Che bello essere ossessivi. Per Gianluca Garrapa
di Leonardo Canella
0. senti che ritorna, ossessivo. Tanto ossessivo. Ossessivo ti ritorna e ritorni ossessivo su quello che TU hai detto scritto fatto. Ossessivo. Tanto. Per umbram putrida gutta cadebat, ossessiva pure lei. La goccia. Che cade. E tu oggi OSSESSIVO prepari il tuo sughetto al pomodoro preferito che c’è caduta una goccia di moccio (il tuo) nel tuo sughetto al pomodoro preferito, gocciagutta cadebat (cfr.supra). Che tanto la Polly non se ne accorge, pensi OSSESSIVO. NO, se ne accorge! Forse no! Ossessivo.
1. Un lungo momento di assenza di Gianluca Garrapa c’ha la goccia pure lui. Ossessivo. 73 pagine di frasi brevi, una accanto all’altra. Un tappeto sonoro di frasi accostate ossessive che strattonano il flusso della trama (per chi legge un fastidio, voluto. È la goccia di muco nel tuo sughetto al pomodoro preferito, gutta cadebat…). Dici narrativa, ma della trama c’è solo l’eco. Ossessiva pure lei. Se stacchi le frasi fra loro ne ottieni pepite di pixel lucenti. E autonome. Poesia, diresti.
2. anche Gianluca Garrapa (1975) è risucchiato dal 1970, il baricentro di una generazione titillata dai media elettronici. ‘Sii breve e leggero’ c’è scritto nel DNA di questi autori. E comico. La lunghezza non fa per loro, si annoiano in fretta. Se provano a fare narrativa, magari, la spezzettano. Gettano ponti sul flusso della trama con moduli separabili (capitoletti, frasi). E intercambiabili, anche. Un’ondata di oralità titillante. Se ne vuoi sapere di più ti consiglio l’Antologia di RicercaBo. Laboratorio di nuove scritture (2007-2023), Manni 2024. E’ l’unica antologia italiana a incastrarsi fra le dita dei piedi, nel caso.
3. ora vai su Facebook. Garrapa fa palestra di scrittura sui social. Io gli scrivo: “Gianluca, se senti prurito alla chiappe sono io che sto scrivendo di te”. Ho fatto copia e incolla di un messaggio su WhatsApp. È un frammento di vita, un po’ scontato, un po’ facile. Vivo, forse. Fragile, zampetta e fa puzzette sulle altre parole di questo testo. Ecco, la mia generazione fa tante puzzette. La tecnologia elettronica ci fa fare tante puzzette. Ed è cosa buona.
4. così su Facebook Gianluca fa giochi di parole. Puzzette. Una sua foto, pochi oggetti, una parola ‘scartata’ (‘oltraggio al pubico pudore’). Vai a vedere. Puzzette profumate (non tutte di uguale intensità). Vita acchiappata. È la goccia che cade sulla tua lingua e attiva le papille gustative del pensiero, dei sensi. La Polly tettinedorate sul divano con le Nughette di Canella, la Dimmy dirimpettaia che spara al marito, il profumo del tuo sughetto al pomodoro preferito con goccia di moccio, la TV a tutto volume. Gutta cadebat…Un attimo bello così, da vivere. Ossessivo.
5. Un lungo momento di assenza. Il nome di Ramon, il protagonista, è ripetuto ossessivo. Gutta cadebat…Goccia che cade centinaia di volte e crea un’eco sulle altre parole intorno a sé. Un tappeto sonoro di frasi accostate ossessive che strattonano il flusso della trama, ti dicevo. Ramon è l’autore che spinge la sua mente, i suoi sensi a iniettarsi ossessioni e allucinazioni, per umbram putrida gutta cadebat...L’autore è cavia di se stesso. Mi piace pensare che Gianluca sia felicemente inquieto, umorale. Beati gli inquieti (leggo che è counselor a orientamento psicanalitico. Che non so cosa voglia dire).
6. Eccoti infine cinque gocce del testo che cadono ossessive: “1) Ramon galoppa sulla follia e il mondo lo vede surfare sull’onda della creatività. 2) Ramon accoglie tuttavia le allucinazioni perché col tempo ha esperito che sono fessure oltre le quali si può scorgere l’oscuro passato. 3) Ramon non è mai soddisfatto di sé e dopo cena si mette di buona lena a distruggere tutto quello che ha scritto fino a quel momento. 4) Ramon non sapeva che l’allucinazione è più sopportabile della realtà. 5) Ramon segue il volteggio elicoidale di una foglia di tiglio, dehors del bar, terrazzo sul fiume, la plastica ruvida….”.