Articolo precedente
Articolo successivo

Dieci anni di Elba Book Festival

Intervista a Marco Belli

di Claudia Mirrione 

 

Dedicato all’editoria indipendente, Elba Book Festival si svolgerà tra il 16 e il 19 luglio, a Rio nell’Elba. Tra presentazioni, dibattiti e laboratori, #ebf si conferma un punto di incontro per autori, editori e lettori che condividono la passione per i libri e la letteratura. Abbiamo intervistato Marco Belli, direttore artistico del festival.

Elba Book è giunto alla sua decima edizione ed è ormai una realtà affermata nel panorama culturale italiano. È forse opportuno, in questa sede, ricordare ai lettori qual è la missione del festival e cosa lo distingue da altri contesti letterari.

«Elba Book Festival è un festival dedicato alla piccole e medie realtà editoriali indipendenti italiane che si svolge nella terza settimana di luglio a Rio nell’Elba; nasce con l’obiettivo di mettere assieme piccoli e medi editori al fine di condividere le varie esperienze sul mercato cartaceo e digitale e mettere a punto nuove strategie di joint venture, cooperazione, metodi di distribuzione, proposte politiche per la tutela degli editori indipendenti. La manifestazione ha sempre voluto mettere al centro della propria azione culturale la promozione della lettura attraverso l’implementazione di una rete tra “tutti i soggetti attivi nel mondo del libro” (biblioteche, librerie, editori, associazioni culturali, associazioni professionali, associazioni di volontariato, altri festival). Elba Book, arrivato quest’anno alla sua decima edizione, si è dato l’obiettivo di diventare un volano di crescita per un territorio, quello riese, che da oltre quarant’anni ha puntato anche su un turismo sostenibile ed ecologico».

Il tema prescelto dalla rete PYM che coinvolge Elba Book, insieme alla Fiera del Libro “Argonautilus” di Iglesias, a Giallo Garda e alle Officine Wort, è “attenzione”. Che cos’è la rete PYM e come mai avete scelto un tema-guida tanto inflazionato, anche se superficialmente?

«La Rete PYM è una rete di Fiere e Festival, nata nel 2019 per stimolare un’azione coordinata e collettiva orientata alla diffusione della lettura come strumento di benessere individuale e sociale. Molto spesso l’attenzione viene confusa con una sorta di sforzo muscolare. Quando si dice agli allievi “ora state attenti”, li si vede corrugare le sopracciglia, trattenere il respiro, contrarre i muscoli. Se qualche istante dopo si domanda loro a che cosa siano stati attenti, non sono in grado di rispondere. Non hanno fatto attenzione ad alcunché. Non hanno fatto attenzione. Hanno solo contratto i muscoli». A spiegarlo con sagacia è stata Simone Weil facendo riflettere sulla differenza tra essere attenti e prestare attenzione a ciò che si può ascoltare. In una società in cui la fretta scandisce i tempi e si viene facilmente sopraffatti da una moltitudine non referenziata di informazioni, immagini, suoni e stimoli vari, secondo noi la possibilità di riuscire ancora a prestare attenzione è una chance che può aiutare l’individuo a non vivere in un tempo sclerotizzato, troppo simile allo scroll di immagini, tutte diverse fra loro, in uno qualsiasi dei principali social network. Il concetto di attenzione è un processo cognitivo da allenare affinché si impari a selezionare i tanti stimoli che arrivano in ogni momento, ma soprattutto a ignorarne altri, in una società bombardata da informazioni anche false. Questo esercizio dovrebbe iniziare da piccoli. Dunque cos’è l’attenzione? Sempre secondo Weil è prendersi cura dell’altro, essere generosi, è dare fiducia all’interlocutore. Attenzione è fare spazio all’altro, è un’arma bianca di difesa, l’attenzione è cura contro la guerra, contro la prevaricazione. Le forme dell’attenzione, tutte necessarie, sono di vari tipi: ad esempio, quella rispetto al territorio e all’ambiente per capire quali siano le sue criticità e le sue esigenze».

Oltre che per la contestualizzazione delle tematiche in loco e per i gemellaggi virtuosi con altre manifestazioni emancipate, così i Fumi della Fornace di Valle Cascia (Macerata), Elba Book si è sempre distinto per gli ospiti di un certo calibro, a cominciare dalla battaglia ideale al fianco di Sigfrido Ranucci di Report dalla prima ora. Ci può dare qualche anticipazione sul programma?

«Avremo come ospiti Tomaso Montanari, Gianluca Costantini, Carlo Lucarelli, Daniela Lucangeli e tanti altri; parleremo di attenzione pubblica, attenzione da un punto di vista cognitivo, attenzione in letteratura e ovviamente di attenzione all’ambiente».

All’interno del festival si terrà la nona edizione del Premio “Loris Claris Appiani” per la traduzione, istituito dalla famiglia Appiani, in collaborazione con l’Università per Stranieri di Siena, in ricordo del giovane avvocato elbano ucciso nel 2015, al Palazzo di Giustizia di Milano. Qual è lo spirito che anima il riconoscimento? E quali le novità che prevede per quest’estate?

