Vomitorium (2)

vomitorium2.jpg di Gianni Biondillo e Raul Montanari

GIANNI BIONDILLO:
Va bene, Raul, beviti questa birra virtuale, nel mio bar virtuale, e difendi la posizione!
Spero tu abbia letto la prima puntata di vomitorium, che se fossi stato uno scrittore serio avrei dovuto intitolarla: “il mio cuore messo a nudo”. Ma mi sarei sentito più che uno scrittore, un pirla.

RAUL MONTANARI
Se intendi il dialogo fra te e Franz, l’ho letto sì!

G.B.
Qualcuno già mi accusa di pontificare, di fare il tuttologo, il tassonomico. Ma io sto cercando, semplicemente di capire, di discernere, navigando a vista, senza conoscere la vera meta. Mi basterebbe gridare, in un certo momento “terra” e sarei felice.
Altri, Lodoli ad esempio, si sono convinti che io intenda dire che, sotto sotto, il meglio del meglio sono proprio io, lo scrittore anomalo per antonomasia. Ovviamente, lo sai, mi conosci, non lo penso affatto.

R.M.
La storiella di Lodoli mi ha fatto ridere.

G.B.
Bella, sì. Ma non era sua, né di suo padre. Era di Gino Bramieri. Un maestro, praticamente.

R.M..
Sai che la ricordavo anch’io, ma non chi l’aveva detta?

G.B.
Dicevo: dato che tu rientri, nella mia generalizzazione, nella vituperata categoria dei “veri scrittori” (mica era un insulto, era un modo come un altro di cercare di mettere ordine) vorrei da te una “difesa della categoria”

R.M.
Per approssimazione mi sono ritrovato lì, infatti, anche se c’è un particolare abbastanza importante che mi distingue per esempio da Tiziano: io ho degli hobby, dei sogni, delle gioie fondamentali e direi fondanti nella mia vita, che sono completamente estranei alla letteratura.
Non parlo di cose marginali: parlo di cose centrali. La mia passione per la letteratura non è nemmeno lontanamente grande come quella di Tiziano, e secondo me non è neppure grande come la tua, guarda un po’!
A volte, sempre più spesso (temo) la letteratura mi dà la nausea, e sogno una vita in cui poterne fare completamente a meno, vivendo nella natura, non lo so, fare il biologo (questo in un’altra vita) o semplicemente il pescatore, scappare via da tutto. Ti assicuro che sono sensazioni molto profonde, credo che il mio vero io stia lì e che anche in quello che scrivo si senta sempre più. Ti ricordi che in LVB…

G.B.
Aspetta, aspetta: parli de La verità bugiarda, uscito oggi, che ho avuto la fortuna di leggere qualche mese fa. Lo so che non dovrei dirlo, non fa parte delle regole di Nazione Indiana. Ma ho voglia di dirlo, insomma. Vedrai che sarà tutto un: “ecco che si fanno i pompini a vicenda, ecco che si fanno pubblicità…”, ma me ne frego…

R.M.
Dicevo: Ti ricordi che in LVB non solo vengono dileggiati i poeti, ma Chris dice anche che lui non ha mai pensato di scrivere un libro e che non gliene frega niente di farlo?
Sono però d’accordo di non poter rientrare fra gli “anomali”, perché il mio lavoro è quello perfettamente descritto nella categoria numero 2.

G.B.
… In pratica ti chiedo di aiutarmi a distinguere. O magari a confermare o opporti a quello che io e Franz abbiamo scritto.
Perché? Forse anche per quello che dice Antonio Moresco nel suo pezzo sulla Restaurazione. Non possiamo credere che “il male” sia al di fuori di noi. Che sia, insomma, sempre colpa degli altri.
Te la dico brutale: reputo Nazione Indiana un’esperienza straordinaria, per gli intenti che ha e per i mezzi che usa. Di pura militanza artistica e politica. Metà dei partecipanti non li ho mai visti, non li conosco, non sono d’accordo con molti di quelli che ci scrivono sopra. Sono in ogni caso felicissimo di farne parte. Però: per quanto non lo si voglia ammettere, non è comunque, questa “aggregazione resistente”, che ci piaccia o no, un “luogo di potere”?

R.M.
Ma io sono d’accordo con quello che dici, mi sembra addirittura prodotto di puro buonsenso, anche se espresso con la solita acutezza.
Penso al pezzo di La Porta postato da Tiziano: La Porta ha fatto uno strano intervento dicendo nelle premesse qualcosa che sapeva di qualunquismo (il punto sulla politica, per esempio; ed è il primo!) e azzeccando in pieno l’unica cosa che teneva a dire, cioè l’autoreferenzialità del clan.

