“Dear Peaches, dear Pie”. La corrispondenza privata tra Carlos e Veronica Kleiber

di Roberto Lana

Nel mondo della direzione d’orchestra, costellato di personalità egocentriche, tiranniche e necessariamente dotate di una grande capacità comunicativa, vi è una figura inafferrabile, riservata e – tranne per le sue apparizioni pubbliche sul podio – invisibile (ha rilasciato una sola intervista nel 1960), ma riconosciuta come il migliore direttore di sempre (1): Carlos Kleiber.

Tra il 2015 e il 2017 ho avuto l’immeritato privilegio di conoscere e frequentare la testimone più vicina e appassionata della carriera, ma soprattutto dell’uomo Carlos Kleiber: la sorella Veronica, ospite presso la Casa di riposo per musicisti di Milano, fondata da Giuseppe Verdi.

Chi era Veronica Kleiber

Veronica Kleiber nasce il 28 marzo 1928 a Berlino, nel 1939 si trasferisce in Argentina con la madre e il fratello, il padre Erich che aveva lasciato la Germania in opposizione al regime nazista. Si lega al fisico italiano Andrea Levialdi, docente di fisica all’università di Messina e Parma. Nel 1968 la coppia si reca a Cuba, dove il fisico era stato invitato a un seminario, ma dopo pochi giorni, Levialdi muore per le complicazioni di un tumore ai polmoni. Veronica torna a vivere in Argentina dove inizia a frequentare i gruppi rivoluzionari, diventa amica della sorella di Che Guevara e collabora alla rivoluzione. Minacciata di morte, nel 1975 decide di rientrare in Italia, diviene segretaria personale di Claudio Abbado e – grazie alla sua profonda conoscenza di cinque lingue – lavora come traduttrice presso la casa editrice Adelphi.

Il lascito della sua corrispondenza con Carlos Kleiber

Donna di grande intelligenza, generosità e ironia, sempre attenta alla vita politica e sociale, finanzia generosamente associazioni umanitarie. Tra i suoi amici più cari possiamo trovare Claudio Abbado, Maurizio Pollini, Riccardo Muti, Nuria Schoenberg, figlia di Arnold e moglie di Luigi Nono. Muore il 6 aprile 2017 in seguito a un ictus cerebrale.

Nel corso di uno dei nostri incontri, Veronica mi ha consegnato l’intera corrispondenza con il fratello, dal 1948 al 2003 (2). Tutti i documenti sono stati accuratamente scansionati, datati e restituiti a Veronica. Il carteggio è stato lasciato in eredità ai nipoti Marko e Lillian, figli di Carlos. Il contenuto della corrispondenza, in alcuni casi, è personale e di carattere economico, e non riveste alcun interesse dal punto di vista musicale, né aggiunge dati utili alla comprensione delle scelte musicali del maestro.

Veronica Kleiber e Bruno Monsaingeon presso Casa Verdi a Milano

Un lessico famigliare

Una curiosità: quasi tutte le lettere spedite da Carlos alla sorella Veronica iniziano con la formula “Dear Peaches” e sono firmate con il nome “Pie” con una serie di divertenti variazioni. Questi due nomignoli, un vero e proprio esempio di lessico famigliare di cui i due fratelli sono gli ultimi custodi, letti insieme costituiscono una dolcissima “torta di pesche”.

Un altro esempio di linguaggio privato è il modo intimo e costante con cui Carlos indica i genitori: Erich, il grande direttore d’orchestra, il padre severo, verrà sempre chiamato Papito, Ruth, la mamma, semplicemente Mother.

La prevalenza della lingua inglese

Il carteggio, generalmente, è redatto in lingua inglese. Tale scelta è di per sé abbastanza originale: i due fratelli sono entrambi nati in Germania (lo stesso Carlos viene battezzato Karl Ludwig e cambierà il nome proprio in Carlos durante il soggiorno in Argentina) e la loro lingua madre è senza alcun dubbio il tedesco; solo due lettere, una del 1950 e una del 1953 sono redatte nella lingua di Goethe.

