Les nouveaux réalistes: Davide Gatto

L’onda ti ha preso e ora tu sei morto

di

Davide Gatto

 

L’onda è invisibile, l’onda uccide, è disciolta nell’aria e nessun ostacolo la può fermare, passa con gli spifferi sotto porte e finestre, penetra impercettibile tra le particelle dei materiali più duri, l’onda vola invisibile e si insinua dappertutto, è nelle case, è negli uffici, scorre da un’antenna all’altra e dentro i cavi, hanno inventato l’onda per ucciderci.

Dicevano che era iniziata più o meno così, un tizio o una tizia che la mattina presto stava percorrendo lo stesso scampolo di tragitto a piedi che la sera precedente aveva percorso di ritorno dal lavoro – un impiegato di banca o una giornalista, una giovane regista o un elettricista-antennista, le versioni erano contrastanti – aveva intravisto da lontano sull’asfalto nero una specie di riquadro più chiaro, poteva sembrare la tipica rasoiata di luce del primo sole quando si getta pancia a terra sotto le fronde degli alberi, ma il colore diventava passo dopo passo più bianco che luminescente, il pensiero intanto faceva a gara con lo sguardo per arrivare primo a decifrare l’arcano, Avranno segnalato con una mano di pittura l’area di scavo per gli operai dell’acquedotto? Oppure si tratta di una nuova segnaletica orizzontale, per una pista ciclabile per esempio, o per un itinerario turistico?, ma mentre la mente passava in rassegna tutte le ipotesi verosimili di questo mondo erano stati gli occhi spalancati per lo stupore a riconoscere nel riquadro un cartiglio perfettamente squadrato di parole scritte con la vernice bianca, le lettere erano in maiuscoletto e sembravano quasi stampate sulla lavagna nera del marciapiedi, ora che il tizio o la tizia si era avvicinato abbastanza poteva leggere nitidamente l’ultima riga e il suo folle contenuto, Hanno inventato l’onda per ucciderci.

Non c’era tempo di fermarsi in quel momento della giornata, le strade cominciavano a affollarsi di traffico e di persone che in pochi minuti sarebbero scivolati dentro l’imbuto di qualche passaggio obbligato e avrebbero bloccato tutto, certo non si poteva arrivare in ritardo a timbrare il cartellino o all’appuntamento programmato ma quell’avvertimento stampato su un vialetto pedonale di grande transito come fosse la pagina di un libro meritava comunque una piccola sosta, sparuti capannelli dunque continuamente si facevano e si disfacevano dopo quel primo tizio o quella prima tizia, accigliate e frettolose le persone leggevano, si lanciavano l’un con l’altra ammiccamenti di compatimento e di sollievo per non essere loro come quello squinternato là, mentre già riprendevano di slancio la loro rotta feriale ordinaria si concedevano il veleno di qualche battuta che quasi sempre però si perdeva solitaria nell’aria, Bisogna proprio non avere un cazzo da fare e da pensare, Lo manderei dove so io questo scemo, così vede se è l’onda o sono le bombe di quei terroristi là a uccidere, Hanno voluto chiudere i manicomi ed ecco cosa succede, fortuna che questo usa il pennello e le parole invece di un coltellaccio da macellaio, da quello che si racconta e dai successivi sviluppi della vicenda appare chiaro che tra i molti che ebbero la ventura quella mattina di assistere in prima persona a quell’evento dovette esserci qualcuno meno istintivo e più avveduto che tirò fuori lo smartphone e scattò tre quattro fotografie, aveva pensato forse che l’Amministrazione avrebbe fatto cancellare quelle parole e lui voleva invece rileggerle e rifletterci meglio, più probabilmente voleva intestarsi lo scoop su tutti i social e magari anche su qualche giornale, fatto sta che notizia e iscrizione cominciarono a circolare di bocca in bocca e di display in display fino a penetrare in ogni casa e in ogni coscienza, è così a volte che avvenimenti che neppure meriterebbero un trafiletto sul giornalino della scuola media curiosamente scatenano vere e proprie indagini collettive.

Il solito nemico del progresso e per giunta complottista!, è nell’ordine delle cose che quando ci si interroga su qualcosa deve sempre spuntare fuori un saputello che sale in cattedra e impartisce la lezione, pare dunque che anche in questo caso uno studente fuori corso di ingegneria che faceva nome Tommaso e che si aggirava con il cappello e l’impermeabile alla Heisenberg sulle stesse tratte dei pensionati avesse preso a catechizzare tutti i derelitti che incontrava, Ma per favore, ma quale onda assassina!, avete idea di quante persone si sono salvate grazie alle onde di una TAC o di una PET?, avesse saputo prima questo Tommaso quello che si sarebbe saputo solo qualche giorno più tardi sarebbe stato forse più prudente nell’affrontare la questione, e invece sferragliava spedito e tutto soddisfatto lungo i binari delle sue certezze, Non avremmo TV né radio senza le onde elettromagnetiche, non avremmo il cellulare e il computer, e neppure i radar e il forno a microonde, e dopo aver dichiarato scandendo e sillabando che l’autore di quell’insulto scritto al decoro della città e all’intelligenza umana non poteva che essere un I-GNO-RAN-TE, molto teatralmente puntava il dito e gli occhi verso il sole finalmente un po’ stanco di ottobre e licenziava la sua classe improvvisata, Anche il sole ci riscalda con le onde elettromagnetiche, forse qualcuno sta cercando di ucciderci fin dalla notte dei tempi anche con il sole?

Non sarà stato magari un mostro di simpatia questo Tommaso con tutte le arie che si dava, che anzi si diceva che anche i vecchi più sgangherati quando lo vedevano arrivare tiravano su le loro quattro ossa dalla panchina e biascicando bestemmie cercavano di allontanarsi, ma diceva cose così vere e così sperimentate da tutti che alla fine in città ogni bocca non faceva che ripetere sulla questione i suoi stessi argomenti, Ca chistu è scemo, a me con l’onda mi hanno visto una pietra accussì nel rene e con l’onda l’hanno fatta polvere polvere, e di rinforzo forse un altro compare di acciacchi e di panchina che se ne stava tutto curvo e con il sorriso beffardo a scrollare lo schermo del cellulare – non avesse parlato poteva sembrare uno di quei ghignanti mostriciattoli scolpiti della chiesa cattedrale -, Ma va in mona lu’ e l’altre ‘gnoranti com’a lu’, che qui con l’onde ghel disen chiaro chi l’ha ‘niziata la gherra e chi se defende, cossa gh’è giusto e cossa gh’è sbagliato, non c’era storia dunque e poteva sembrare che la partita in qualche modo aperta da quel messaggio d’allerta graffito sul marciapiedi fosse già chiusa, non fosse stato per le notizie che avevano cominciato a circolare sull’identità dell’anonimo graffitaro, girava voce infatti che parole e concetti come quelli che a vernice bianca si erano trovati stampigliati davanti agli occhi ancora assonnati i lavoratori più mattinieri da un pezzo venivano ripetuti a cantilena da un giovane che sporco e trasandato bazzicava la zona del parco, se ne parlava diffusamente pare ma con un misto di rispetto e di commiserazione perché quel giovane era molto conosciuto, aveva avuto innanzi spianata la strada dell’università ed era dunque tutt’altro che ‘gnorante o I-GNO-RAN-TE.

 

Si sentiva dire che a passeggiare per i viottoli del parco poteva capitare di vederlo uscire dalla cortina di fronde pendule del grande carrubo con la risoluzione di un messaggero che avesse finalmente intravisto il destinatario designato, la persona in questione naturalmente si spaventava a vederlo avvicinarsi con il bianco degli occhi che scoppiava fuori da un casco folto e riccio di capelli che sembrava Caparezza o Lenny Kravitz, impietrito non poteva fare altro che ascoltare con le avvisaglie di un sudore freddo sulla fronte e una corrente sottile lungo la schiena il messaggio che suo malgrado gli veniva recapitato, L’onda è invisibile e ci mette niente a entrarti nel cervello e a spappolarlo, come poteva non sentire uno strazio senza rimedio chi a un certo punto lo aveva riconosciuto e constatava che brutta fine stava facendo quel ragazzo studioso e di assai belle speranze?, non c’era voluto poi molto a quanto pare perché diventasse di pubblico dominio la nomea di piccolo genio che fin dalle elementari si era guadagnato, sempre tra i primi della classe, massimo dei voti alla maturità e poi messo sotto l’ala del famoso prof. all’università, era proprio vero che a studiare troppo si finiva per sbarellare, il brillante dottor Alberti matematizzava gli enigmi più sfuggenti della natura e ora eccolo lì, a spaventare a morte il malcapitato di turno con quegli occhi sbarrati di un pazzo, L’onda ti ha preso e ti ha ucciso, l’onda ti ha preso e ora tu sei morto.

Colpiva in particolare nel racconto che circolava che il dott. prof. Alberti si era occupato con successo nel suo ateneo proprio di fisica delle particelle e di meccanica quantistica, spiegava chi un po’ se ne intendeva che erano queste le discipline che più avevano a che fare con le onde incriminate e così dicendo aveva probabilmente fatto venire a qualche sfaccendato il capriccio di andare al parco e di sentire con le sue orecchie quante e quali fesserie potessero uscire dalla bocca di uno altrimenti destinato a guardarti dall’alto in basso e a dire l’ultima parola su ogni questione, sembra però che neppure nell’ampio spazio circolare chiuso come una casamatta dalle foglie e dai rami del carrubo centenario ci fosse la minima traccia del giovane fisico impazzito e del suo presunto bivacco, chi era andato alla caccia aveva piuttosto incontrato molti che tra le panchine e al chiosco dei gelati non la finivano più di riferire dettagli e parole deliranti che però anche a loro stessi erano stati riferiti, partiti dunque con un ghignetto di scherno prestampato sulla faccia se ne erano tornati con un discreto bagaglio di aneddoti secondari e con una certa inquietudine nel cuore, si era venuto a sapere allora che l’esperto di onde non a caso si era rifugiato nel bunker vegetale del carrubo e si era fatto crescere intorno alla testa una zazzera corrispondente, che aveva fissato con la sua leggendaria precisione di calcolo la distanza di sicurezza da antenne e da ripetitori, che usciva a volte urlando come un forsennato e con i suoi stracci da spaventapasseri al vento per allontanare gente al telefono o con il tablet sottobraccio, che forse alla fine aveva abbandonato la sua postazione magica nel parco per rifugiarsi dentro i più sicuri cunicoli sotterranei delle fogne o, a fantasticare un po’ più in largo, in qualche profonda grotta sotto le montagne.

Sì, va bene, ma cosa l’ha fatto impazzire?, quello era uno scienziato delle onde e forse ha scoperto cose che noi gente semplice neppure riusciamo a immaginare, chi invitava alla riflessione l’andirivieni pigro ma in realtà molto ben disposto di avventori nel suo locale pare fosse una certa Mary che attirava ogni giorno nell’Antico forno sciami di uomini e donne, gli uni con la sua bellezza procace di pasta bel lievitata, le altre per la sua testa fina e per il suo punto di vista sempre originale, di lei si diceva che nel tempo libero dipingeva tele con un unico soggetto, dalla superficie piatta degli squallidi casermoni popolari dove abitava faceva partire con i suoi pennelli strade che di notte si snodavano all’insù tra stelle vicine e galassie lontane, ebbene questa Mary aveva dato la stura a commenti e sentimenti che forse se ne stavano ammucciati per la soggezione davanti all’impermeabile di Heisenberg ma che il buon profumo del pane e il tepore del forno contribuivano a liberare, A me il pensiero che ci sono ‘ste cose nell’aria che passano attraverso i vestiti e la pelle e entrano nel corpo e nel cervello mette proprio i brividi, diceva forse un sessantenne ancora prestante per fare colpo sulla bella fornaia, parlava magari con gli occhi involontariamente incollati ai capezzoli sfrontati di lei questo tizio mentre lei con i suoi bucava le sue pupille e scendeva in profondità, avesse saputo il sessantenne cosa lei aveva visto là in fondo se ne sarebbe scappato faccia a terra per la vergogna e non si sarebbe fatto vedere mai più.

Incoraggiati dunque da tutte le buone cose semplici che si offrivano là dentro ai sensi con tutta la loro consistenza – le pesanti volte di tufo che comprimevano all’altezza delle narici il profumo della focaccia con le cipolle e del pane caldo, la confidenza e le braccia nude e morbide della giovane femmina al bancone -, donne pensionati e persino qualche lavoratore di passaggio sembravano aspettare solo il momento di passare dall’Antico forno per dare sfogo alle loro paure irrazionali, chissà come qualcuno di cui con il passaparola si era smarrita l’identità pare che una volta avesse raccontato un incubo ricorrente di quando era bambino, Giravo di sera per queste strade e non c’era nessuno, poi ho visto dietro di me una luce che mi seguiva sul marciapiedi e non proveniva da nessuna parte, io correvo e lei dietro, e ancora più forte correvo con il cuore in gola perché sapevo che nessun muro o nascondiglio l’avrebbe fermata, da un racconto così che come avrebbe insegnato Tommaso “Heisenberg” una connessione evidente con l’onda ce l’aveva potevano scatenarsi catene associative davvero imprevedibili, È brutto quel ripetitore e mi fa paura, tutte quelle antenne tonde e biancastre sembrano tante zecche sul pelo di un randagio, Là fuori è pieno di cose schifose che ci vogliono entrare dentro, ci sono microbi, virus, batteri, e l’altra sera ho visto in TV che a un esploratore in Africa mentre dormiva sono entrati degli scarafaggi nell’orecchio per farci il nido, insomma sotto gli occhi di Mary attenti ma anche a tratti persi forse nelle lontananze di quelle sue strade stellari sopra i tetti avventori stabili e occasionali potevano avere l’impressione che l’introvabile dottor Alberti con tutta la sua pazzia non doveva essere stato in partenza granché diverso da come erano loro.

Era accaduto poi a qualche giorno di distanza dal rinvenimento del primo cartiglio pennellato a stampa sull’asfalto che proprio davanti al ripetitore e non molto lontano dall’Antico forno comparisse un secondo riquadro scritto, l’uno e l’altro sembravano a questo punto due capitoli dello stesso libro come chiunque poteva verificare confrontando tratto grafico, tema e ossessione psicotica dell’autore, stranamente infatti l’Amministrazione di solito efficiente non aveva ancora provveduto a mandare i suoi operai e a fare cancellare quella prima bruttura, oltretutto questa seconda iscrizione a pennello aveva tipica del capitolo di un libro anche la progressione e una più precisa messa a fuoco del contenuto che nel caso specifico finì però per spiazzare tanto Tommaso “Heisenberg” e i suoi seguaci quanto la cricca sempre più compiacente che si incontrava nella panetteria di Mary, L’onda entra nel cervello e lo svuota dei suoi pensieri, l’onda cancella  e poi subito riscrive, e non smette mai di parlare e di dettare l’onda, non lascia nel cervello interlinee, margini o spazi bianchi, l’onda ripete, e ripete, e ripete cosa è giusto e cosa è sbagliato, se ti raggiungono con l’onda tu non ci sei più, certo si sentiva dire che erano le parole di uno che aveva sbiellato e non si poteva pretendere che una persona normale capisse bene come virus e batteri potessero scrivere nel cervello cos’era giusto e cos’era sbagliato, almeno però era chiaro ed evidente che il fantomatico dottor Alberti non ce l’aveva affatto né con la luce del sole né con la radioterapia.

Raccontavano piuttosto che già dalla mattina del ritrovamento chi era entrato al solito nell’Antico forno come si va alla messa o a quelle sedute di alcolisti anonimi che si vedono in televisione aveva subito percepito una nota stonata, la fidata Mary che aveva fino ad allora presenziato silenziosa e comprensiva al rito della confidenza e della complicità era diventata di punto in bianco molto loquace e aveva negli occhi la luce brillante di chi ha appena fatto un’importante scoperta, ora una ora l’altra avevano ripreso con la consueta spontaneità il filo sospeso delle chiacchiere sulle proprie e sulle altrui ossessioni a commento dell’impresa del graffitaro pazzo, Bella mi’, dammi mezza pagnotta, ma lo sai quanto sapone e quanto disinfettante stiamo usando a casa?, e di rincalzo magari l’altra che aveva chiesto un panzerottino per il nipote che teneva per mano e che per conto suo non staccava gli occhi dal cellulare, nonna e bambino quasi irriconoscibili dietro grandi mascherine che li facevano sembrare rapinatori per scherzo o turisti giapponesi, L’aria è piena di germi, noi quasi quasi neanche a casa ci togliamo la mascherina, ma Mary stavolta era impaziente, diceva Sì, sì, insaccava e faceva il prezzo, Sei euro, ecco il resto, tagliava un trancio di pizza e dava l’impressione di non ascoltare e di avere anzi lei qualcosa da dire, in capo a quella sola giornata si era resa così antipatica che a quanto pare un signore maturo che vestiva jeans e felpa come un diciottenne si era messo a raccontare proprio fuori dal forno come cosa certa di un incubo che perseguitava la bella fornaia e non la faceva dormire, Appena si addormenta si vede nel letto nuda con tanti serpenti intorno che bussano a tutte le sue porte…, se mi avete capito…, e intanto faceva una smorfia eloquente con tutta la faccia, niente di strano che questo bel soggetto e il sessantenne arrapato di cui è stato detto sopra fossero la stessa persona.

Carpendo dunque brandelli di testimonianze di chi era entrato e uscito dall’Antico forno si era potuto ricostruire che la Mary quel giorno era stata tutta una catena di distinguo e di obiezioni, Ma non è dello sporco che dobbiamo avere paura, ci hanno inculcato questa paura dello sporco e tra un po’ vivremo dentro piccole cellette sterili di metallo tutte uguali e separate, bombardati notte e giorno dalle immagini e dalle voci della TV, e intanto sembrava ci provasse un gusto speciale a servire senza guanti brioches e focaccine, ad aprire sacchetti con uno schiocco secco e con le dita unte, Il lievito è fatto di animaletti piccolissimi, guarda quante cose buone facciamo con il lievito, ma come ci difenderemo dalle cose sempre uguali che tutti sentono e tutti ripetono?, non c’è bisogno di dire che il popolino vario che volentieri indugiava sotto la volta familiare e protettiva del locale si era fatto di colpo più freddo e più sbrigativo, tradita in particolare nelle sue aspettative e quindi più propensa al rancore e alla vendetta si era rivelata la clientela maschile dell’Antico forno quando Mary aveva attaccato a raccontare un film americano degli anni Cinquanta, abitualmente gli uomini quando lei si girava verso gli scaffali del pane le palpavano con gli occhi il culo e le cosce, nell’andirivieni che la stoffa leggera del vestito faceva su quelle curve da capogiro sognavano l’intera gamma delle pratiche hot e hard che avevano visto su questo e quello schermo, che avevano letto su questo e quel giornale, era stato dunque come una secchiata d’acqua ghiacciata nel pieno montare dell’eccitazione venire a scoprire che invece lei, la fornaia superaccessoriata, la sera sul divano amava guardare pellicole in bianco e nero di complicati film d’autore.

