Il Tipo Peggiore In Assoluto


di Giuseppe Zucco

Potrei dirti che Il Tipo Peggiore In Assoluto lo trovi in libreria. Potrei anche sostenere che Il Tipo Peggiore In Assoluto ce l’hai di fronte, dentro l’involucro liscio, muscoloso, ben rasato del Qui Presente. Potrei anche avanzare, senza lasciarmi prendere da alcuno scrupolo, di essere io Il Tipo Peggiore In Assoluto che potresti trovare acquattato, pronto a qualsiasi cosa, dietro le gigantesche pile promozionali dei libri appena pubblicati. Ma questo non cambierebbe le cose.
Quello che voglio dirti, senza minimamente intaccare il tuo status di donna occidentale perfettamente senziente, non è affatto il solito pesantissimo sermone del fratello (maggiore) che illustra alla sorella (mezzana) le insidie e/o i pericoli che gravitano intorno alla giovanissima vita di una donna occidentale priva di qualsiasi esperienza nei confronti del sesso opposto. Quello che sto cercando di dirti, anche se sono del tutto consapevole che la tua verginità è un’ipotesi di scuola, e che il tuo cellulare è costantemente solcato da voci post-puberali che ti invitano con doppi e triplici fini ad uscire fuori per un giro sullo scooter, quello che voglio precisamente dirti è di prestare assoluta attenzione a tutte le persone che incontrerai in libreria e che lì ti rivolgeranno parola.
Se c’è una cosa che il Qui Presente non sottovaluta è che tu sei un bocconcino. Ed il Qui Presente, nelle vesti di Fratello Maggiore, deve assolutamente evidenziare il fatto che i bocconcini sono una merce richiestissima sul mercato. Il Qui Presente, nei panni del Fratello Maggiore, ma soprattutto del Maschio Occidentale Globalizzato, sa benissimo quali visioni e perversità si avverano nelle teste maschili nel momento in cui individuano il bocconcino nell’infinito e variegato paesaggio umano che collassa sulla superficie del loro sistema visivo. Non ci crederai, ma è dallo stesso ramo che discendono gli uomini occidentali globalizzati, e anche se vorrai espormi il tuo punto di vista molto progressista sulla faccenda, chiosando che è un errore ricondurre tutto alla stessa specie, rammenta almeno quando sarà il momento che prima ancora di rivolgerti la parola, il maschio medio, solo intravedendoti tra la folla, ha già compiuto quattordici volte lo spelling del termine cunnilingus. C-u-n-n-i-l-i-n-g-u-s. E certo succederà.
Potrebbe tranquillamente capitare che un giorno, per caso, alzando impercettibilmente lo sguardo su qualcosa che risucchia inconsciamente la tua attenzione, tu intercetti nel variegato paesaggio umano lo sguardo di colui che ti inquadra in quanto bocconcino. E se succederà, e proverai orrore, non farlo. Cioè, non pensarci nemmeno, anche se l’entrata molto illuminata sulla tua destra potrebbe sembrarti l’unica via di fuga. Non mettere assolutamente piede in quella libreria. Sarebbe disperatamente peggio. Usando senza alcuna supponenza da Fratello Maggiore la figura retorica che i linguisti chiamano allusione, finiresti dalla padella alla brace. Perché lì, finalmente, sentendoti al sicuro, con le guance rosse per l’agitazione, allentando la sciarpa per sottrarti al calore, finiresti per girare, guardarti intorno, sfogliare i titoli, leggere le quarte di copertina, notare la riedizione con nuova introduzione di un classico fondamentale, misurare il successo degli scrittori dallo stagliarsi delle pile promozionali, imbatterti ne Il Tipo Peggiore In Assoluto appoggiato casualmente, mentre sfoglia un libro, alla pila di volumi che proprio in quel momento stai considerando.
Se il Qui Presente può esprimere un consiglio: dissolviti all’istante. Alza i tacchi, riga via, sparisci. Esaspera la definizione e le conseguenze del sostantivo femminile assenza. Non pensare neanche che quell’uomo appoggiato alla pila, con il libro in mano, calato dentro i jeans blu sdruciti, il maglioncino a righe scure, la giacca di velluto marrone, le converse colorate dalla punta consumata, sia innocuo.
Il fatto che non ti stia guardando in quanto bocconcino non deve trarti in inganno. Quella è strategia. È l’inizio. È il punto da cui svilupperà le spire della seduzione e le trame del desiderio.
So che non mi credi, so che in quanto donna indipendente occidentale sei completamente certa delle tue possibilità di sventare sul nascere qualsiasi richiamo alla tua emotività profonda, talmente sepolta che neanche tu sai bene dove sia nascosta, come sia possibile attivarla, ma ti prego di prendere le mie parole per buone. Anche se non ti svelerò mai come ho appreso queste cose, nonostante tu abbia ormai afferrato che il Qui Presente, in un punto imprecisato della sua giovinezza, mentre a casa appariva il Fratello Maggiore amorevole, pieno di attenzioni, compito ed educato, un piccolo esempio di quell’avanguardia tra gli esseri umani spinta sulla traiettoria del prossimo, fuori era uno stronzo terrificante, Il Tipo Peggiore In Assoluto da incontrare in libreria per una ragazzina alle prime armi come te – anche se capisco bene quanto tu sia sgamata in tema di relazioni e/o del crepitio elettrico tra i corpi.