Per quanto riguarda il resto della corrispondenza, in ogni pagina è possibile trovare un mosaico di lingue e di giochi di parole fuori dal comune. Carlos, come la sorella, conosce numerose lingue e passa con estrema facilità da una all’altra, quasi senza soluzione di continuità, talvolta per rendere più immediato il concetto, oppure per non tradire l’unità tra forma e sostanza, ad esempio nella citazione di brani d’opera.

Carlos scrive frequentemente a macchina, con frequenti aggiunte a mano, interlinea o ai margini del foglio. La sua grafia non è sempre di facile lettura, ma nel complesso abbastanza regolare.

Il rapporto tra Carlos e Veronica è sempre stato intenso e votato alla più profonda schiettezza. È impressionante notare come la corrispondenza tra i due fratelli non subisca interruzioni dal 1948 (quando Carlos viene mandato dal padre a studiare chimica al Politecnico di Zurigo) fino all’aprile del 2003, a poco più di un anno prima della morte del maestro, avvenuta il 13 luglio 2004.

I genitori

Il contenuto delle lettere è spesso privato e, come è ovvio che sia, riguarda argomenti familiari che non è interessante né opportuno indicare. Tuttavia vi sono alcuni temi ricorrenti che ritengo possano essere utili per meglio definire la personalità di Carlos Kleiber.

Fin dalle prime lettere (1948, 1949) Carlos parla in numerose occasioni dei genitori, in particolare il 31 marzo 1949, da Zurigo, dove studia chimica al Politecnico, scrive alla sorella:

“… sarebbe piuttosto sciocco interrompere gli studi che dovrei fare qui e ora, magari farsi bocciare agli esami e alla fine sentirsi come uno stupido. La cosa peggiore è che Madre ha detto a chiunque quanto io sia straordinario negli studi e raccontato di tutti i miei successi e di come sia impossibile per me ottenere qualcosa che non sia il massimo dei voti. Se fallirò non potrò più guardare in faccia nessuno. Non posso fallire, dannazione!”

[…]

“Non mi succedono molte cose eccitanti, ma penso che potrò ascoltare il Tristano e Isotta alla radio dall’Olanda. Posso sentire tutti i concerti di Toscanini con la NBC sul mio apparecchio a onde corte. (Ricordi la radio che avevo comprato a New York?). È una bella comodità, anche se spesso mi distrae dai miei studi (studimenti, come li chiama Madre: “Non hai i tuoi Studimenti da fare?”).”

La scelta della musica

Nel 1950 aveva abbandonato il Politecnico per dedicarsi definitivamente alla musica, nonostante le riserve del padre (celebre la sua frase: “In famiglia basta un solo Kleiber”). Nel 1954, su una cartolina raffigurante la chiesa di S. Gaetano di Monaco, scrive a Veronica:

“Ti ho scritto che ho finito con l’operetta? Ora sono quasi pronto per mettermi sotto la guida di Papito, a Zurigo, il prossimo 3 ottobre, prima di cercare un’altra occasione”.

Insicurezza e subalternità

Il 21 aprile 1970, ormai direttore affermato, racconta alla sorella dell’acclamato concerto con Alfred Brendel, tenuto il 13 aprile, durante il quale venne eseguito il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, il Coriolano e la Quinta sinfonia. In coda alla lettera scherza:

“è stato abbastanza strano dirigere la Quinta (Questa è la Quinta, la Quinta di Beethoven, è la quinta sinfonia scritta da Beethoven…) e mi sentivo come se Papito cercasse di aiutarmi, insieme ad alcuni fantasmi sconosciuti, secondo me pensavano che l’intera faccenda fosse piuttosto sfacciata da parte mia.”

Questo e altri passaggi confermano l’atteggiamento di estrema insicurezza e subalternità alle scelte stilistiche e di repertorio del padre, morto nel 1956.

“… se non succede niente di straordinario, cosa che puntualmente accade, dirigerò Rosenkavalier a Monaco, probabilmente il giorno del compleanno di Papito. Povero Papito, mi lincerebbe, se potesse sentire il mio Rosenkavalier…”

Ancora, in un lettera del 25 gennaio 1971, Carlos confessa a Veronica di cercare disperatamente una registrazione di Elektra di R. Strauss diretta dal padre.