«La cerimonia di assegnazione apre tradizionalmente Elba Book Festival, quest’anno il 16 luglio, alle ore 18.30. La lingua prescelta per quest’anno è il tedesco. Abbiamo annunciato il vincitore al recente Salone del Libro di Torino: primo premio a I morti dell’isola di Djal (L’Orma, 2023) di Anna Seghers, tradotto da Daria Biagi;  Robbi, Tobbi e il Vonapé (Lupoguido, 2023) di Boy Lornsen, tradotto da Valentina Freschi ha ottenuto una menzione speciale. La giuria del premio è presieduta dal 2023 dalla docente Giulia Marcucci; dal 2024 è stata nominata come componente fissa la traduttrice Ilide Carmignani. Per la nona edizione la giuria è formata da Claudia Buffagni, Giancarlo Maggiulli, e dalle stesse Marcucci e Carmignani. L’iniziativa affonda le proprie radici nel territorio, ricorda un uomo di legge di origini elbane attraverso una pratica, quella della traduzione, che è essenzialmente pratica di pace, di dialogo e di inclusione, risposta alla violenza che sempre più spesso si concretizza in episodi tragici e assurdi. All’interno di un festival che, seppur sostenuto da un’eco mediatica nazionale si svolge nel piccolo, al margine, nella periferia, il premio alla traduzione letteraria rappresenta un’apertura verso il mondo, sia per la presenza di lingue “altre”, sia perché la letteratura racconta storie che hanno come centro l’essere umano, nella sua essenza e nella sua molteplicità. Un progetto nato da questo premio è la scuola di traduzione intitolata a “Lorenzo Claris Appiani”, una autumn school che si è svolta per la prima volta lo scorso anno, a Rio Marina, nell’ultima settimana di settembre, organizzata dall’Università per Stranieri di Siena con sedici giovani traduttori coordinati dalle traduttrici Ornella Tajani e Federica Di Lella, vincitrice dell’edizione 2022».

Il premio Demetra per la divulgazione della letteratura ambientale indipendente, nato in seno a Elba Book grazie al Consorzio Comieco, prevede in giuria la partecipazione degli studenti di alcune sezioni della scuola ITCG “Cerboni” di Portoferraio. Quanto è importante questo doppio movimento, portare, per così dire, le università “in piazza” (come avviene nel caso del premio Appiani), e avvicinare i più giovani alla lettura e a occasioni relazionali?

«Per noi è un gesto politico fondamentale per creare infrastrutture sociali utili a rendere la cittadinanza, ma soprattutto i giovani, più vigili e attenti rispetto al proprio presente».

Ci saluta con un augurio?

«Spero che sia una grande festa di pubblico e del pensiero per dare voce al nostro urlo collettivo contro la guerra».

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Gianluca Didino: « fuggivamo dal regno dei morti»

      Esce oggi per Tlon edizioni La figura umana. Friedrich, il contagio romantico e l'apocalisse di Gianluca Didino. Ne ospito qui un...

Angelo Andreotti: sottratti alla grazia.

di Claudia Mirrione
Sottratti alla grazia. La produzione poetica di Angelo Andreotti (2006-2023) Alla trentaseiesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino è stato presentato in anteprima il numero speciale

Dentro le scene dell’altrove

di Gabriella Cinti   “UNA FUGA PLURIPROSPETTICA DENTRO LE SCENE DELL’ALTROVE”.  Lettura di “L’altrove della tragedia greca. Scene, parole e immagini”,...

Jon Fosse: «così sai che esiste / l’incomprensibile / che tutti comprendono»

È uscito per Crocetti il libro di poesie Ascolterò gli angeli arrivare del premio Nobel Jon Fosse. La traduzione e la...

Animali nel cassetto (I)

di Bianca Battilocchi
Apri chiudi apri chiudi
chiudi ora addormenta le palpebre
cosa risiede ancora in quelle tasche di legno
rinchiuso nel rettangolo che scompare
quanti strati di foglie e memoria
tu e gli altri

Andrea Franzoni: «guardare il frutto e non prenderlo.»

    È uscito, per AnimaMundi Edizioni, Nature vuote di Andrea Franzoni. Ospito qui alcune poesie, insieme alla nota di Antonella...
Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. E’ poeta, regista, curatore del progetto “Edizioni volatili” e redattore di “Nazione indiana”. Ha co-diretto insieme a Lucamatteo Rossi la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato "La consegna delle braci" (Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli, Premio Bologna in Lettere) e "La specie storta" (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano Under 30). Ha preso parte al progetto “Civitonia” (NERO Editions). Per Argolibri, ha curato "La radice dell'inchiostro. Dialoghi sulla poesia". La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. È il direttore artistico della festa “I fumi della fornace”. È laureato al Trinity College di Dublino.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: