Siamo tutti nella stessa barca ( dettagli)
di Giorgio Mascitelli
A un certo punto la cassiera al supermercato dice che in pensione è meglio non andarci perché non sai cosa fare, la vita perde di senso e io rispondo ( e già mi sbaglio perché non sta parlando a me, sta proclamando una verità generale) che basta organizzarsi, non chiudersi, ma lei mi dice che i pensionati coi soldi vanno all’estero e gli altri sono qui a fare una vita grama, lei li vede con il suo lavoro che contano fino al centesimo per pagarsi la spesa e in Italia del resto ci sono sempre meno soldi perché gli stranieri li mandano a casa, basta vedere quanti transfermoney ci sono. Poi aggiunge che siamo tutti tartassati con le tasse, in particolare i poveri commercianti.
In fondo non c’è nulla di strano in tutto questo: siamo nella periferia di Milano e si sa che da queste parti il ceto mediobasso da tempo o si astiene, il che a livello popolare vuol dire che il silenzio è anche nelle idee sul mondo, ed è la maggioranza, oppure ha le idee della destra. Certo mi è venuto in mente, due giorni dopo, che avrei potuto almeno dirle che i soldi all’estero li portano le multinazionali che spostano la sede in Olanda o la bella gente che li mette in banca a Lugano, ma uno dei motivi per cui fin da giovane mi sono messo a scrivere è che ho la battuta pronta in differita, per cui la risposta giusta mi viene sempre in mente ore o giorni dopo, sicché non posso che consegnarla alla carta anziché al legittimo interessato. In realtà lo so che, anche se avessi risposto a tempo, la risposta sarebbe caduta inutilmente perché non sarebbe stata capita, non in senso intellettuale, ma in senso morale, infatti per questa mentalità non c’è scandalo che i ricchi e i potenti si comportino come tali esportando il denaro, ma c’è, se lo fanno i poveri. Nel primo caso si tratta di un evento naturale paragonabile a un’ondata di calore o alla pioggia, nel secondo c’è sfacciataggine.
Eppure anche questo tipo di ragionamento mi era già noto, quello che mi colpisce è la pietas verso i commercianti, cioè verso una figura terza tutto sommato con un’immagine socialmente rispettabile, di solito questi discorsi hanno sempre una chiave autocommiseratoria. Poi, uscendo dal supermercato, mi arriva l’illuminazione la cassiera si considera parte dei commercianti in quanto lavora nel commercio. Per lei il fatto di essere una lavoratrice dipendente non fa differenza, sono tutti commercianti: è la variante spontanea del corporativismo.
In una poesia ispirata al suo viaggio a New York, La signorina e il Woolworth, Majakowski guarda con superiorità la commessa di un grande magazzino che filtrando con il poeta ben vestito lo scambia per un impiegato di Wall Street, insomma per il principe azzurro dei ruggenti venti che la libererà dalla povertà, e Majakowski conclude che in Russia dopo la Rivoluzione si hanno ben altri mezzi per risolvere il problema. Temo che nel frattempo anche in Russia abbiano rivalutato il metodo prediletto dalla signorina di New York. Insomma la situazione è questa, ma talvolta non farsi illusioni può aiutare a sopravvivere.
“Certo mi è venuto in mente, due giorni dopo, che avrei potuto almeno dirle che i soldi all’estero li portano le multinazionali che spostano la sede in Olanda o la bella gente che li mette in banca a Lugano, ma uno dei motivi per cui fin da giovane mi sono messo a scrivere è che ho la battuta pronta in differita, per cui la risposta giusta mi viene sempre in mente ore o giorni dopo, sicché non posso che consegnarla alla carta anziché al legittimo interessato.” Un’ottima, e non spesso esibita, teoria della letteratura – anche nella sua variante umoristica, che ti è per altro consona, Giorgio, se si sostituisce a “risposta giusta” “battuta pronta”.