“Ecco la mia domanda. A Buenos Aires ci sono un po’ di amici appassionati di EK (3) grazie ai quali ho trovato un vecchio nastro del Tristano (realizzato da un disco inciso durante una trasmissione dal vivo). In particolare c’è un signore cieco con una collezione mostruosa di nastri. Ciò che sto disperatamente cercando di ottenere è E L E K T R A diretta da EK, su qualsiasi tipo di supporto.”

Le automobili

Carlos Kleiber era un appassionato di auto, solitamente fedele alla stella a tre punte di Stoccarda. Due anni dopo aver dichiarato la sua volontà di abbandonare le scene, nel 1994, accetta di dirigere l’orchestra di Stato Bavarese in cambio di un assegno astronomico e di una fiammante Audi A8 3.7 Quattro con 20 optional accuratamente indicati. La stampa pubblica i particolari economici dell’accordo e Kleiber viene travolto dallo scandalo mediatico.

In una lettera datata 19 febbraio 1976, Carlos confida alla sorella:

“Borghese come sono, ho ordinato un’auto nuova; non vedo l’ora che arrivi e la aspetto con una gioia insensata. Avrà tutti i tipi di optional. La capacità di spostarsi sarà la meno entusiasmante delle sue caratteristiche e probabilmente la prima che perderà.”

Il 13 gennaio 1982 comunica a Veronica:

“Grazie per la tua lettera e tanti auguri di Felice anno nuovo dal tuo frère [in francese nel testo] che al momento è completamente sconvolto e depresso da tutte le Angebote (offerte) [in tedesco nel testo] merdose e indefinite che gli piovono addosso. PERÒ ho una nuova auto con un sistema di antibloccaggio che mi salverà la vita a ogni momento, con questo tempo scivoloso – decisamente ironico, considerato il fatto che qualche giorno fa, al sicuro nel retro del garage, pensavo di impiccarmi. No, no, non davvero. Non preoccuparti, per ora.”

La famiglia

Carlos Kleiber e Stanislava (Stanka) Brezovar hanno due figli, Marko e Lillian Maria Veronica. Il direttore aggiorna la zia Veronica sullo stato di salute e sui progressi scolastici dei nipoti in numerose occasioni. In una lunghissima lettera manoscritta del 27 dicembre 1969 si possono trovare considerazioni decisamente originali:

“Marko è delizioso e tirannico e l’altra notte Stanka era lunatica, correva nel sonno e apriva tutte le finestre (luna piena).”

“Marko è stato bullizzato all’asilo da alcuni bambini. E così sto andando a lezioni di judo e karate e gli insegnerò non appena sarà in grado di imparare (e non appena avrò imparato qualcosa, cosa che prenderà un po’ di tempo: il mio maestro mi ha quasi ucciso, il suo nome è Matuschek, ma è strano sapere che puoi imparare e insegnare a tuo figlio, così non sarà più maltrattato a scuola. Credo che Guevara sarebbe dafür (d’accordo) [in tedesco nel testo].”

Scrive nel dicembre del ‘71:

“Lillian Maria Veronica è sensazionale, parla, balla e scherza dalle 5 del mattino alle 6 del pomeriggio ininterrottamente e Marko è il miglior “lettore” della sua classe, nonostante sia il più piccolo e, soprattutto, ieri è andato dal dentista e ha dimostrato più coraggio di suo padre, i cui denti stanno cadendo a pezzi, così, a parte per la birra (che sto riducendo pesantemente) verrò nutrito solo a poltiglia”.

Nel settembre del 1974 Kleiber debutta a Bayreuth con il Tristano, mentre i figli sono in vacanza in Jugoslavia:

“Mentre ero a Bayreuth, Stanka (che adesso ha la sua macchina automatica) Lillian e Marko sono andati in Jugoslavia e sono andati in campeggio al mare. Sono andato a trovarli un paio di volte per circa una settimana. Stanka è venuta alla prima del Tristano lasciando i bambini con sua sorella. Stranamente hanno mangiato di più mentre lei non c’era. I bambini sono molto dolci e Lillian sembra che sia stata adottata da una famiglia svedese.”

Qualche anno dopo:

“Marko è fantastico in violino + piano (6 mesi di assenza del papà hanno fatto il miracolo) Lillian è la migliore della sua classe”.

