La nuda

di Sara Sermini e Elena Gargaglia

[per Nino Aragno editore è uscito La Nuda, di Sara Sermini – testi – e Elena Gargaglia – fotografie. Con una nota di Andrea Cortellessa. Pubblichiamo alcuni estratti scelti da Sara Sermini, che ringraziamo]

 

 

[Dalla sezione “soggettive”]

Entra da destra nel quadro, la zampa levata, l’occhio giallo (si intuisce) acuto nella pelle tesa: una capra d’ossa appesa accanto alla porta di una cella. Una capra nomade, fuori e dentro due pupille a penzoloni. Un corpo – ora tronco di larice addobbato di muffe e licheni, i più cangianti. Guarda che ciondoli. Come nei giorni strabici della festa.  Quando nessuno può tagliare la corda.

 

[Dalla sezione “campi”]

Decor

La pelle di capra griffata splende sotto le lampade al neon. Minimal chic per gli interni. In terrazza il caffè è servito in tazze d’oro. Al Fondaco dei tedeschi i commessi parlano cinese. Di nicchia è la concia delle pelli. La nuda già lo sapeva, è scesa dal trono. Ora si ripara la pelle da sola. Si cuce le palpebre, spinge l’ago contro un ditale d’osso. Se cade in acqua, si stende al sole zuppa sul bordo del canale. A volte geme come i cormorani in amore. È indecorosa uno ha detto stornando gli occhi al bancone.

Marsia

Voleva calze di nylon seamless, diceva, ma la commessa non capiva la parola. Seamless significa senza cuciture, ma è anche un modo per dire le cose che trapassano banali come neve al sole: la mela rigonfia che cede al suo lusso e si stacca dal ramo crepandosi a terra; la regina che mite si accascia sulla moquette di velluto, come un agnello da latte scampato al macello. Raccogliendo frammenti sparsi di suono, la commessa rispondeva che no, non ci sono, che i modelli nude look stanno tutti lassù appesi al muro.

 

[Dalla sezione “note per un’apparizione”]

(Ischeletrire — lo appunto qui. Annoto la bocca asciutta. Ripeto. Riprovo. Mastico a vuoto. Gli apparimenti iniziano per progressive sparizioni. Bianca è la cava dove la lingua abbocca)

*

Ischeletrendo nel cavo della notte, le cose si contano da sole — la sponda del letto dice la luna lo stolto insepolto guarda i resti conglobati alla terra.

                                   Si tenga nel salone d’onore la lucidatura delle sue ossa nel sole che filtra dai muri la nuda che danza ritrosa su cumuli bianchi di mare seccato

*

Un mucchio di conchiglie scricchiolanti

sotto ai piedi non c’è quasi più il mare.

Quel che resta nella sabbia melmosa

è un quadro senza impronta

una donna che sguscia via lenta

*

Disegna senza riga e matita senza aprire il compasso

traccia a mano

libera la mappa dal suo abbandono.

Tra i rovi di more il sentiero strisciato a colpi di reni

(una goccia di succo appassisce

sulla carta bianca)        la nuda

domanda a distanza

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silvia contarini
silvia contarini
Vivo a Parigi e insegno all’Université Paris Nanterre. Ho pubblicato, anni fa, testi teatrali, racconti, romanzi (l’ultimo: I veri delinquenti, Fazi, 2005). Ho tradotto dal francese saggi e romanzi. In ambito accademico mi occupo di avanguardie/neoavanguardie, letteratura italiana ipercontemporanea, studi femminili e di genere, studi postcoloniali e della migrazione (ultima monografia: Scrivere al tempo della globalizzazione. Narrativa italiana dei primi anni Duemila, Cesati, 2019). Dirigo la rivista Narrativa (http://presses.parisnanterre.fr/?page_id=1301). Leggo i testi che ricevo via Nazione Indiana; se mi piacciono e intendo pubblicarli contatto l’autore, altrimenti no. Non me ne vogliate.
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