Ma, Gianni, perdonami: vorrei discutere approfonditamente di questi argomenti ma devi capire che non ho il tempo e l’energia di farlo, perché, come ti ho detto, oggi esce LVB e devo come sempre fare quasi TUTTO io (distinzione: scrittori che hanno un ufficio stampa che funziona da solo, scrittori che non ce l’hanno), oltre a mandare avanti casa mia (distinzione: scrittori che vivono ancora in casa con i genitori e scrittori che più o meno da dopo la laurea hanno messo su casa interamente con i propri mezzi, devono procurarsi il cibo, pagare quel che c’è da pagare e magari lavare pure il pavimento, come me, per non parlare della mia competenza sui prezzi della merce al supermercato, accresciuta notevolmente dal tempo in cui la roba al supermercato la rubavo perché non avevo i soldi per comprarla. Subdistinzione o piuttosto latodistinzione: scrittori ricchi di famiglia, che possono permettersi di scegliere, e scrittori spiantati che possono permettersi solo di rimanere fedeli a se stessi con immensa fatica in un mare di compromessi) e andare avanti con il nuovo libro, quello che spero uscirà nel 2006, da Dalai o altrove se avrò dei problemi con lui (altra distinzione: quelli che Scarpa chiama gli usurpatori, cioè gli editor o i critici letterari o i comici o insomma tutti coloro che godono di una rendita di posizione interna o esterna al mondo letterario e sulla base di quella si pigliano lo sfizio di smerdarci tutti pubblicando il loro bravo romanzo, che nel caso di editor e critici verrà super recensito, vincerà un sacco di premi e non lo leggerà nessuno; nel caso dei comici verrà snobbato e venderà un casino; e, dall’altra parte, quelli come te, Franz, Tiziano, Antonello, Moresco, Pallavicini, me, ecc., che sono letteralmente usciti dal nulla… come li vogliamo chiamare? Scrittori vocazionali? Scrittori puri?).

G.B:
Ok, Raul, ti lascio andare. Buon lavoro. Per ora resto qui a sorseggiare la birra. La compagnia mi piace.
continua

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16 Commenti

  1. altra distinzione: Ci sono scrittori che non sono soddisfatti della propria casa editrice e hanno il coraggio di mollare la propria casa editrice. e scrittori che si lamentano della propria casa editrice epperò continuano a pubblicare con la propria casa editrice. Come li vogliamo chiamare? Scrittori lagnosetti?

  2. “Scrittori vocazionali” è molto bello, dà l’idea di gente che scrivendo “lancia appelli misteriosi”.
    In bocca al lupo a Raul.

  3. Nazioneindiana è veramente un posto democratico se ospita queste sparate di Biondillo scrittore anomalo che deve il suo successo soltanto al supporto dei veri luoghi di potere come il supplemento del Corriere della sera. Si vede che il potere Biondillo sta imparando a incamerarlo dentro di sè, ha proprio ragione quando scrive che il male non é fuori di lui.

  4. Carissimo Greenday, se è a me che si riferisce con il suo cortese commento, la devo invitare a leggere meglio quello che ho detto.
    Estendendo il discorso, io ho pubblicato con i seguenti editori: Leonardo, Feltrinelli, Marcos y Marcos, Rizzoli, Einaudi, Baldini e Castoldi (non conto ovviemenee le traduzioni) e non mi sono MAI trovato bene con gli uffici stampa, tranne – qui si ride – con Marcos y Marcos. Per forza: in quel periodo (97-98) se non ero l’unico autore italiano pubblicato da quell’editore, poco ci mancava.
    Gli uffici stampa degli editori maggiori lavorano in condizioni disastrose, e sono portati naturalmente a privilegiare quegli autori che in Baldini, con molto humour, definiscono “macchine semoventi”. Sono, semplicemente, gli usurpatori della prima categoria, cioè i vari giornalisti, editor, critici ecc., che ottengono recensioni quasi solo per il fatto di esistere, senza che l’ufficio stampa debba impazzire a stargli dietro. Di qui la mia distinzione.
    Saluti

  5. Una volta quando uno aveva dei problemi se ne andava dallo strizzacervelli. Se aveva dei guai dalla maga. Se non aveva soldi ammorbava il panettiere o il macellaio. Adesso si collega a internet e sfinisce tutti gli altri. Democraticamente s’intende…

  6. “post a comment” è un invito, sottile forse, a esprimere un’opinione. Scrivi “scrittore scipito”, ma “punto e basta” non è esattamente una spiegazione del tuo punto di vista. Mi sei parso un po’ aggressivo, sarà stata la parola “coglione” a mettermi sulla cattiva strada? Per agevolarti nell’suo di titoli qualificativi, aggiungo che mi chiamo Chiara Mazzotta. Così, evitiamo errori di genere.

  7. Digitando Chiara Mazzotta su Google viene fuori “comodo.it il portale dei preservativi.” Non c’è male. Se ti ha ‘sfinita’ (ma ti picchi di parlare anche a nome di ‘TUTTI GLI ALTRI’)la definizione di scrittore ‘scipito’, figuriamoci se puoi avere le forze per consultare i più lunghi commenti su Vomitorium 1 e Vomitorium 3. Nei commenti di Vomitorium 1 (non solo miei, ma anche di Lodoli, per esempio) scoprirai perché, a mia volta, io sia stato sfinito dalla pretesa di autodefinirsi – naturalmente in tutta umiltà – ‘scrittore anomalo’. Per non parlare dell’episodio di maleducazione di cui sono stato vittima (prima invitato, poi censurato)o degli auguri di MORTE (nientemeno!) estesi anche ai miei PARGOLI (poveracci, che c’entrano?)dal ‘caso umano’ Adele. Hai per caso un preservativo per la sua testa a forma di glande?

  8. Grazie per aver esternato i tuoi “motivi”. Mi incuriosirebbero le tue motivazioni… ma questa è un’altra storia. Purtroppo non posso dire di avere qualcosa a che fare con “Comodo.it”, è un onore a cui devo rinunciare. Se leggo i commenti a “Vomitorium (2)” mi aspetto di trovare opinioni su quanto detto nel relativo articolo. La nostra conversazione è molto noiosa e non ritengo aggiunga molto. Comunque, apprezzo la creatività che manifesti nel qualificarmi.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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