Animali nel cassetto (I)

 una rubrica a cura di Bianca Battilocchi

Apri chiudi apri chiudi

chiudi ora addormenta le palpebre

 

cosa risiede ancora in quelle tasche di legno

rinchiuso nel rettangolo che scompare

quanti strati di foglie e memoria

tu e gli altri

 

archivio di fori e chiavi bottoni e graffette

impronte di fantasmi e sonagli

corrispondenze d’ogni tipo

direzioni e foto sbiadite

 

apri e ricorda

 

 

—————-

Nella società dell’eccesso liberalizzato, dei corpi capitalizzati, delle colme discariche – fisiche quanto mentali – e del costante sforzo di rimuoverle dalla nostra vista, qual è il rapporto dei poeti d’oggi con ‘le cose’, soprattutto quelle accumulate e nascoste da tempo nei ripostigli domestici? Che cosa fa riemergere il contenuto di quei cassetti? Quale rapporto si cela tra le loro storie e la Storia? Non senza una certa dose di voyeurismo, questo spazio vuole ospitare differenti sguardi poetici sull’intimità dei propri nascondigli, animarli, osservare che voci parlano.

 

 

  1. Emilio Rentocchini (da Lingua Madre. Ottave 1994-2019, Quodlibet, 2022).

 

 

As pól creder sè e no in un cos ch’al tes

e a scusa l’infinî. Csè et vê, s’at per,

srê sò in al sô paltò arversê e t’et pies

perchè l’éra quell d’lê préma d’ander.

Da meis al te guardeva meş e meş

dal fend dl’armari, s’un umett ed fer,

tip un pòundegh ch’al scheva persunér.

Srê sò in al sô paltò t’ê un sô pensér.

 

Si può credere giusto a un oggetto che tace

e scusa l’infinito. Perciò te ne vai in giro, se ti pare,

avvolto in quel paltò rivoltato, e ti piaci

perché era il suo di lei prima di andarsene.

Per mesi ti ha guardato obliquamente

dal fondo dell’armadio, su una gruccia di metallo,

come un topo che scava prigioniero.

Avvolto nel suo paltò sei un suo pensiero.

 

 

  1. Alessandro Grippa (inedito)

 

Le cose che ci amano

ci lasciano ogni giorno

senza addio; minuscoli

abbandoni — dappertutto

aderenti alla materia.

Restiamo noi sospesi,

dentro il tempo: l’auto

che si ferma nella pioggia

forte, un volo, la sua pausa

sulle gronde, le parole

dette scritte riprovate ieri.

Ma le cose che ci amano

ci lasciano

così, senza risparmio, per inerzia,

come nulla fosse; mentre noi

le pronunciamo con il fiato

corto della meta.

 

 

  1. Franca Alaimo, Le piume in un barattolo (inedito)

 

La memoria è il fiume Capo d’Oro

dove tra ciuffi d’erba e bagliori

trascorre il mio volto bambino,

e una trombetta di latta

che ogni mattina chiama a raccolta

le creature alate del bosco.

Com’è lontana l’acqua dell’infanzia,

com’è passata via la chiarezza

dell’anima fiorente nella spada

grande e blu del cielo estivo.

Eppure basta una semplice magia:

svitare il tappo di un barattolo

-nascosto nell’ultimo cassetto del comò-

dove s’ammucchiano più di cento piume

(le cinerine dei miti passerotti,

le arancioni dei dolci pettirossi,

le nere dei merli canterini,

le bianche delle averle vivaci,

le rosee, le brune, le cilestrine)

e soffiarvi su un sospiro appena;

ed ecco che risuonano

sul pentagramma del tempo

la vastità dei canti tra i rami

e la luce e gli squilli di una trombetta

seminati nell’aperto vento turchino.

 

 

(I versi in corsivo sono di Saint-John Perse)

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Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. E’ poeta, regista, curatore del progetto “Edizioni volatili” e redattore di “Nazione indiana”. Ha co-diretto insieme a Lucamatteo Rossi la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato "La consegna delle braci" (Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli, Premio Bologna in Lettere) e "La specie storta" (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano Under 30). Ha preso parte al progetto “Civitonia” (NERO Editions). Per Argolibri, ha curato "La radice dell'inchiostro. Dialoghi sulla poesia". La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. È il direttore artistico della festa “I fumi della fornace”. È laureato al Trinity College di Dublino.
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