Eluana poteva ancora partorire”. Qui l’ignominia e la perfidia toccano il loro massimo vertice affiancando un’immagine di gioia e di vita quale quella di un parto all’immagine, invece, di questa donna immobile da 17 anni in un letto, incapace di controllare e organizzare le proprie funzioni vitali figuriamoci di partorire! Quella dichiarazione di Berlusconi mi sembra toccare il vertice supremo della perfidia di chi tenta di sfidare, a parole, con una retorica forbita e appuntita, quello che dovrebbe essere il naturale corso degli eventi. Mi fa anche un pò paura un uomo capace di concepire simili contrappunti, capace di ribaltare la verità – anche di fronte alla morte – con la forza del “positivismo” delle sue dichiarazioni. Altro non so dire rispetto a questa vicenda umana dolorosissima il cui centro è una persona che non può più parlare nè esprimersi in qualsiasi altro modo. A quanto mi è dato di sapere stessa sorte, o quasi, di Eluana è toccato al papà di Tommy, il bambino il cui feroce assassinio è stato al centro delle cronache di qualche tempo fa. Quel padre non ha retto al dolore e vegeta in uno stato di coma profondo. Chissà cosa direbbe Berlusconi di lui magari “può ancora lavorare” oppure “può ancora guidare la macchina”. Quello che però fa più male è la mancanza di una voce civile, penso a Pasolini ad esempio, che si levi a controbattere fortemente queste stupide crudeltà espresse dal Presidente del Consiglio. Certo Scalfari tuona sulla Repubblica e anche Giorgio Bocca, dalle pagine del suo Venerdì, e pochi altri: Curzio Maltese, ….. ma non basta contro i molti e molti sepolcri imbiancati che hanno barattato passione e ideologie per la carriera, disposti a giurare anche che la vita va difesa ad ogni costo, anche quando non è più vita, anche quando non sanno nemmeno loro cos’è la vita.
@ dinosauro
io e non da sola siamo pudicamente e umilmente convinti che Eluana Englaro non voleva questo, ed è l’unica cosa per cui una magistratura può agire ed è un diritto che va difeso anche se io ho convizioni completamente opposte: il diritto a decidere quanto voglio farmi fare o non fare. Non ci sono altre questioni. Credo che il padre e chiunque abbia testimoniato di quella volontà sappia perfettamente i limiti e le incertezze di questo, ma che nonostante questi la volontà di non avere certi trattamenti fosse più forte ed evidente e ancora possa valere qualche cosa. Nessuno discute delle convinzioni sulla vita, nessuno si arroga un tale diritto e vorrei che nessuno legiferasse su questo per scegliere al posto mio.
Io non mi sono mai sentito triste e senza prospettive come in questo periodo. La vicenda di Eluana è stata per me la mazzata finale. Questo paese è governato da cricche tribali di predatori feroci e astuti che sperimentano. Berlusconi, col cosiddetto “strappo” sta sperimentando una nuova forma di populismo, molto avanzato, dove si erge come unico garante della vita, e non esita a mettersi contro tutti, persino contro i sondaggi, per atteggiardi a supereroe. In questo è coraggioso, come ha detto qualcuno, e posiziona l’Italia in un’avanguardia nell’orrore, nell’ipocrisia, nella totale mancanza di pietà e solidarietà, con l’atto finale della delazione da parte dei medici contro la garanzia delle cure per tutti.
Tutto questo è nato sulla pelle e sul dolore di una famiglia, strumentalizzata senza il minimo scrupolo da chi dovrebbe predicare la pietà e la carità. Non c’è più futuro per un paese che sa solo discutere degli incentivi per cambiare la macchina, che è stata già cambiata pochi anni fa. Spero che mia figlia impari bene le lingue e possa così essere libera di andarse da questo paese che sta sprofondando tra le risate e tra gli insulti in un nuovo medioevo.