Ma ricorda che Il Tipo Peggiore In Assoluto è solo l’evoluzione aggiornata del Maschio Occidentale Globalizzato. La versione 2.0. Nonostante simuli di non averti notato, sebbene sia appoggiato alla pila promozionale con gli occhi incollati alla pagina del libro che finge di leggere, ha già fiutato te in quanto bocconcino, ha già prefigurato nella sua mente l’infinita gamma delle posizioni con le quali combinarsi con te, sciogliersi dentro di te, raggiungere il punto rovente del tuo essere donna occidentale emancipata dentro le più complesse ed incasinate questioni del post-capitalismo avanzato che ci circonda, per poi abbandonarti al tuo destino senza pensarci troppo, mentre sei tutta arrossata, ed i capelli non hanno forma, ed il tuo corpo ancora vibra e scintilla, come se ci fosse un’aurea intorno a te, una piccola folgore che ti ricopre.
Ed a quel punto non potrai crederci. Non vorrai credere, con gli angoli delle labbra rivolti verso il basso, la pelle tutta livida e tirata, che Il Tipo Peggiore In Assoluto ti abbia abbordata in libreria facendoti credere che tu sia finita tra i suoi piedi, che il caso abbia unito le uniche due persone al mondo capaci di scrutare dentro le profondità metafisiche di Kafka, la desolazione universale di Celine, il furore sconcertato di Steinbeck, le innumerevoli sale della biblioteca di Borges, la carnalità sublimata di Nabokov, l’horror della vita quotidiana di Carver.
Tra le pieghe delle lenzuola, ancora tutta rossa ed elettrizzata, mentre Il Tipo Peggiore In Assoluto sistemerà davanti allo specchio la giacca di velluto marrone sulle righe scure del maglioncino, comprenderai in che modo l’uomo che sta per uscire dalla stanza abbia fatto della letteratura un amo a cui abboccare. La cosa che squalifica Il Tipo Peggiore In Assoluto dal genere umano è proprio quella, la stessa cosa che il Qui Presente, in qualità di ex Tipo Peggiore In Assoluto, ancora oggi non si perdona. Avere reso la letteratura così reale, talmente affilata e potente, da produrre effetti concreti nella vita quotidiana.
Non so se mi spiego, sorellina, ma gli scrittori darebbero entrambe le braccia perché questo si avveri. Scrivono tutta la vita sperando di rivoltare il mondo dalle fondamenta e spingere in avanti la percezione delle cose, e poi tutto si concretizza nelle strategie tentacolari del Tipo Peggiore In Assoluto.
Come credi che la prenderebbero se solo lo sapessero?
E come credi che la prenderesti tu, lì in mezzo alle lenzuola, con gli occhi sgranati, la pelle contratta dal dolore, mentre Il Tipo Peggiore In Assoluto esce dalla stanza abbandonandoti a letto senza neanche un saluto, dopo che tutti i suoi discorsi sulla letteratura e sulla teoria letteraria, davanti alla pila promozionale di libri, avevano fatto presa su di te, ti avevano aperto una breccia dentro, legandoti all’istante al destino di quel uomo con le converse colorate? Tu che, nonostante la giovane età e la precocissima conoscenza del crepitio elettrico tra i corpi, sai tutto in fatto di letteratura e sei completamente certa che la letteratura trasformi le persone?
Come la prenderesti sapendo che la persona infilata nel maglioncino a righe scure, con una conoscenza invidiabile ed enciclopedica della letteratura mondiale, ha attraversato le stesse pagine che hai percorso tu – le immense distese circoscritte di Shakespeare, Pasolini, De Lillo, Poe, Foster Wallace, McCarthy – non solo senza cambiare per nulla, ma, cosa più grave ancora, piegando a suo vantaggio quelle parole per renderle vere e reali e arrivare fino a te, al tesoro emotivo che racchiudi in fondo alle pieghe della carne?
Come la prenderesti ?
Come pensi che reagiresti?
Ricercheresti conforto sulla spalla del Qui Presente sussurrandogli tra le lacrime che aveva maledettamente ragione?
Infileresti infuriata le porte di milioni di librerie con il desiderio omicida di trovare Il Tipo Peggiore In Assoluto appoggiato alla pila promozionale mentre finge di leggere? Trovarlo per scagliargli addosso un pesantissimo tomo in copertina rigida dagli spigoli appuntiti? Ironizzare sulla posizione de Il Tipo Peggiore In Assoluto, steso a terra, con un taglio dolorosamente sanguinante sulla guancia? Stare lì, con gli occhi in fuori di donna occidentale emancipata, sostenendo di fronte ai clienti allibiti che fanno da cornice intorno a te e a Il Tipo Peggiore In Assoluto che la letteratura è proprio questo, una materia solidissima che non si può eludere?
Oppure, sola e arrossata, in mezzo al letto appena abbandonato da Il Tipo Peggiore In Assoluto, con una piccola folgore che ti ricopre, ringrazierai un’improbabile divinità per non avere dato ascolto alle parole del Qui Presente, per essere andata in fondo a questa faccenda, scoprendo che la letteratura s’incarna ovunque, in te che hai letto di tutto e per questo desideri una società migliore, il migliore dei mondi possibili, e ne Il Tipo Peggiore In Assoluto, che in realtà, anche solo per scopare, deve prima leggere quantità inesauribili di pagine, passare attraverso la cruna dei libri di Saramago, Joyce, Proust, Melville, Conrad, Calvino, saperne davvero di filologia, teorie della traduzione e semiotica del testo, illudendosi che tutto quello che sa non lo riguardi, senza capire che anche per pochi istanti, tra le parole seducenti che annodano intorno a sé giovani occidentali emancipate, si prefigura il mondo che verrà, il mondo che la letteratura dischiude?
Ed a quel punto, sorellina, torneresti dallo stronzo terrificante del Fratello Maggiore Qui Presente senza guardarlo nel modo in cui lo guardi adesso?
E avrai occhi e mani e parole per salutarlo ancora?

