ANCHE NAZIONE INDIANA ESCE DA X
Anche Nazione Indiana lascia X, come già numerose realtà istituzionali e associative hanno fatto in tempi recenti in tutto il mondo. Il nostro sito ha sempre difeso la propria autonomia in rete, garantendo una massima accessibilità ai propri lettori. Ma Nazione Indiana, pur essendo un blog letterario, ha anche sempre rivendicato i principi dell’antifascismo e di un progetto democratico di società. Dopo l’acquisto di X da parte di Elon Musk, e dopo che, con la vittoria di Trump, X è diventato un organo di propaganda dell’offensiva reazionaria del nuovo governo statunitense e dei colossi economici che lo sostengono, ci pare insensato nutrire di nostri contenuti quella piattaforma. Come molti di voi prendiamo atto della necessità di animare nuovi ambienti di comunicazione e condivisione, che rispettino una concezione democratica, ossia egualitaria e libera, della società.
Abbandonate X anche voi!
D’ora in avanti ci trovate su BLUESKY.
E sul nuovo canale TELEGRAM
Evviva! Me ne rallegro! Io ho chiuso tutti i miei accounts social e e-mail perche’ ero stanca dello spam. Mi rendo conto di essere un estremista ma per il momento e’ cosi’. Inutile dire che il vostro formato su questo sito e’ effettivamente molto democratico, poiche’ mi consentite d’interargire senza creare uno specifico account di appartenenza. Ancora grazie per la vostra trasparenza.
Il vostro attivismo per combattere la fascistizzazione della rete sottraendo i contenuti culturali alle piattaforme naziste mi ha ispirata e vorrei farvi partecipi delle mie riflessioni. Vi seguo attivamente da circa un mese ma conosco l’esistenza di Nazione Indiana proprio dalla fondazione. Mi trovavo in quell’epoca a Parigi (anno 1996 ndr.) per scrivere la mia tesi in Filosofia. Consultavo il Fondo Manoscritti Simone Weil ( la filosofa ndr.) nella vecchia sede della Bibliotheque Nationale vicino al Louvre. Ne sentii parlare da qualcuno o li’ o alla Sorbona, non ricordo di preciso, ma sicuramente tramite il canale degli italiani expats a scopo di studio. Poi dopo la laurea non intrepresi la carriera universitaria e nemmeno quella intellettuale, quella artistica invece e’ diventata un insuccesso. Ma alla mia eta’ tutto fa brodo e ora mi lascio guidare dalla semplice curiosita’ verso cose che reputo interessanti per mantenere in esercizio il pensiero e la mia sfera democratica che solo con la condivisione e la socializzazione delle conoscenze e del dialogo si puo’ alimentare. Per fortuna la vostra perseveranza e la vostra sincera passione per la Cultura hanno fatto il miracolo: Nazione Indiana e’ ancora in pista e piu’ in salute che mai! Questo di per se’ e’ un fatto eclatante perche’ nel frattempo sul web e’ successo di tutto e sono scomparsi i dinosauri e riapparse altre forme di vita. Siccome ora per me questo luogo diventa un luogo dove si respira ossigeno, come un giardino pieno di piante, non solo ornamentali ( che i poeti del gruppo mi perdonino per questa povera metafora), se accettate che un’intrusa come me vi aiuti ad occuparsi del giardino, avrei gia’ osservato qualche erbaccia da estirpare (e chiudo qui la metafora bucolica prima che i poeti s’indignino seriamente e irrimediabilmente, inimicandomeli per sempre). Ho osservato che a fronte di moltissimo materiale, quasi tutto di pregio, i commenti siano molto avari. Dove ve ne siano molti invece, di solito sono espressioni di saluto o ringraziamento che si limitino alle tre righe. Solo in un caso ho visto un intenso scambio tra marxisti, ma a quel punto era un botta e risposta in cui si escludevano gli altri dalla conversazione. Proprio dalla riflessione circa la democraticita’ dei comportamenti in rete mi sono risolta a pensare che l’aspetto fondamentale di una democrazia e’ che ci siano delle regole e che queste vengano rispettate. Sin dal lontano 1968 se ne sono trovate di nuove per gestire l’immensa verbosita’ di quel Movimento, che fu di vocazione Democratica al 100%, checche’ ne dicano o abbiano detto nel tempo le parti avverse e abbiano tentato di criminalizzarlo assimilandolo ai prodromi del Terrorismo Brigatista. Penso alle assemble operaie alla Fiat ( immaginando lo scenario poiche’ avevo pochi anni per vivere l’esperienza in prima persona), quando per la prima volta gli operai presero la parola e volevano finalmente dire la loro, tutti, in massa. M’immagino che in quei momenti tutti stessero facendo un sforzo per esprimere il loro pensiero, magari incespicando sulle coniugazioni dei verbi, oppure sulla concatenazione dei concetti o aprendo digressioni che non si chiudevano. Un’avventura appassionante ma che si tramutava in un esercizio zen da parte di chi ascoltava! Io non so come si facesse a venirne a capo dopo ore e ore di discussion ma di sicuro sis ono dati un metodo e delle regole per riusire a nuotare in quell’immenso magma di parole. Infatti ci si dava dei tempi e ci si aiutava a vicenda con esortazioni del tipo:” ora iscritto a parlare e’ il compagno/a x, compagno/a arriva al dunque, compagno/a ritorna a bomba, compagno/a trova la conclusione, compagno/a hai ancora 5 minuti di intervento”. Si’ m’immagino questo e so per certo che anche nella presa delle decisioni si costrui’ una Democrazia Operaia. Mi fermo qui con l’immaginazione poiche’ sono certa che qualcuno sia piu’ documentato di me avendo studiato I movimenti operai di quegli anni. Fu un momento di grande creativita’ comunicativa sicuramente debordante rispetto a qualunque schema teorico conosciuto. Mi avvio alla conclusione quindi con alcune proposte di regole. 1) abolire I commenti inutili che esprimano solo piaggeria, quali grazie per la segnalazione del testo, complimenti, bello, e via discorrendo. Questo tipo di commenti sono usuali sui socials, i luoghi tossici da cui vogliamo proteggerci. 2) Pubblicare un commento di minimo 5 righe dove sia espresso un pensiero proprio. Uno puo’ anche ringraziare ma per condividere quello che ha preso lo dovrebbe spiegare, poiche’ ogni ricevente del messaggio riceve quello che sceglie e non e’ detto che sia quello che voleva esprimere l’autore. Credo sia importante anche trovare un limite massimo per i commenti in numero e durata. Propongo: 3) pubblicare un commento di massimo venti righe ( lo so ho sforato, ma si tratta di proposte programmatiche, pardon). 4) Reiterare I commenti allo stesso testo per un massimo di tre volte, per non monopolizzare la discussione e lasciare spazio ad altri. A questo punto termino dicendo che sarebbe carino raccogliere queste regole sotto il titolo: kit per postare I commenti. Se qulacuno tra gli autori vuole creare un kit per postare I materiali di testo o di imagine ben venga. Ora lascio a voi il turno di risposta, se volete e se pensiate che ci sia bisogno di regole minime e semplici per valorizzare gli astanti. Grazie.
Barbara, veleggiamo verso il quarto di secolo di esistenza in vita e ne abbiamo viste di ogni. Fidati, mettere regole ai commenti, così poco usati in questi anni “social” (prima, per assurdo, era un delirio, non so dirti cosa preferisco) è abbastanza inutile.
Ciao e ben arrivata. G.
Come non detto, torno sui socials. inoltre non posseggo i natali per stare su un blog radical chic come il vostro. Non mi chiamo Puecher, non ho doppio cognome, il mio “di” Leo, non e’ un’apposizione nobiliare.
Sì in effetti sono io che mi chiamo, e con orgoglio, Puecher, ho anche il doppio cognome, Passavalli, che testimonia il passaggio dei miei avi dal Tirolo all’Italia, nobili ma solo nello spirito. Ed è anche grazie al loro sacrificio che siamo ancora qui a raccontarcela.
Non preoccuparti, Barbara, neppure io ho il doppio cognome (non ho neppure il “di” nel cognome), ho un mutuo da pagare, due figlie da mantenere, forse sono radical ma non di certo chic (mi vesto malissimo).
Ma sono educato.