Le precarie e i precari dell’università in piazza il 29 novembre
[Ricevo dall’amica Chiara Portesine e molto volentieri pubblico il comunicato stampa dell’Assemblea Precaria dell’Università di Pisa.]
Comunicato stampa 29 Novembre
Contro tagli e precarietà, blocchiamo l’Università! – L’Assemblea Precaria Universitaria di Pisa scende in piazza contro la Riforma Resta-Bernini e i Tagli al FFO.
Come lavoratorə della ricerca precariə di Università di Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore ci siamo riunitə in assemblea per protestare insieme contro i tagli al FFO e la riforma Resta-Bernini del preruolo universitario (ovvero del precariato) e per partecipare allo sciopero generale del 29 novembre.
Le nostre rivendicazioni sono chiare: da un lato, i tagli al FFO costringono gli atenei italiani a fare i conti con risorse ridotte, mettendo a rischio la sostenibilità economica e sociale delle attività di ricerca e formazione; dall’altro, la riforma del pre-ruolo penalizza soprattutto lə lavoratorə più vulnerabili, puntando a istituire contratti ancora più precari. Questo, nell’ottica di consentire alle università italiane di rimanere a galla nei prossimi tempi di magra, a scapito e con forte umiliazione delle categorie professionali che – pur già vessate – rappresentano le strutture portanti sulle quali principalmente si basa l’intero sistema dell’università pubblica in Italia, con l’effetto di impoverirlo ancora di più.
“Abbiamo sentito l’esigenza di riunirci, riflettere sulle ripercussioni della riforma sulle nostre vite, sulla qualità del nostro lavoro e soprattutto sull’impatto che questa può avere a livello socio-economico sul sistema Italia. Ci siamo confrontati sulle modalità della mobilitazione e abbiamo scelto di renderci visibili e proporre azioni collettive affinché la nostra voce possa risuonare in maniera più forte, facendoci spazio anche all’interno dei nostri dipartimenti, cercando l’alleanza con il personale strutturato, il personale tecnico-amministrativo, il personale esternalizzato, la componente studentesca e mettendoci in rete con le Assemblee precarie simili alla nostra nate in tante altre città. La nostra ricerca è un lavoro, vogliamo che venga trattata come tale” dichiara unə partecipante all’Assemblea.
Il 29 Novembre aderiremo allo sciopero e parteciperemo al Corteo cittadino convocato alle 10 in Piazza XX Settembre, riunitə insieme dietro a uno striscione che è un grido collettivo: “Contro tagli e precarietà, blocchiamo l’università!”, per ribadire come le politiche del MUR mettano a rischio il futuro del sistema accademico.
Lə manifestanti precariə daranno voce alla propria protesta con una serie di interventi in merito alla riforma del precariato Resta-Bernini. Dottorandə, borsistə, assegnistə, RTD-A e Tempi Determinati in generale rappresentano le figure che più hanno a che fare con la materialità del fare ricerca e sulle quali si scaricano i tagli ai finanziamenti, in una correlazione causa-effetto tra gli stessi tagli al FFO e la loro progressiva precarizzazione. Invece di aumentare il numero di posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato, vengono banditi assegni e borse perché costano di meno. La riforma prevede nuove forme di contratto ancora più brevi, con salari ancora più bassi e ancora una volta non sottoposti alla contrattazione collettiva. Ad esempio, l’istituzione delle “borse di assistenza alla ricerca” porterebbe sempre meno tutele e diritti e verrebbe meno l’indennità di disoccupazione, conquistata solo (recentemente) nel 2017 per gli assegni e titolari di borse di dottorato.
“Abbiamo in media più di 30 anni, lavoriamo 10-12 ore al giorno, con contratti che hanno una durata massima di 3 anni, spesso che si rinnovano annualmente. Su ciascunə di noi pende una condanna: una data di scadenza, quasi fossimo dei prodotti deperibili. I nostri contratti cambiano da finanziamento a finanziamento, da un’università all’altra e da un dipartimento all’altro. Non siamo sottopostə a una contrattazione collettiva e questo ci impedisce di iscriverci a un sindacato, non abbiamo ferie, malattia o maternità, non abbiamo accesso ad assicurazioni sanitarie, ai fondi pensione e veniamo obbligatə a iscriverci alla gestione separata dell’INPS come parasubordinati per farci versare dei miseri contributi. Al contempo, siamo esenti dal pagamento dell’IRPEF, che ci tiene fuori dall’accesso a una serie di detrazioni e diritti. Tutto ciò ha un impatto negativo sulle nostre vite personali e sul piano emotivo, oltre che sulla nostra resa lavorativa. Ci viene richiesta costanza nel performare la nostra eccellenza, in un ambiente spesso altamente competitivo, dove non c’è spazio per crisi esistenziali o mostrare cenni di ansia e depressione, cadendo spesso nella trappola di sentirci comunque privilegiatə a fare un lavoro che ci piace”. Sono queste le parole di un altrə partecipante all’Assemblea Precaria, che continua “Vogliamo finanziamenti congrui e stabili che permettano la nostra assunzione come personale strutturato, con contratti veri, sottoposti alla CCNL, per garantirci una vita dignitosa”.
Nella pagina Instagram dell’Assemblea Precaria di Pisa (@assembleaprecariapisa) e in una cartella Drive condivisa nei giorni precedenti allo sciopero abbiamo fatto circolare materiali e documenti per organizzare la protesta. Tra le iniziative, un vademecum come invito a scioperare per il personale strutturato e non, un modello di mail di adesione allo sciopero, da impostare come messaggio di risposta automatica nella giornata del 29 novembre, dei volantini da appendere presso uffici e dipartimenti per sensibilizzare alle ragioni dello sciopero, dei cartelli da portare con sé durante la manifestazione.
Ma l’Assemblea guarda anche al post 29 Novembre: “La nostra mobilitazione non si ferma. Stiamo programmando momenti d’incontro e sensibilizzazione a livello pubblico. Abbiamo bisogno di tutto il supporto delle nostre comunità accademiche e della cittadinanza intera. Dobbiamo creare coscienza collettiva intorno a questi temi, affinché sia chiaro che se noi “spariamo”, gli effetti della nostra scomparsa avranno un impatto sulle vite di tuttə. Per questo dobbiamo renderci visibili, attivare degli spazi di partecipazione pubblica al di là dei momenti organizzati a livello nazionale” riporta un altrə membrə, dell’Assemblea precaria, che conclude “questa mobilitazione non riguarda solo il nostro personale futuro. L’Italia deve poter continuare a giocare un ruolo come Paese capace di produrre conoscenza e innovazione nell’università pubblica. Non possiamo accettare che il nostro sistema universitario venga impoverito a scapito della qualità della ricerca, della formazione e della giustizia sociale”.
Unitə, scioperiamo e scendiamo in piazza il 29 Novembre!