Terzo millennio: dalle “Lezioni americane” di Calvino a Massimo Onofri

di Pasquale Giannino

Il primo quarto del ventunesimo secolo è appena trascorso. Rileggere Lezioni americane di Italo Calvino è quanto mai opportuno. La scelta del titolo fu un’idea di sua moglie Esther. Scaturì da una domanda di rito che Pietro Citati rivolgeva a Calvino, in quell’ultima estate in cui l’opera prendeva forma, nella prospettiva delle conferenze che lo scrittore avrebbe dovuto tenere all’università di Harvard nell’anno accademico 1985-1986: “Come vanno le lezioni americane?”. Il titolo inglese, pensato dall’autore, chiarisce il senso e il valore del libro: “Six memos for the next millennium”. Si tratta di una galoppata nello spazio e nel tempo, fra i grandi autori della letteratura mondiale. Lo scopo non è uno sfoggio di erudizione, come potrebbe sembrare a un lettore distratto. È quello dichiarato di dedicare tali conferenze “ad alcuni valori o qualità o specificità della letteratura che mi stanno particolarmente a cuore, cercando di situarle nella prospettiva del nuovo millennio”. Calvino si interroga “sulla sorte della letteratura e del libro nell’era tecnologica cosiddetta postindustriale”. Egli nega l’intento d’avventurarsi in tali previsioni. Di fatto, ne risultano degli scenari futuri. Ora, la componente soggettiva è presente e dichiarata. Un esempio, fra tanti: “Nei tempi sempre più congestionati che ci attendono, il bisogno di letteratura dovrà puntare sulla massima concentrazione della poesia e del pensiero”. Ma pare che tale auspicio sia stato ampiamente smentito dai fatti. La poesia è pressoché scomparsa dalla produzione narrativa e il pensiero, quando non latita, è tutt’altro che concentrato e profondo. In ogni caso, egli fornisce delle chiavi, per entrare nel mondo della creatività letteraria e intraprendere un viaggio orientato all’essenza del racconto e del romanzo, ossia cogliere le forme e i valori specifici della letteratura: quegli aspetti peculiari del narrare che, in quanto tali, si possano situare nella prospettiva del nuovo millennio.

Bene, il valore di queste conferenze non è certo quello predittivo di una teoria scientifica, che non possono avere: è il fatto che forniscono dei criteri, in gran parte condivisibili, per giudicare la qualità di un’opera letteraria. Seppur nei limiti posti dalla sensibilità, dalla cultura e dai gusti del singolo, possono offrire un antidoto molto efficace contro la confusione dilagante fra il successo commerciale di un’opera e il suo valore letterario; fra la letteratura di mero intrattenimento e quella che sa regalare pagine dense di pensiero, bellezza e poesia.

Il punto è che oggi siamo andati ben oltre il fenomeno della letteratura dozzinale destinata alle masse, che già negli anni Sessanta Dwight Macdonald denunciava nel celebre saggio Masscult and Midcult. Oggi è esploso il fenomeno dei booktoker. Ragazze e ragazzi popolari nei social – sovente giovanissimi – che ammiccano ai numerosi follower, sventolando libri dalla copertina sfavillante. Molti di loro seguono a occhi chiusi i consigli di lettura che ascoltano dall’influencer culturale di fiducia, e il successo commerciale del libro è garantito. Poi c’è un fatto nuovo, rispetto ai meccanismi perversi del Masscult: il self publishing. Qui l’industria editoriale che insegue i gusti del pubblico e li condiziona non ha colpe. Semmai, ce le hanno i social. Il caso del generale Vannacci è da manuale. Sono i social che hanno montato lo scandalo intorno al volume pubblicato dall’alto ufficiale dell’esercito in modalità self publishing, Il mondo al contrario, alimentando la curiosità morbosa dei lettori. La società di massa che acquista il libro non è più quella corrotta dalle pubblicazioni dozzinali, confezionate ad arte dall’industria editoriale in nome del profitto. È quella di oggi, fortemente influenzata anche dai social media. Ora, dovrebbe essere ovvio che il successo commerciale di un’opera non è garanzia di qualità letteraria, e tantomeno condizione sufficiente perché l’autore lasci una qualche traccia nella storia della letteratura mondiale. Il mercato non può pretendere di stabilire la qualità di un prodotto in base alle vendite. Ma il rischio di un vero e proprio cambio di paradigma è reale.