Ribadisco la mia sconsolata angoscia per la percezione che queste siano voci intrappolate qua dentro.
Fuori prevale il sangue, i visceri e le lame affilate che infilzano un corpo sul quale è stata pronunciata un bestemmia inascoltabile.
Non siamo ad armi pari: ho desiderato fortemente che si trovasse nelle stesse condizioni di quel corpo e che trovasse intorno a se mostri come lui.
Poi mi sono vergonata di me stessa.
Non siamo ad armi pari.
La dignità umana è l’elemento della vita umana.
Rispettare la parole di un padre mi sembra la migliora cosa da fare.
Il senso dell’amore, non di una teoria religiosa senza compassione
con il dolore umano.
La vita non vale che nella coscienza di essere nella vita, nel suo corpo, nel suo cuore. Una vita non ha senso se è solo respiro di una macchina.
Nemmeno vita vegetativa, perché una pianta sente il sole e vede il cielo;
un corpo in una camera steso per l’eternità non ha niente con il mondo, che pensare della nostra barbarie moderna?
Testamento biologico di un paese: L’italia…
La vicenda di Eluana Englaro è di una potenza emotiva che travalica l’umano sentimento. E’ di una potenza politica che travalica lo storico.
……
Perchè l’essere “steso” non è parte della vita? Forse solo stare dritti abilita alla vita. “barbarie moderna” come si collega con quanto sopra? Eluana non delega il suo respiro ad una fredda macchina. Rispetto per il padre, che io non confondo con giusto.
mai e poi mai avrei pensato in vita mia di ritrovarmi nelle parole di un personaggio come andreotti
pazzesco, qui ormai siamo nel teatro dell’assurdo!!
se è una farsa svegliaremi…
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200902articoli/40786girata.asp
@irene, grazie
Come ho già detto altrove, la lente della biopolitica rischia di far dimenticare che il problema è anche un altro. Ammesso pure il principio dell’eutanasia o dell’interruzione di cura in questi casi, c’è il libero consenso della persona da tutelare. Siamo sicuri che la pretesa del signor Englaro di essere l’unico legittimo interprete della volontà della figlia (in assenza di testamento e testimonianze univoche) non configuri l’assoluto potere di vita e di morte del “pater familias”, che lo stato di diritto ha felicemente superato?
Continuiamo ad assistere cmq ad un silenzio tradito, sarebbe bastato titolo, foto e una pagina bianca…
@Lucia Cossu, penso di capire ciò che hai scritto, però non ho capito in quale errore sarei caduta con le mie parole … può darsi che sia stata fraintesa per la mia troppa foga.
Credo che la verità di ogni vita sia privata ed incomunicabile, ma mi stupisce molto come si ricorra alla sensibilità per i disabili in certe situazioni, per poi dimenticarsene quando è più importante – durante la loro vita di ogni giorno. Per me non esiste una normalità, in genere. Esistono, semmai, diversità più evidenti. Sugli sguardi che tu citi a me viene in mente la “pena” che spesso ho letto negli occhi di un normale che guarda un disabile (io non lo sono e naturalmente parlo a mia volta da esterna, sebbene abbia conosciuto certi casi molto da vicino e per molto tempo). Una pena che è assimilabile alla violenza. Ciò che mi auguro da sempre è che si possa guardare l’altro, chiunque sia, senza pregiudizio alcuno. Mi spiace se mi sono espressa male o ho ferito qualcuno.
Per i pistoiesi: domani alle 18.00 c’è una manifestazione davanti alla prefettura. Non mancate!
Mi pare che il bailamme sia stato creato ad arte e si sia perso di vista il punto nodale. Questo punto e’: la signora Eluana Englaro e’ in stato vegetativo, cioe’ il cervello ancora riesce a gestire le funzioni primarie in modo autonomo. E’ a tutti gli effetti un essere vivo, non morto. Il punto politico, dunque, e’ ben posto, perche’ staccarle la spina -senza il suo deliberato assenso (per altro inottenibile)- e’ omicidio.
