A volte ritornano: ancora Sallusti su Giancarlo Puecher

di Orsola Puecher

Circa 15 anni fa Sallusti intervistato da Telese su Il fatto quotidiano riuscì ad assommare una serie notevole di falsità storiche che mi toccò smentire:

“L’amavo troppo la mia patria non la tradite…”

Rieccolo ieri sul Corriere della Sera, intervistato da Aldo Cazzullo, incredibilmente, che ripropone le stesse falsità.

Intervista

Non sarebbe deontologicamente corretto prima di pubblicare notizie storiche tanto sensibili informarsi e controllare le fonti?
Vergogna.

Gli amici di ANPI COMO con questo comunicato confutano e smentiscono questa nuova offesa alla memoria di Giancarlo Puecher Passavalli e della Resistenza come meglio non si potrebbe fare:

Risposta all’ intervista rilasciata da Alessandro Sallusti al Corriere della Sera.

L’intervista rilasciata da Alessandro Sallusti ad Aldo Cazzullo al Corriere della Sera del 14 aprile 2025 contiene una serie di falsità lesive dell’onore dei combattenti della Resistenza. Il tenente colonnello Biagio Sallusti non era un militare sprovveduto ma il comandante del distretto militare di Como, aderente al partito fascista repubblicano e primo seniore della milizia fascista. Aveva il compito di assistere i familiari dei prigionieri e la sua “assistenza” consisteva, come ampiamente dimostrato nel dibattimento processuale, in continue e reiterate vessazioni, violenze, percosse, insulti e minacce ai prigionieri. Nel dicembre 1943 presiede il tribunale, poi dichiarato illegittimo dalla stessa RSI, che condannerà a morte Giancarlo Puecher in un processo farsa. In nessun modo favorisce l’attenuazione delle condanne degli imputati come dichiarato. Gli unici ad intercedere a favore degli imputati sono l’avvocato difensore Gianfranco Beltramini e in parte il podestà Airoldi. Resta fedele fino all’epilogo al fascismo repubblicano e all’alleato nazista.

Biagio Sallusti non è stato fucilato dai partigiani bensì come esecuzione della sentenza di un regolare processo, emessa dalla Corte d’Assise straordinaria di Como, regolarmente costituita, oltre tutto dopo un ricorso respinto, e infatti la fucilazione avviene non all’indomani della Liberazione ma l’8 febbraio 1946. Ancora una volta il tentativo è evidentemente quello di distorcere la verità storica e processuale, dando in pasto all’opinione pubblica, grazie ad un’intervista dai toni vagamente colloquiali, una versione dei fatti totalmente inverosimile. Inoltre utilizzare l’ultima lettera di Giancarlo Puecher, martire della libertà e medaglia d’oro al valor militare della Resistenza, per accostarla volgarmente e subdolamente a quella di Biagio Sallusti, con lo scopo di porre sullo stesso piano due vite, due modi di pensare e di agire diametralmente opposti, come lo sono stati Puecher e la lotta resistenziale per la Liberazione da un lato, e Sallusti e la violenta e opprimente azione dell’apparato repressivo repubblichino dall’altro, ci si permetta di affermare con forza che è inaccettabile, oltraggioso e vergognoso. Così come riteniamo vergognoso il modo in cui le affermazioni contenute nell’intervista non siano state verificate prima della loro pubblicazione.

Manuel Guzzon. Presidente provinciale Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Como.

Sergio Simone. Presidente del Comitato comasco per le celebrazioni 80mo anniversario della liberazione dal nazifascismo.

Lauretta Minoretti Presidente dell’istituto di storia contemporanea “Pier Amato Perretta” Como

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5 Commenti

  1. Adesso il “Corriere della Sera” dovrebbe intervistare Orsola Puecher, per ristabilire una versione corretta dei fatti storici. Il Corriere non può lasciare questa storia “nelle mani” del solo Sallusti, che sa raccontarla solo falsificandola.

  2. Quindici anni fa lasciai un commento al post di Orsola Puecher. Negli stessi giorni ero invitato a una presentazione a Erba, e prima di parlare di scuola ricordai Giancarlo Puecher.
    Nel mio commento di 15 anni fa proponevo di portare a piazzale Loreto una foto di Sallusti e una di Luca Telese: fossi a Milano, ci aggiungerei volentieri anche la foto di Aldo Cazzullo

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