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12 Commenti

  1. Peppe, mi mancava proprio leggere qualcosa di tuo!
    …quel plaisir, disattendere – puntualmente – i consigli migliori ;)
    Un abbraccio

  2. Due sole cose.

    1. Io non porto jens blu sdruciti né maglioncini a righe scure.
    La giacca di velluto marrone, invece, quando entro in
    libreria me la tolgo, perché, in libreria, ci lavoro.

    2. Non sapevo che quella fosse tua sorella.

    E poi, Morgillo che sbaglia sempre, almeno questa volta
    ci ha azzeccato: non solo non caca te, ma non ha cacato
    nemmeno me.

    Per quanto riguarda questo bel racconto – che io non mi sono mai sognato di scrivere, anche se sono trentacinque anni che vivo in libreria – non solo è realistico, ma è anche vero.

  3. E’ un racconto simpatico e ben scritto… Peccato sempre il tanto moralismo. Sarebbe così bello un mondo dove due si piacciono e si amano a prima vista, anche solo per un giorno!
    Perché una ragazza ci resta male se il “lui” di turno, conosciuto vuoi in libreria vuoi in discoteca, la seduce e la abbandona? Ma perché quello che pulsa malamente sotto le sue emozioni e i suoi jeans è il mito del principe azzurro, che confligge tristemente col mito della scopata non impegnativa dall’altra parte. Due visioni perdenti! Ve lo dice una poveretta luminosamente rimasta indietro, a mangiare papaye insieme a Maria Bethania sulle spiagge di Bahia. Là sì che ci amavamo tutti senza delusioni e senza lingotti di piombo appesi ovunque. Un’età dell’oro in settima eccedente che non tornerà mai più.
    Baci e buon proseguimento di feste.

