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Visti dall’Oltre

Di Fabrizio Centofanti

In potenza siamo molte cose: un’energia allo stato puro che tende verso una realizzazione. Ma è l’atto che ci definisce. È l’idea di progetto: chi siamo veramente? Conosciamo il nostro destino, ciò per cui siamo al mondo? Ci interessa? Lo spartiacque tra superficialità e profondità sta in questo punto. Dove trovare gli strumenti per conoscersi? Secoli di percorsi spirituali e decenni di studi sulla psiche ci stanno alle spalle: sono sufficienti? L’esperienza e la competenza altrui permettono di riconoscere l’unico e l’irripetibile, la realtà originale e non replicabile che è in noi? È evidente che, non trascurando gli strumenti messi a disposizione dalla cultura e dalla storia, occorre trovare vie che facciano procedere nella ricerca. C’è un Oltre che ci supera. Un Essere che ci contiene, al quale siamo noti. Mancasse questo, non sapremmo mai chi siamo.

La conseguenza immediata di questa consapevolezza è che mi libero dal giudizio degli altri: non sanno nulla di me. Il passo successivo è che mi libero dal mio giudizio: cosa so di me stesso? Posso capirmi solo visto dall’Oltre al quale sono noto. Per questo è necessario un anghelos, un messaggero, qualcuno che mi dia notizie dalla patria di cui sono cittadino. Notizie buone, perché scalzano le false certezze accumulate nel tempo, a causa dei giudizi degli altri e di me stesso. Non possiamo vivere senza questo vangelo, letteralmente buona notizia. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci informi su ciò che veramente siamo, sull’abissale distanza da quello che crediamo di essere.

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31 Commenti

  1. Caro Antonello, grazie di cuore per questa condivisione. Credo ci sia un terreno di ricerca comune che va “oltre” la scienza: questa può dirci sempre meglio il “cosa”, che oggi è particolarmente stimolante, grazie alle acquisizioni della fisica. Davanti a noi si presenta uno scenario radicalmente diverso da quello descritto nei libri sui quali abbiamo studiato. Il pensiero deve fare la fatica di allinearsi con le nuove coordinate, che facilitano, paradossalmente, proprio l’accesso all’”oltre”. Agostino d’Ippona, Lacan, ci hanno insegnato che conosciamo con una dinamica a specchio. C’è un bivio che ci vede sulla soglia di una scelta decisiva: guardo me stesso, nello specchio (il deprimente narcisismo dei social) o guardo l’”oltre”? Solo allora posso scoprire che è l’”Oltre” che mi guarda, e comincia a dirmi chi sono.

  2. “La conseguenza immediata di questa consapevolezza è che mi libero dal giudizio degli altri: non sanno nulla di me. Il passo successivo è che mi libero dal mio giudizio: cosa so di me stesso? Posso capirmi solo visto dall’Oltre al quale sono noto”

    Grazie

  3. L’intelligenza artificiale è la più grande bestemmia nei confronti del Cosmo e la distruzione dello spirito umano.

  4. La risposta è gettarsi nel mondo, semplicemente vivere, ma con pienezza, curiosità, apertura, generosità e flessibilità. Grazie per questa bella riflessione/ interrogazione.

  5. Grazie di per i vostri interventi, io la vedo così: la liberazione dal giudizio permette di esprimere le proprie potenzialità; l’intelligenza artificiale è una sfida inevitabile, carica di possibilità e di insidie; vivere aperti è la chiave che apre le porte.

  6. Mi sembra che questo articolo tocchi un punto sensibile: la possibilità di una metafisica non connessa direttamente con una qualche fede. Del resto il motore immobile di Aristotele era solo ciò che dava inizio al movimento. È importante che ci sia uno sbocco per la dimensione naturale, che non implichi immediatamente il divino, ma renda possibile domande come “perché” o “per chi”.

  7. Buonasera Fabrizio, mi perdoni ma la base della conoscenza e della bellezza è la Natura, e già Bacone, e molti prima di lui hanno creduto di esserne padroni. L’uomo non comprende neanche se stesso, figuriamoci la Natura! La violenta, questo sì. Continua a farlo anche nelle minime cose, nel golpe di un’Indifferenza che non è affatto divina.
    Essere davvero liberi e an-archici, questa è la sfida. Essere così liberi dai modelli, non solo imposti, ma da quelli che ci creiamo noi stessi, da ogni Potere.
    Pensare che la sfida sia sfidare un Cosmo perfetto in sé, perché Dante, penso modestamente, aveva sbagliato solo nel suo aristotelismo incolpevole, continuo a crederlo un insulto a questa perfezione. Da giovane studiavo Lettere con la mia fidanzata, lei studiava Fisica teorica: un giorno lei mi guardò e mi disse: che peccato Carlo, che tu non possa apprezzare e sentire la bellezza e l’armonia di questa equazione! Evidentemente non era un microchip nel cervello umano.

