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La riscoperta dell’alfabeto di Alessandro Conforti: “La mula e gli altri”

di Daniele Ruini

Per confrontarsi apertamente con i Grandi Autori ci vuole coraggio, e un po’ di incoscienza; qualcuno potrebbe parlare anche di presunzione, ma non sarebbe certo un termine appropriato per il libro di cui ci stiamo occupando. Non si percepisce infatti nessuna ombra di superbia nel modo in cui il parmense Alessandro Conforti ha voluto omaggiare l’esordio letterario del suo illustre concittadino Luigi Malerba, che nel 1963 si presentava ai lettori con la raccolta di racconti La scoperta dell’alfabeto (poi ampliata in seconda edizione nel 1971), dando il via ad una delle avventure più brillanti della narrativa nostrana. Davvero tanti sono i fili che collegano quel folgorante esordio alle 12 storie de La mula e gli altri: faccende semiserie di provincia (Il ramo e la foglia edizioni), a partire dall’ambientazione in una provincia-campagna parmigiana che non si concretizza in coordinate temporali precise ma che guarda ad un passato precedente la società dei consumi. E come già in Malerba, nemmeno in Conforti si coglie alcun rimpianto per un supposto contesto idillico ormai scomparso, anche se è vero che i personaggi irregolari protagonisti dei suoi racconti riescono ad attingere a una profondità che sembra invece preclusa agli altri.

Lasciando al lettore il piacere di scoprire le vicende che l’autore pennella con una scrittura essenziale in cui non c’è nulla di superfluo, basti qui dire che –esattamente come nella Scoperta dell’alfabeto (esplicitamente richiamato nel racconto che dà il titolo al libro, dove ritroviamo un vecchio alle prese col tentativo di imparare l’alfabeto)– a dominare La mula e gli altri è un tono tra il malinconico, il grottesco e il fantastico: è questo il filtro usato da Conforti per far emergere l’assurdità ma anche la grazia dell’esperienza esistenziale dei suoi personaggi. E non stupirà che questi ultimi siano spesso bambini o ragazzi, oppure adulti che hanno «la stessa incoerenza che si vede nei piccoli» (p. 46): il loro sguardo ingenuo si dimostra infatti ideale per far emergere punti di vista alternativi (si veda il brillante racconto rodariano L’ora di Grammatica) o per soppesare gli effetti del diventare adulti (così nel conclusivo La luna rideva, il cui narratore ci regala questa rivelazione: «Mi ci è voluto degli anni, per capire che avevo ragione da bambino»).

Il tema del passaggio del tempo, in effetti, occupa un posto rilevante nella raccolta di Conforti, anche questo sulla scia del Malerba della Scoperta dell’alfabeto (di cui, ne La mula e gli altri, ritroviamo anche la struttura sottilmente circolare: il primo racconto s’intitola L’Oceano, e dell’oceano si torna a parlare, sempre in maniera immaginifica, nella storia conclusiva). Il pensiero della fine suscita sgomento («Il buio che ci aspetta mi fa tanta paura» dichiara la protagonista di Elsa e Damiano), ma la morte è anche al centro di vicissitudini beffarde (come in Lazzari) o di metamorfosi stregonesche (come in Fiori di stramonio). E al motivo della caducità, spesso presente sullo sfondo, fanno da contrappunto manifestazioni di semplice tenerezza umana: un marito che mormora alla moglie addormentata sul divano che è ora di andare a letto (L’Oceano), o un nipote che, in visita alla nonna in una casa di riposo, sale le scale insieme all’anziana donna sentendo «le sue scapole sottili sotto il maglione in pile» che «s’alzano a ogni respiro» (Il castagnino).

Per parafrasare la conclusione del libro, quella suonata da Alessandro Conforti è una «musica delicata» e tutt’altro che banale, capace di regalarci uno sguardo pieno di stupore sui destini di esseri umani ai margini della Storia.

 

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ornella tajani
ornella tajani
Ornella Tajani insegna Lingua e traduzione francese all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di studi di traduzione e di letteratura francese del XX secolo. È autrice dei libri Tradurre il pastiche (Mucchi, 2018) e Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS, 2021). Ha tradotto, fra vari autori, le Opere di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato i volumi: Il battello ebbro (Mucchi, 2019); L'aquila a due teste di Jean Cocteau (Marchese 2011 - premio di traduzione Monselice "Leone Traverso" 2012); Tiresia di Marcel Jouhandeau (Marchese 2013). Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
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