Tutto il resto, la diatriba di poteri, e’ non interessante; se voi come sito prendete una posizione politica come quella che state prendendo, io non verro’ piu’ a leggere ne’ a commentare questo sito perche’ non sono interessato a questa diatriba di poteri (inesistente: nel privato, ognuno fa quello che gli pare e le parole su carta sono lettera morta, quella si’ morta) e non sono complice di un omicidio. Questo si aggiunge alla recente nuova diatriba (di poteri anche quella e di gioiosa rivoluzione da comodino) sul condannato per omicidio plurimo Cesare Battisti.
non ho capito due cose:
– perché, Cornacchia, “la diatriba di poteri, è non interessante”?
– perché la lettera di Evelina Santangelo e sottoscritta da tutta Nazione Indiana finisce con i puntini di sospensione “…”?
invece due cose mi sembra d’averle capite (ma forse m’illudo):
– che Berlusconi s’è candidato, implicitamente, non solo alla presidenza della Repubblica, ma anche a diventare il “serbatoio centrale dello sperma” (come Gadda chiamava Mussolini), ossia ha proposto una ben precisa soluzione alla crescita zero e all’imbastardimento della stirpe: unirsi carnalmente in prima persona con tutte le belle donne italiane in coma ma ancora capaci di procreare, donando così al paese una schiera di figli, in nome della vita.
– che Roma è completamente tappezzata di manifesti sul giorno della memoria delle Foibe.
Gentile Walter,
credo che tu sia uno dei pochi cattolici con cui sia possibile dibattere civilmente in questi giorni e perciò ti prego di considerare che le tue pur argute obiezioni relative alla legittimità del signor Englaro come unico esecutore delle volontà della figlia siano state oggetto di una serie di sentenze di tutti i gradi possibili della magistratura italiana, la quale esaminato il caso ha dato risposta affermativa alle sue istanze. Questo spiega anche perchè non si possa parlare di diritto di vita o di morte del padre. Tra l’altro è poi esecrabile che il governo e i suoi ispiratori vaticani abbiano deciso di presentare un decreto legge nei giorni immediatamente successivi alle sospensione delle cure con una scelta di drammatizzazione del tutto funzionale al cinico disegno di far passare una legge che nella sostanza non consenta quel testamento biologico che ci consentirebbe di uscire da questi laceranti dilemmi, quando avrebbero avuto tutto il tempo, se la volontà era quella di ‘salvare’ Eluana, in precedenza visto che le sentenze erano state emanate da mesi.
Giorgio Mascitelli
Vi segnalo questo intervento di Giulio Mozzi.
http://vibrisse.wordpress.com/2009/02/08/il-diverso-valore-di-uneluana-viva-e-di-uneluana-morta/
(che è cattolico)
Grazie Giorgio. Come hai visto, comunque, ho posto la questione in chiave dubitativa. Quel che non riesco più a capire sono le crociate dei cattolici veri o presunti, ma anche dei redattori di Nazione Indiana, che sembrano fulminati dalla indubitabile rivelazione di un Dio tutto loro. Possibile che su cose come questa si debbano sempre e solo aprire arruolamenti?
Evelina Santangelo scrive: “Abbiamo assistito alla spregiudicatezza con cui la Chiesa e i suoi prelati hanno violato la sacralità stessa della Parola (il verbo) mistificando la verità, ricorrendo a menzognere argomentazioni cliniche (come la presunta sofferenza della morte per disidratazione o la presunta «morte di fame e sete»)”.
Qualcuno sa dirmi dove posso trovare una spiegazione del perché queste “argomentazioni cliniche” sarebbero “menzognere”? Santangelo intende dire, mi pare, che è falso sostenere che Eluana Englaro “soffrirà” a causa della “morte per disidratazione”: è possibile provare che Eluana Englaro non soffrirà? Esistono “argomentazioni cliniche” veritiere in proposito? (Io, personalmente, ho sentito e letto, a questo proposito, tutto e il contrario di tutto).
