Un genere anglosassone (Letteratura e diritto #2)
di Pasquale Vitagliano
Le ragioni per le quali il giallo è (stato) un genere principalmente anglosassone sono quelle che hanno fatto nascere in quell’area geografico-culturale il giornalismo delle note 4 domande. Sistema di autogoverno delle comunità cittadine, rete capillare di giudici di pace, cioè onorari di prossimità, modello accusatorio e non indiziario del processo penale (i fatti vanno provati in udienza davanti ad una giuria), sono elementi che formano cittadini che non percepiscono la giustizia come una statua incombente e lontana con bilancia e spada. La vicinanza solletica anche la curiosità. Ecco l’attenzione verso le notizie di cronaca. In Italia il percorso è stato molto diverso. I giudici sono quelli che incarcerano Pinocchio e i giornalisti hanno ambizioni di letterati. Per lungo tempo qui da noi sarebbe stato impensabile un film come L’asso nella manica di Billy Wilder in cui il protagonista va alla ricerca dello scoop della vita per un piccolo giornale di Albuquerque.
Leonardo Sciascia fu il primo a rompere il tabù del poliziesco, al punto di pagarne pegno in prima persona, considerato in alcune antologie scolastiche non come un classico ma come autore di gialli. Per il grande scrittore siciliano il primo detective della storia è stato il profeta Daniele. È lui che risolve il caso dei due vecchioni e così salva Susanna dalla condanna. Lo stesso episodio lo analizza Bruno Cavallone, anche come docente di diritto processuale civile, considerandolo un paradigma della necessità del controesame dei testi ai fini della fondatezza della prova. Nella letteratura bisogna aspettare il XIX secolo per trovare il vero primo detective nella storia. Si tratta dell’ispettore Bucket nel romanzo Casa Desolata di Charles Dickens. Anche se, a dire il vero, dei proto-investigatori li troviamo ne L’assassino del motorista Rolsen del norvegese Maurits Hansen del 1839 e nel celeberrimo I delitti della Rue Morgue di Edgar Alla Poe del 1841.
Intanto cosa è accaduto in Italia? Se la collana Urania-Mondadori dà il nome di “giallo” al genere, va riconosciuto che questi libri sono sempre stati considerati di serie B, libri adatti per le stazioni ferroviarie. La storia cambia nella metà degli anni ’90. Anche se Carlo Lucarelli inaugura la saga del suo commissario nel 1990, è nel 1994 che esce il Birraio di Preston di Andrea Camilleri e un anno dopo L’alligatore di Massimo Carlotto (per cronaca, egli stesso condannato a 16 anni di carcere per un’accusa di omicidio, dopo sei anni ha ricevuto la grazia dal presidente della Repubblica). Perché le date sono importanti? In televisione nel 1984 ebbe un successo stupefacente la serie del commissario Cattani de La Piovra (l’ultima stagione è del 2001), interpretato da Michele Placido. Ma soprattutto scoppia nel 1992 Tangentopoli. La lotta alla corruzione politica e alla Mafia con le stragi del ‘93 fanno dei magistrati degli eroi. Tantissimi lo sono stati davvero. Molti ne hanno assunto solo la postura. Alcuni si sono mossi sul proscenio come calciatori o star dello spettacolo. Altri ancora sono diventati autori di polizieschi. Nel 2000 esce Romanzo criminale del giudice Giancarlo De Cataldo. Il grande successo ottenuto è la consacrazione definitiva del genere sugli scaffali della letteratura. Nel suo ultimo libro Per Questi Motivi (il PQM delle sentenze, che precede il dispositivo, ovvero la formula conclusiva). Autobiografia criminale di un paese (SEM, 2024), egli ha tentato di “illustrare come si arriva ad una sentenza”, in casi da lui non trattati, e “come possono aver ragionato i giudici e come possiamo ragionare oggi, a tanti anni di distanza dai fatti”. Ecco, aspettiamo con curiosità che scriva (lo ha preannunciato egli stesso in un’intervista) anche sull’omicidio di Marta Russo, essendo stato giudice relatore nel relativo processo. Intanto sul caso vi consiglio di leggere Polvere di Chiara Lalli e Cecilia Sala.