Marko si laurea in filosofia nel 1996.

“Marko ora è un DOKTOR DER PHILOSOPHIE [in tedesco e maiuscolo nel testo], evviva! Ha lavorato molto duramente e a lungo sulla sua tesi. Se lo merita davvero. Spero che, almeno in Germania, il titolo gli apra qualche porta. I Boches (crucchi) [in francese nel testo] adorano avere un dottore in casa”.

I musicisti

Nel corso della sua carriera, Kleiber ha ovviamente avuto l’occasione di incontrare numerosi musicisti. Nella corrispondenza i nomi che si rincorrono con maggior frequenza sono Claudio Abbado, Riccardo Muti, Maurizio Pollini, Katia Ricciarelli, Placido Domingo, Svjatoslav Richter.

L’amico Pollini

Veronica Kleiber, in un’intervista radiofonica su Radio3 curata da Andrea Ottonello, ricorda la profonda amicizia tra Carlos e Pollini. In una lettera data 3 marzo 1981, Carlos racconta alla sorella la visita del pianista a Grünwald, a casa Kleiber:

“Cara Peaches! Grazie per la tua bella lettera. Maurizio è stato qui e ha portato una torta. Sono andato a prenderlo in aeroporto e l’ho riportato nel pomeriggio. Cade spesso in silenzi impenetrabili che mi provocano una loquacità nervosa; ma all’improvviso, non avendo (saggiamente) prestato attenzione alle chiacchiere, ruggisce: “Ma senti! Tu, quando dirigi un alla breve… come fai per…?” [In italiano nel testo] E provo a pensare a come faccio. Non essendo convinto della mia tecnica con la bacchetta, è terribilmente inquietante confrontarsi con qualcuno così perfetto nel suo campo che mi chiede consiglio. Cappisci? [sic! In italiano nel testo]. Insomma, è la miscela più adorabile tra uno scolaretto, il gobbo di Notre Dame e un amico. Ha suonato (su richiesta dei ragazzi) per la sua “lezione” e per il pranzo, poverino, il nostro mezza coda ha quasi ceduto. Dopo il primo studio di Chopin […] ha indicato un tasto del pianoforte che non ritornava a dovere e ha detto che era il motivo per cui “non ce la faccio” [in italiano nel testo] o qualcosa del genere.”

L’ammirazione di Richter per Kleiber

Anche un altro pianista monumentale del XX secolo, Svjatoslav Richter, aveva una sorta di ammirazione per Carlos Kleiber, nei suoi taccuini, [11 agosto 1976] scrive: “Un tale titano e così poco sicuro di sé”, o ancora [dicembre 1994]: “Kleiber dirige con giocosa disinvoltura. Fa esattamente quel che vuole e tutto gli riesce. È sconcertante”.

Nel febbraio del 1976 era prevista l’esecuzione e la registrazione del Concerto per pianoforte di Dvorak, ma un’influenza costrinse il direttore a cancellare il concerto. La registrazione del disco si fece comunque nel giugno 1976, ma Kleiber non ne fa cenno nelle lettere successive, la stessa Veronica mi ha confessato che Carlos non ne era soddisfatto. Così pure Richter, che nelle pagine dei suoi taccuini, scrive:

“Ancora una volta, una mezza delusione. No, non è quello che doveva essere! Carlos spaccava il capello in quattro e io ero teso. Da qui l’assenza di quell’incanto e semplicità così tipici di Dvorak.”

“Katia Ricciarelli con me è gentilissima”

In un paio di lettere viene nominata anche Katia Ricciarelli:

“Sono stato a casa della Ricciarelli nella periferia (grazie al cielo) di Spoleto per circa 10 giorni. Per qualche oscura ragione, con me è gentilissima. Comunque non era a casa. La cuoca (la meravigliosa Signora Serafina [in italiano nel testo]) ha fatto tutti gli onori.”

“Volerò in Sardegna (il 2 luglio) […] nella villa di Katia Ricciarelli, vicino a Villa Simius (Alghero, dove ha la casa il genio [Abbado], fortunatamente è dall’altra parte dell’isola!) per tutto il tempo che vorrà concedermi. Ok, ok, sono uno scroccone [in tedesco nel testo]. Lei (KR) comunque non sarà presente, ma mi lascia a disposizione la sua cuoca per tutto il tempo. Mica male, eh? Spero vada bene”.