E se, mettiamo, si potesse provare che Eluana Englaro soffrirà, o si concludesse che non si può sapere se soffrirà o no: queste “argomentazioni cliniche” diventerebbero allora importanti? Lo chiedo perché il ragionamento di Santangelo sembra sottintendere che, se queste benedette – in senso proprio – “argomentazioni cliniche” fossero non “menzognere” ma veritiere, allora diventerebbero importanti. Cioè: Santangelo stigmatizza quelle argomentazioni per la loro cattiva qualità, ma non dice nulla sulla loro pertinenza.
Analogamente, mi pare che Santangelo intenda dire che Eluana Englaro non morirà per “fame e sete”. Di che cosa morirà, dunque? Qualcuno le darà una botta in testa?
Caro Giulio Mozzi,
intanto non è assolutamente vero che si è sentito tutto e il contrario di tutto. Per quel che mi riguarda, fino ad ora, l’unica parola attendibile è quella della scienza. Mi dà sollievo e mi fa piacere il fatto che qualcuno abbia certezze diverse, né mi sognerei mai di infrangere nemmeno i più improbabili sogni, perché non credo sia mio diritto… Dunque, figuriamoci se oserei convincere altri ad abbandonare le loro certezze.
Non posso assolutamente accettare però che le certezze di alcuni non solo debbano diventare le certezze di tutti, ma debbano essere imposte a tutti (nei modi e nei termini osceni cui stiamo assistendo) sulla base di un’infallibilità che, fino a prova contraria, è una «prerogativa» della Chiesa, non certo del mondo scientifico che, proprio perché non crede nella propria infallibilità, non cessa mai di interrogarsi.
Quel che poi misembra ancora più osceno, in tutta questa vicenda, è che non si retroceda neanche di un passo dinanzi a quella cosa, oserei dire, sacra e inviolabile che è la morte di una persona, sia per chi se ne va (questa figlia) sia per chi resta (questo padre e questa madre…).
Di tutto il corollario di abusi evidenti all’idea stessa di diritto e alla nostra unica certezza giuridica, cioè la carta costituzionale, ho già detto. Né credo sia opportuno, a questo punto, scrivere oltre.
Mi stupisce solo che tu abbia isolato un passaggio della mia riflessione per difendere non so bene cosa…
Evelina
Avete sentito Stefano Rodotà in questi giorni?
Voce competente in termini giuridici e in termini di diritti civili, sostiene con toni fermi, incisivi, appassionati la difesa senza se e senza ma della Costituzione, e condanna nello stesso modo i tentativi maldestri e pericolossissimi di attacco alla Carta.
Stamattina era particolarmente caustico e ha dipinto qualsi intermini eroici la figura di padre Englaro proprio per la determinazione e la convinzione di condurre una battaglia civile all’interno della legalità.
Questo contrasta per esempio con le argomentazioni di Formigoni che sostiene invece che la motivazione di tale scelta sarebbe la stanchezza e la negligenza nell’occuparsi per 17 anni di un peso come un parente non autonomo.
Forse Formigoni non si rende conto di quanto più impegnativo, snervante, massacrante sia prendersi l’impegno di autoderminare la propria volontà e la propria coscienza quando questo viene fatto come una battaglia contro tutto il bigottismo, l’arretratezza, la monomaniacalità persecutoria dell’integralismo cattolico di cui egli è solo una minima rappresentanza.
HRazie sign. Englaro, cmq vada a finire Lei ci ha dato una lezione di determinatezza e impegno che forse pochi di noi avrebbero avuto il coraggio e la coerenza di condurre.
Invito a leggere il fondo di Panebianco sul Corriere di oggi. La militarizzazione delle coscienze cui si assiste da una parte e dall’altra ha due vittime sicure: la privatezza che certe scelte dovrebbero esigere (proprio per essere circondate dal rispetto di tutti) e lo stato di diritto.
