From the river to the sea
di Yael Merlini
From the river to the sea
I do not wish to speak about our blood-stained houses
nor do I wish to speak about your streets filled with shards of glass and exploded furniture, empty of breath
and I do not wish to speak about the doll holding your lifeless hand
because I need to talk about the deep love we both have for this land
because I need to caress our homes’ carpets embroidered with hopes
because I need to hear the song of the olive pickers in harvest season
because I need to breathe in the scent of orange fields in which we lose ourselves in lovemaking
because I need to remember the whiskers of milk on your little mouths without patience
because I need to listen to the samovar bubbles on the living room table between feet marked by tongue-less wrinkles
I do not wish to speak about the blown up dreams
nor do I wish to speak aloud my anger for your indifference
because I need to feel the Shabbat bringing silence into my body
because I need you to hear the call to the prayer
I do not wish to speak about the lies we have been told by our peoples nor I do wish to speak about the grief we are stealing from each other
because I need to listen to the sand that holds ancestral stories
because I need to nurture the resilience we both need to dissolve fears and walls
because I need to make space for my and your right to return
because I need to believe in that moment when my child and your child will only be busy with love troubles.
*
Sono pronta a perdere la vostra approvazione
piuttosto che perdere la mia compassione
Sono pronta a raggiungere il fondo delle mie viscere
piuttosto che rimanere dimezzata
Sono pronta a setacciare i miei occhi
piuttosto che indagare occhi altrui
Sono pronta a perdere le mie sicurezze
piuttosto che sostenere uno status quo insicuro
Sono pronta a rinunciare al mio diritto al ritorno
piuttosto che perdere i miei figli
Sono pronta a perdere la mia comunità
se stanno perdendo la loro umanità
Sono pronto a perdere la mia estetica in amore
piuttosto che perdere la mia resilienza
*
it’s time to make our way home
my and your eyes under the floor
it’s time to find home
in the dry water of grape leaves
it’s time to re-imagine home
the coffee grounds have warned us
it’s time to understand home
in the memories glass waiting on the night table
it’s time to bite our home
nourishment
it’s time to say home
we without tongues
*
quando scoprii il velo
del silenzio
camminai
a porte aperte
ed è esilio
la crosta cremosa del latte bollito esilio
pane abbrustolito l’esilio
morso freddo in esilio
mia madre è un esilio
esilio del loft, dello specchio appannato, esilio in una stanza
i marciapiedi affollati d’esilio
di notte mi copro d’esilio
in una terrazza dormo l’esilio
la borsa è piena di viaggi d’esilio
senza meta è l’esilio
acqua fresca l’esilio
il vagone letto l’esilio
scorre senza battute l’esilio
scarpe bagnate d’esilio
a tasti trovo l’esilio
la brama d’esilio
resistenza è esilio
nella dimenticanza l’esilio
acerbo esilio
la sabbia d’esilio
stazioni d’esilio
attese in esilio
parole d’esilio
lingua in esilio
corpo come
esilio
io sono esilio
*
se ci bendiamo il pensiero scorre a fiotti questa commedia dis/ umana questo mare di cappotti a buchi le menzogne che ci prudono e il frutto acerbo intarsiato nel ventre se ci bendiamo il pensiero
*
let us assume
we are good guys
our media are objective
we are not familists
we have a moral army
and no displacement plan
let us assume
there is no occupation
neither land expropriation
nor resource exploitation
let us assume
we are not apologists
we have never lied
nor been deceived
let us assume
it’s nothing serious
only the consequence of trauma
the price of war
let us assume
a child
is a child
is a child
is a child
*
oggi brucio
nell’incavo delle tempie
mentre le crespe
del tempo mi ombreggiano
le labbra
oggi brucio
– a onde –
mi bagno di lingua
affilata
tra le gambe
oggi brucio
nelle punte dei respiri
il tremito avvelenato
del corpo
brama di sapere
chi sei
(- aspetto -)
c’è ancora domani
siamo in tempo
a bruciarti
*
esodo
variabili corporee nella marea
sfumano tra le smagliature
della sabbia
andamento del riflusso
nel raggio di un abbraccio
nella ruota dentata del migrare
la strada
mi si sfalda tra le mani
polvere l’esodo
tempo tra le costole
*
manifesto per una non-estetica dell’amore*
insorgerò al crepuscolo
dove sfuma la ragione
sarò una voce che ascolta
il silenzio
reincanterò le tavole
incrostate di consueto
insegnerò ad apprendere
a disapprendere
cercherò le strade
per perdermi
combatterò l’epistemicidio
con la giustizia
danzerò nel mio corpo
finché sia complice
sarò la memoria
di un futuro in attesa
decolonizzerò la lingua
per incontrarti
*The “Manifesto for a Non-Aesthetics of Love” boldly challenges the status quo of conventional perceptions of love, urging resistance against its typical aesthetic representations. It advocates for a departure from the mundane and a journey towards self-discovery and understanding of others. By calling for solidarity and decolonization on various fronts, including territorial, linguistic, and personal, the manifesto presents an audacious vision of love’s potential. It envisions love as a transformative force capable of defying norms and conventions, offering a radical pathway towards liberation and salvation.
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Yael Merlini, nata a Firenze nel 1968, è poetessa, studiosa, educatrice e madre di tre figli. Ha studiato Lingue e Letterature Classiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Linguistica semitica presso la Hebrew University, dove ha lavorato come ricercatrice nel progetto del Prof. Avi Hurvitz “The Semantics of Purity in Biblical Hebrew”. Attualmente vive e lavora a Berlino.Tra le sue pubblicazioni recenti: il libro di poesie bilingue Di casa in casa – From home to home, che esplora il tema della casa come “condizione esistenziale”, e i contributi all’antologia Yours, Yehuda – יהודה, שלך – Dein, Yehuda, con una serie di poesie multilingue (italiano, ebraico, inglese, yiddish, tedesco) sull’identità dispersa. Tra le prossime uscite: la raccolta bilingue La lingua divisa – Fractured tongue per Terra d’ulivi, e alcune raccolte di poesie in yiddish nelle riviste ‘אױפֿן שװעל’ “Aufn shvel” e ידישלאַנד “Yiddishland”.
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Alcune di queste poesie non hanno bisogno di un commento sono limpide nei significati sono loro stesse un commento ed un lamento di questo tempo vissuto le altre chiedo tempo per poterle assorbire e commentare …..
molto belli e ispirevoli, mi piace l’alternanza delle 2 lingue