I messaggi alle orchestre

Carlos Kleiber è ricordato anche per una sua particolarità: era solito lasciare biglietti e messaggi personali agli orchestrali. Nella collezione di lettere sono presenti anche un paio di kleibergrammi destinati all’orchestra della Scala.

Nel messaggio del 27 settembre 1981 il direttore scrive in italiano:

“Carissima Orchestra Scaligera! […] avete veramente fatto dei miracoli musicale e umane (sic) e, grazie a Voi, ogni recita sembrava nuova e fresca. Viva Verdi! Viva Puccini! Viva i cantanti e musicisti della Scala! Viva il Giappone! Cari saluti dal vostro Carlos Kleiber che così volentieri si lascia dirigere di (sic) questa Orchestra, ascoltandola con affetto”.

L’umorismo, ed Emily Dickinson

Carlos Kleiber, a dispetto della sua estrema riservatezza, era dotato di un profondo senso dell’umorismo che traspare da numerose pagine della sua corrispondenza privata con Veronica, ma anche dal carteggio con Charles Barber, raccolto nel libro “Corresponding With Carlos: A Biography of Carlos Kleiber” (4).

In una cartolina postale del marzo 1992, in cui comunica alla sorella di essere stato ricoverato a Monaco, aggiunge una postilla:

“A proposito: non mi ammalo ogni volta che non ho voglia di dirigere. Altrimenti non dirigerei affatto, capito? (Siete tutti così intelligenti!)
Saludos hermanosos, Pie.”

Ma tra le lettere più originali possiamo segnalarne due in particolare. La prima, datata 23 dicembre 1996, è dedicata quasi integralmente a un prodigioso tagliaunghie, di cui il maestro sembra essere l’unico estimatore in famiglia. La lettera è corredata da tre disegni realizzati dallo stesso Kleiber, con lo scopo di rendere chiaro l’utilizzo dello strumento. Invano, dal momento che aggiunge: “Nemmeno Kant (5) sarebbe riuscito a spiegare tutto questo in modo più complesso”.

Kleiber in più occasioni aveva confessato la sua profonda ammirazione per Emily Dickinson. Il 30 maggio 1998 (giorno di Pentecoste) dichiara alla sorella di essere stato in una sua vita precedente Carlo, il cane della poetessa americana e saluta così la sorella: “Take care! Keep well! Saluti affettuosi e Pentecostosi! (in italiano nel testo), Pie (alias “woof!” Carlo).”

Conclusione

La corrispondenza durata più di cinquanta anni tra Carlos Kleiber e la sorella Veronica ci permette di tracciare un ritratto inedito, differente e complementare del più grande direttore d’orchestra del XX secolo. Naturalmente i contenuti privati sono numerosi, ma forniscono informazioni poco significative per quanto riguarda l’aspetto musicale e vanno trattati con il dovuto rispetto e la giusta riservatezza.

Custodire e leggere queste pagine è un vero privilegio e una responsabilità, nella speranza che tali lettere possano a breve essere oggetto di uno studio organico, accurato e appassionato.

Bibliografia

Charles Barber, Carlos Kleiber. Vita e lettere, Il Saggiatore, 2020
Bruno Monsaingeon, Conversazioni con Richter, Il Saggiatore, 2015
Waisman Dina, Andrea Levialdi in memoriam, in The history of physics in Cuba, Springer 304, 2014.

https://labibliotecadiveronicakleiber.wordpress.com/

[1] Nel 2011 la rivista Classic Voice ha chiesto alle cento più autorevoli bacchette internazionali di indicare il più grande direttore di tutti i tempi. Primo classificato Carlos Kleiber, seguito da Bernstein, Karajan e Toscanini.
[2] Il carteggio comprende 173 documenti (108 lettere in inglese, 2 in tedesco, 21 biglietti e 42 lettere senza data).
[3] Erich Kleiber.
[4] Edizione italiana: Charles Barber, Carlos Kleiber. Vita e lettere, Il Saggiatore, 2020.
[5] Il gioco di parole “Even Kant can’t….” sicuramente non è involontario.

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