Il motivo per cui sono scattata con tanta foga di fronte al commento di Francesca Matteoni ( alla quale voglio dire che capisco la assoluta buonafede e mancanza di intenzione di essere anche solo minimamente violenta o meno che rispettosa e che ringrazio della precisazione) è non solo nella mia privata situazione (che forse rende meno chiare delle volte intenzioni per la mia di foga questa volta) ma soprattutto nelle due idee di vita che da molti commenti e molti articoli e strumentalizzazioni di situazioni difficili o disagiate si vuole difendere. Vi proporrei di riflettere sul fatto che riguardo Eluana Englaro è la sua idea di vita e il diritto ad averla che dobbiamo difendere e che anche non condivisa il rispetto e la Costituzione vogliono la si accolga. Sono scattata perché si pensa di giudicare secondo criteri “quotidiani” anche situazioni meno limite ma che nella loro natura intrinseca sono perennemente “extraquotidiane”, che questo venga fatto percepire o meno. Non mi ricordo chi disse che Pistorius quando si allena smette non per stanchezza o pigrizia ma perché la pelle a contatto delle protesi sanguina. Ora non so quanto sia pesante o leggera o soddisfacente la vita di Pistorius, poi è anche una vita come quella di tutti, ma ho imparato a non dire mai vedendo qualcuno in piazza o in ospedale se è una vita degna o più facile o difficile, semplicemente non lo so e anche posso non capirlo. Per me sono ora vitali cose futilissime e credo crollerei di fronte a cose per altri ininfluenti. Quando si dice che la vita di Eluana così non è vita bisogna pensare che per lei non lo è (secondo la volontà che la magistratura ha accertato) mentre per qualcun altro lo è e non vuole averla rescissa. Senza volerlo state violentando quelli che invece trovano ancora vita dove voi non la trovate. Bisogna pensare a tutti quelli che hanno un altro metro e devono poterlo applicare a se stessi e che nessuno si ritenga in diritto di scegliere o anche solo pensare per loro. In certe situazioni non sono più criteri comprensibili a tutti e credo che il passo indietro di accettare anche senza capire sia vero segno di rispetto. A me il dolore mi inquina la vita, ma la non lucidità se prendessi la morfina mi farebbe sentire morta e allora scelgo per me. Mi uccide chi mi dice che allora non deve essere un gran dolore, giusto perché non capisce come io possa vivere così. Forse domani sarà diverso, ma devo avere il diritto di scegliere. La medicina parla per statistiche e quando è bene utilizzata indietreggia di fronte alle indispensabili necessità intime di un essere perché sa quanta vita e morte mescolate possono coesistere e devono avere la libertà di trovare la loro strada.
Poi per chi pensa che il pensiero del padre possa essere sbagliato, pensi alla responsabilità che questo uomo si prende di interpretare al meglio parole e pensieri della figlia invece che comodamente non scegliere (che è sempre una scelta). Pensate al dolore immenso e l’amore che ci vuole per non averla abbandonata in una struttura e sottoporsi a tutto ciò.
Evelina, mi sembra che la tua risposta non abbia nessuna relazione con il mio intervento.
Se non nella prima frase, quando scrivi: “Non è assolutamente vero che si è sentito tutto e il contrario di tutto”. Raccolto un campione al volo. Leggi qui:
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_04/eluana_sofferenza_bazzi_1ab5e560-f28b-11dd-8878-00144f02aabc.shtml
E qui:
http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Salute/Zoom/info916694557.html
Può darsi che la mia formula (“ho sentito e letto, a questo proposito, tutto e il contrario di tutto”) sia stata troppo sbrigativa, ma mi pare che alla domanda – se Eluana soffrirà o non soffrirà – dai medici non venga una risposta univoca.