  8. Grazie Carlo, concordo con lei. La scienza progredisce e credo sia giusto, oltre che inevitabile. Quello che non dobbiamo dimenticare è, come dice lei, che siamo liberi, abbiamo un dono che nessun’altra realtà della natura possiede. Questo significa che possiamo fare quello che vogliamo? Al contrario, che abbiamo più responsabilità. A mio parere, la soglia inquietante, riguardo all’intelligenza artificiale, è il confine incerto tra lo strumento e il soggetto di dialogo. Se la macchina oltrepassasse i confini della programmazione, quali potrebbero essere le conseguenze?

  9. So di essere l’essere che non può essere ripetuto, come tutto ciò di cui ho esperienza del resto, e oltre: non può essere ripetuto quel che ha un inizio e una fine (perché finisce); non può essere ripetuto quel che non ha né inizio né fine (perché non finisce). Sembra che l’irripetibile contenga gli opposti, quasi a voler smentire il principio di non contraddizione.

  10. Il rischio c’è, Carlo. Per questo è urgente una metafisica, anche laica. L’Oltre di cui scrivevo. È una battaglia da combattere, molto diversa da quelle, violente, che riempiono i TG.

  11. Gentile Fabrizio, perdoni la secchezza e la brevità del commento precedente. Credo impossibile una nuova metafisica, almeno sistemica e categorizzante come in passato. Una cosa credo di intuire personalmente, che il cervello umano, e forse anche quello animale sono stati fin troppo categorizzati. Ne sappiamo poco e gli unici studi rimasti, se si possono chiamare così, sono quelli psichiatrici, perché portano profitto alle multinazionali farmaceutiche.
    Non mi riferisco a nulla di “paranormale” in termini di fenomeni da baraccone, ed è proprio perché la questione è tanto complessa e delicata che non penso sia eludibile in pochi commenti. La ringrazio di averla posta perché dal momento che un papa che si è dato il nome di Francesco I, un uomo che fece del Cosmo la propria esistenza e immanenza, partecipi al G7 dove si discuterà di intelligenza artificiale mi sembra molto inquietante. Grazie ancora.

  12. Grazie Carlo, concordo anche su questo. La metafisica o sarà rinnovata o non sarà. Per il resto, Solov’ëv aveva intuito che si può cercare un’unità senza Cristo, e questo sì, è inquietante. Redeker parla di scomparsa dell’anima. Bisognerebbe ripartire da Florenskij, che da filosofo-scienziato metteva in guardia dall’oblio dello Spirito.

  13. Mi scusi ancora, non si può prescindere da Cristo, comunque, secondo de Andrè, e de Andrè poveretto è stato anche lui iconizzato, ma era un poeta vero, Cristo è stato il più grande rivoluzionario della storia. Poi la storia stessa ha fatto il resto, in più di 2000 anni.

  14. È così anche per me, Carlo: la lunghezza d’onda è quella. E De André ne ha toccato alcune corde importanti.

  15. Ho letto solo adesso tutto quello che avete scritto, io non sono all’altezza dei vostri ” cervelli ” ( riconosco i mie limiti ) ma sono realmente inquieta perche’: come vivranno dopo di noi i nostri figli e nipoti? Con l’intelligenza artificiale? E i loro cervelli? Se c’e’
    ” un Oltre ” come spero. Interverra’
    Anna Maria

  16. Caro Fabrizio,
    la ringrazio molto per il suo articolo.
    Da soli non possiamo farcela: gli studi sulla psiche certamente ci aiutano a superare i traumi infantili, la paura di non sentirsi amati, i giudizi che ci condizionano, la bassa autostima che rischiamo di caricarci addosso quando siamo in difficoltà, ma è solo quell’Oltre di cui lei ci parla che ci conosce davvero e che con l’anghelos ci può annunciare chi siamo veramente.
    E quell’annuncio non potrà mai portarci né timore né paura.

  17. Vedendo come va il mondo, non mi sorprende che il richiamo dell’Oltre sia molto “sentito”. Per chi invece ne è sordo, è davvero un brutto affare.

    • È vero, Andrea, sono i momenti della storia in cui scorre la nostalgia sotterranea di una qualche fede.

  18. A conclusione di questo bel dibattito, ringrazio ancora per l’accoglienza: se è vero che la libertà è un dono, qui si è toccato con mano.

  19. Ciao Don Fabrizio

    Ogni vita converge a qualche centro,
    dichiarato o taciuto;
    esiste in ogni cuore umano
    una meta

    ch’esso forse osa appena riconoscere,
    troppo bella
    per rischiare l’audacia
    di credervi.

    Cautamente adorata, come un fragile cielo,
    raggiungerla
    sarebbe impresa disperata come
    toccar la veste dell’arcobaleno.

    Ma più sicura quanto più distante
    per chi persevera;
    e come alto alla lenta pazienza
    dei santi è il cielo!

    Non l’otterrà forse la breve prova
    della vita, ma poi
    l’eternità rende ancora possibile
    l’ardente slancio

    un bacio
    la fu

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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