Veniamo al caso di Massimo Onofri, il critico letterario e scrittore del quale Inschibboleth Edizioni ha avviato una lodevole iniziativa editoriale: la pubblicazione dell’opera omnia. Di solida formazione filosofica – è stato allievo di Lucio Colletti e Gennaro Sasso – ha intrapreso un articolato percorso nella critica letteraria e nella teoria della critica, fino all’approdo maturo e consapevole verso la scrittura tout court e la prosa sperimentale. È su quest’ultima che intendo soffermarmi. Isolitudini. Atlante letterario delle isole e dei mari (La nave di Teseo, 2019) è forse il libro più interessante da leggere e analizzare, per le ragioni che mi accingo a esporre. Di primo acchito, potremmo dire questo: è un’opera inclassificabile. Ma è proprio tale difficoltà evidente che incoraggia a superare l’impasse iniziale e ad approfondire l’opera. Il viaggio letterario, filosofico ed esistenziale che il lettore compie sotto la guida esperta e sicura di Onofri, si svolge attraverso l’inanellarsi di centinaia e centinaia di paragrafi brevissimi. Ognuno di essi ha una sua compiutezza, di contenuto ed espressiva. I registri utilizzati sono vari: dalla stringata descrizione dei luoghi a mo’ di guida turistica a quella tipica e puntuale della storia dell’arte – disciplina che l’autore mostra di padroneggiare – fino al linguaggio limpido e rigoroso della buona divulgazione scientifica. Non manca la componente narrativa: ne parlerò più avanti. Il prologo e l’epilogo meritano di essere letti in successione, prima di iniziare l’avventura del viaggio. Forniscono i motivi profondi dell’opera, che Onofri porge al lettore con il garbo e la delicatezza di una prosa poetica, evocativa, struggente.

Sono tanti gli autori del presente o del passato che accompagnano il lettore, nei molteplici percorsi che egli può intraprendere secondo il criterio che predilige: seguendo gli autori, i miti, i personaggi dei romanzi, i luoghi reali o immaginari della letteratura… La loro presenza è viva, concreta, vibrante. Il lettore incontra il loro estro creativo, lo guarda in faccia, lo sente palpitare; entra nell’animo di ognuno, affollato di gioie o dolori: li condivide, li sente propri, attraverso i brani letterari o i frammenti biografici, che Onofri gli dona con umanità e naturalezza – senza soluzione di continuità fra un momento e l’altro – come se fossero tutti rami di uno stesso albero. Bene, sono molti gli autori scelti che, ricordando Macdonald, appartengono alla letteratura popolare o di massa. Isolitudini non è un libro di critica letteraria ma, inevitabilmente, tali scelte mostrano una totale mancanza di pregiudizi verso la letteratura popolare del passato o quella di massa contemporanea. Dal misticismo di Poe al positivismo di Verne, passando per Lovecraft, all’Intrigo alle Baleari di Agatha Christie ambientato nell’isola di Maiorca… dopo aver dedicato ampio spazio all’opera e alla figura di Salgari, Onofri compie una ricognizione nella letteratura di genere. È un’operazione molto interessante, perché elimina una volta per tutte il residuo ideologico, che vizia il dibattuto saggio del critico e sociologo statunitense: la letteratura di massa è esclusa, in quanto tale, dalla produzione che possa avere un qualche valore letterario. Non solo. Macdonald relega tutti i prodotti hollywoodiani nella paccottiglia del Masscult. Onofri cita Lo squalo di Spielberg. Di tanto in tanto, il Masscult fa capolino nell’opera. Ma l’intento non è quello di additarlo, escludendolo dalla produzione degna di essere considerata. La dinamica tra la cultura alta o d’élite che dir si voglia e quella di massa non appare di tipo dialettico. Piuttosto, il Masscult si presenta come sfondo. Si manifesta come il contesto culturale contemporaneo, in cui si realizzano creazioni letterarie e artistiche di qualità e non solo dozzinali. E qui emerge, in tutta la sua rilevanza, il ruolo della critica. Essa non può limitarsi ad assecondare i risultati commerciali stabiliti dal mercato. Una critica siffatta sarebbe corriva, inutile se non dannosa. Il cambio di paradigma non può avvenire. La critica deve continuare a esprimere giudizi di valore. È un concetto che Onofri ha formulato e sviluppato ampiamente, nel corso della sua ricerca teorica, la quale oggi è raccolta per intero nel terzo volume che Inschibboleth gli ha dedicato: La critica in contumacia (2023). Isolitudini è il frutto concreto e coerente di questa complessa e articolata elaborazione teorica. Il risultato è notevole: da una parte, si supera il preconcetto ideologico verso la letteratura di massa; dall’altra, si respingono le pretese di quanti vorrebbero che la critica si astenesse dal giudicare il valore di un’opera, entrando nel merito di ciò che essa offre realmente al lettore.