  4. madonna che pesantezza. per un po d’amore, se vuoi confuso, ma sempre amore. e che sarà mai. io non ho sorelle, ma una figlia si, piccola ancora, ma francamente, le auguro di essere sgamata e di scegliere da sola, sia letteratura che ill lui o la lei da confusamente amare. non sarà invece, che chi scrive, (io per diletto) ed ama la letteratura, ha problemi ad amare e ne porta il peso facendo a botte con il proprio bisogno di amore e cunnilingus che non riesce a soddisfare ne con la letteratura ne con la amata di turno?. Non ne farei poi un fatto di età. Non ho mai avuto partner al di sotto dei 40 anni e non mi sembra che le cose cambino molto in materia di relazioni. Il sesso è e resta un tabù, liberato nell’immaginario, magari, ma per niente libero e consapevole nella realtà. Per gli uomini poi è più che un tabù. Mi è capitato di essere sedotto ed abbandonato e di soffrire come un animale, nessuno se ne preoccupa però ne sublima letterariamente il dolore che si prova. Mi dovrei accontentare di qualche mese di scopate, meglio di niente tutto sommato? La lei aveva sottovalutato il suo bisogno di sicurezza, lo sfoggio (che tale non era) di cultura letteraria e la supposta profondità di pensiero che se ne presuppone, ne aveva ingigantito l’ego, salvo accorgersi che dietro uno scrittore (anche se dilettante) c’è sempre un bambino, un ragazzino, un masticatore di parole, che parole da ma parole prende alla lettera. Uno che alle parole crede. Troppo.
    Poi d’improvviso la reaItà piomba tra capo e collo e fa svanire l’amore e tu resti li, con le tue pagine scritte, con l’anima sulla carta e basta. Di tutto il sesso che ti resta? nulla come delle parole, delle emozioni. ma in quanto uomo, occidentale, dominatore, dovrei accontentarmi, non piangerne, pagare il prezzo della nemesi?. Palle. Palle. Palle. Perchè, se io ti do parole, sogni, e tra una cosa e l’altra pezzi del mio corpo che di quelli sono pure impastati e ne ricevo in cambio altrettanto, poi sono io a dover portare il peso e l’infamia della seduzione, in quanto uomo ? Ho scritto lettere, mail e sms e ho fatto molto di più che descrivermi, vendermi, mi sono raccontato, narrato. Sarebbe ora che si imparasse a leggere.

  5. Raccontino simpatico (al di là del moralismo di fondo, di cui ha detto bene la Bocconi).
    L’unico appunto è che lo trovo più adatto a Urania che alla pagine di NI.
    Come definire, infatti, se non Fantascienza un testo di fantasia che immagina un mondo dove gli esperti di letteratura (e addirittura di Teoria Letteraria! OMG) si sbombano facile dei “bocconcini”? In cui cui esistono ancora delle fanciulle in fiore virginalmente ingenue, brave solo a farsi sedurre dall’avventuriero di turno? Non è tutto ciò (la ragazza ingenuotta che si fa sedurre dal tipo all’apparenza buono e intelligente ma che punta solo alla sua virtù, pronto ad andarsene a coito avvenuto, senza neanche farsi una doccia?) terribilmente romanzesco? segno forse che dell’illusione romanzesca ne è prima e unica vittima l’autore del pezzo, piuttosto che la soreta sua, il bocconcino (di cui a questo punto vorremmo almeno una foto).
    Nel mondo in cui abito io, purtroppo, Teoria letteria, libri, narrativa postmoderna, sono tutta roba facilmente rubricabile alla voce “Scacciafiga”; gli esperti di letteratura si prendono dei master in “Storia, Teoria e Tecnica della Masturbazione” e alla fine, se va bene, convolano a nozze – e relativi stanchi coiti – con la collega filologa, occhialuta e sovrappeso.
    Alla peggio, per sublimare la frustrazione, scrivono romanzi.

  6. Voi lettrati vi innamorate della letteratura per scoparvi le signorine.
    Fra il mio amico Beppe che dice alle belle ragazze “Ciao bella figa, non sai cosa ti farei..” e voi allora c’è differenza solo nei modi?

    A pensarci bene una differenza c’è, Beppe dice così, ma poi è anche capace di amare veramente,non finge. Non sa fingere perchè non legge.
    si concede si da per come è…voi forse non siete buoni nemmeno a far questo.

  7. Fratello maggiore, insegnale che prima di andare a letto con una persona bisogna conoscersi un po’ meglio.

  8. lo spero bene che quegli uomini che vagano per le librerie, con il libro in mano, calati dentro i jeans blu sdruciti, il maglioncino a righe scure, la giacca di velluto marrone, le converse colorate dalla punta consumata, non siano innoqui, sennò a noi povere donne chi ci rimarrebbe?

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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