Ma questa è proprio strana, si è messa a parlare marziano come quello dell’onda, Va là, bestiùn, fa’ due più due, fa’ due più due, che la seconda scrittura l’ha trovata lei per prima fuori dal suo forno e poi sogna i serpenti che le van su per i buchi, mentre dunque montavano queste chiacchiere di frustrazione si vociferava che Mary a più riprese aveva raccontato in quattro e quattr’otto la trama di questo film, in un paese qualsiasi che poteva anche essere il loro a un certo punto un figlio non riconosceva più la madre, la moglie il marito e viceversa, le fattezze erano le stesse, i comportamenti esteriori anche, ma era come se la persona dentro fosse stata sostituita, si era poi scoperto che in ogni casa erano stati nascosti enormi baccelli ciascuno con la copia esatta di un membro della famiglia, la sostituzione era del tutto indolore e avveniva senza violenza né costrizione, bastava solo attendere che la persona si addormentasse e l’originale scompariva per lasciare posto alla sua copia incolore, anzi garantivano amici e familiari già cancellati e poi subito riscritti ai due protagonisti che strenuamente si opponevano che la vita dopo sarebbe stata finalmente felice, senza discordie, ansie e sfibranti emozioni, non tralasciava la bella mugnaia di rimarcare con una nota di commento qualche passaggio del suo racconto, Tolto il pensiero impastato delle emozioni uniche di ciascuno di noi, cosa resta di noi, cosa resta della vita?, e a dimostrazione riferiva del tentativo fallito dei due personaggi di fuggire confondendosi con gli altri e simulando il loro stesso distacco, era bastato che un cane venisse investito in mezzo alla strada per fare urlare la ragazza di raccapriccio e per farli scoprire, chiudeva infine la Mary allargando le braccia e con un sorriso sghembo di intesa che a quanto pare non venne raccolto, E dove mai potevano cercare scampo quei due fuggiaschi solitari se non in fondo a una miniera abbandonata?

Ma la gente a questo punto non la seguiva più, avevano continuato per un po’ le donne e altra clientela varia a scambiarsi informazioni scabrose e confidenze personali sugli assalti quotidiani di vermetti invisibili e altri microorganismi alle profondità più nascoste del corpo prima di tornare ai convenzionali pettegolezzi di corna e di spettacolo, avevano continuato anche sessuomani e guardoni a fingersi interessati a qualunque discorso venisse fatto là dentro pur di poggiare gli occhi su quelle forme da cui le mani erano interdette, ma di fatto ai loro occhi la Mary aveva come varcato una porta invisibile e era entrata in un’altra dimensione, era stata liquidata con un’alzata di spalle e con qualche occhiata di compatimento anche la notizia della terza ed ultima iscrizione del dottor Alberti o – chissà – della stessa Mary sotto mentite spoglie, il terzo e definitivo capitolo di quel libro sull’onda che come tutti i libri strampalati era destinato al macero era stato vergato questa volta nientemeno che davanti al portone settecentesco del Palazzo di Città, Quando non vedrete più le mie parole scritte su un marciapiedi, quando io non ci sarò più e nessun altro avrà preso il mio posto, sappiate che ormai l’onda vi avrà preso tutti, quando nessuno più parlerà dell’onda, non ci sarà più altro che l’onda, tanto estranea agli interessi della gente era ormai tutta questa faccenda dell’onda che come un rivolo secondario che presto va spegnersi nell’aridume di qualche campo si era diffusa la leggenda che la Mary si era innamorata di un amore malato e anche lei non ci stava più con la testa, ci creda pure chi vuole ma per un certo tempo si era sentito raccontare che la bella fornaia saliva ogni notte sul tetto del suo casermone e si incamminava veloce lungo una delle vie siderali dei suoi stessi dipinti, lontana davanti a lei nella controluce delle stelle si intravedeva la sagoma di uno spaventapasseri con un elmetto di capelli africani in testa e i lembi della camicia fluttuanti come tentacoli a perlustrare la materia oscura del firmamento.

 

 

 

 

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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