Dicevo della componente narrativa. Si sviluppa in un modo discreto, mai invadente, tra fulminanti schegge autobiografiche, gustosi aneddoti, bozzetti di vita… e un racconto che si dipana lungo il labirintico viaggio. Ha per protagonista Torquato Anselmi, un personaggio enigmatico e tormentato, che Onofri presenta come il suo grande amico pittore. In realtà, lo tratteggia mostrando di conoscere ogni sfumatura del suo animo. Sin dall’inizio, lascia presagire il tragico epilogo della drammatica vicenda artistica e umana che lo travolse. Chi è Torquato Anselmi? Un personaggio reale? Un personaggio immaginario, sbocciato dall’inesauribile filone della grande letteratura fantastica erudita alla Borges? È il suo alter ego? Ogni congettura è lecita, ma non importa saperlo. Ciò che conta è sapere che egli è l’emblema dell’isolitudine estrema: quella che conduce fatalmente al suicidio. Ora, se la vicenda esistenziale di Torquato riuscirà a coinvolgere il lettore; se lo aiuterà – per confronto o differenza – a costruire il senso della propria vita… ebbene, l’opera sarà compiuta, Isolitudini e quella di Onofri nel suo complesso. In caso contrario, a viaggio ultimato, offrirà al lettore innumerevoli altri percorsi letterari, geografici, artistici, esistenziali… che egli potrà intraprendere in autonomia – o auspicabilmente guidato dall’autore – alla scoperta di altre isolitudini e nuovi profondi significati.

C’è un aspetto che può spiazzare il lettore. La tendenza all’enciclopedismo, del quale Onofri sembra compiacersi. Per parte mia, la chiave di lettura più efficace è quella fornita da Calvino nella quinta conferenza dell’opera incompiuta, dedicata al valore della molteplicità, l’ultima che la natura gli diede il tempo di completare. Dopo aver citato un brano di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda, sulla “molteplicità di causali convergenti”, scrive: “Ho voluto cominciare con questa citazione perché mi pare che si presti molto bene a introdurre il tema della mia conferenza, che è il romanzo contemporaneo come enciclopedia, come metodo di conoscenza, e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo”. Dunque, cos’è Isolitudini? Attribuendo alla componente narrativa una rilevanza maggiore di quella apparente – attraverso tale chiave di lettura – un critico ambizioso potrebbe azzardare un’ipotesi: è un vero e proprio romanzo, esistenziale, enciclopedico e ipertestuale. Per quanto mi riguarda, invece, il valore dell’opera risiede proprio nell’impossibilità di classificarla e nella sua enciclopedica incompiutezza. Lascio i tentativi di classificazione agli studiosi. Preferisco chiudere tornando alle premesse dell’articolo.

Calvino si interrogava sulle sorti della letteratura e del libro nel nuovo millennio. In questo primo quarto del nuovo secolo appena trascorso, è ancora presto per trovare una risposta soddisfacente. Onofri ha indicato una strada. Isolitudini è un esperimento molto interessante dello scrittore, per la coerenza che mostra rispetto al critico e al teorico. Ce ne sono altre da percorrere, nella convinzione che sia ancora possibile fare della buona letteratura e che i libri debbano sopravvivere, perché sono parte integrante di noi, delle nostre vite; perché sono dei compagni di viaggio preziosi, che possono anche dare un senso alla vita.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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