Valter, io credo con tutta la mia forza che farsi la guerra fra guelfi e ghibellini sia la stronzata più grossa che oggi si possa fare. Qui occorrerebbe fare fronte comune fra chi desidera che sia garantito uno stato di diritto entro il quale ciascuno possa vivere secondo le proprie convinzioni. E credo che sulla base di una civiltà condivisa (ho in mente l’articolo di Vito Mancuso sulla religio civile che manca all’Italia e pure i suoi interventi sul caso Englaro sia sulla stampa sia all’Infedele), sia giunto il momento di aggiungere al grido di dolore di Evelina un altro.
Se non ora, quando volete voi cattolici variegati difendere quello che per voi significa la fede in Cristo, il vostro modo di interpretarla, le molte cose che fate – laici e pure preti – per consentire a questo paese di restare un po’ più umano e decente? Non sentite l’urgenza di dirlo chiaro e forte che non vi riconoscete nel disegno reazionario plumbeo che vi sta piovendo addosso dagli alti vertici della vostra chiesa? E che non vi riconoscete nelle alleanze fatte cinicamente con puttanieri, adulteri, grassi e gongolanti mercanti fuori dal tempio?
Non è una provocazione, è solo quel che sento: perché credo che di tutto questo sarà quella che credo essere la maggioranza dei cattolici che ne farà pesantemente le spese.
E aggiungo: io non credo che ci sia un modo giusto per affrontare certe scelte tragiche. Tragiche nel senso pieno. E credo che sia altrettanto doloroso voler o dover accudire il corpo inerte tenuto di un essere amato tenuto in vita dalla medicina che voler o dover farlo spegnere. Non me la sento nemmeno di giudicare umanamente chi cerca scorciatioie e non se la sente di affrontare calvari simili a Beppino Englaro. Persino chi trova un modo per praticare l’eutanasia. (Con questo non intendo incitare a commettere un reato assimilabile all’omicidio, finché non ci sia una legge. E credo che la legge – così come avvenne per l’aborto- ci dovrebbe essere proprio per questo. Perché non accada comunque, nell’iillegalità, fuori da ogni controllo.
Helena, io credo che, anzichè dissociarsi dalla teologia vaticana (che finchè resta tale ha tutto il diritto di esprimere le proprie convinzioni), i cattolici debbano chiedere con tutta la forza ai vertici della Chiesa di non lasciarsi irretire dalle sirene della politica. Però i politici sono presenti in parlamento in quanto eletti e, di solito, quando sono cattolici, sono eletti da elettori cattolici. Non si possono separare coscienza morale e coscienza politica, ma lo stato di diritto nasce per garantire una condizione universale, non particolare. E, comunque, io non credo che si possa mai sindacare su situazioni come quella degli Englaro, davanti alla quale nessuno se non chi vive quel dramma può avere responsabilità di decidere. Il che però, attenzione, significa anche che il diritto alla vita o alla morte non può essere sancito dalla legge. E’ lo stesso motivo per cui credo che l’aborto debba continuare a essere considerato non-punibile, non trasformarsi in un diritto. Forse qui la legislazione potrebbe muoversi nello stesso modo.
“Tutto il resto è silenzio”. Speriamo…
@ Valter
Le tue parole ultime sono simili a quelle che il liberal (e, suppongo, protestante) Dawkins pronuncerebbe oggi (lo deduco da quello che ha più volte detto sul diritto d’aborto): l’unico soggetto responsabile della decisione ultima deve essere tutelato da una giurisprudenza che lo lascia libero di scegliere (e non vincolato da un imperativo di Stato), laddove il compito della Stato non può che essere quello, solo, di proteggere da ingerenze esterne la sua libertà di scelta, che compete a lui, il soggetto che vive in maniera irripetibile e non emulabile da alcuno il dramma in atto.
In un proliferare ed agitarsi di grandi, piccoli e microbici sciacallaggi, questa minuscola scintilla di ragionevolezza dà speranza a chi crede in un uso mite della ragione.