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Marco Giovenale: Oggettistica

 

Tre testi da Oggettistica di Marco Giovenale

con una nota di Stefano Colangelo

 

Queste scritture sono puntellate su due nuclei formali: il primo è lo “script”, diciamo così, e cioè quella scrittura esplorativa, orizzontale, che registra e ordina il visibile in modo radente, e che qui mi sembra giustamente anche più “politico”, perché va a toccare paesaggi del disastro, rovine o magnificenze commerciali e istituzionali. Costante in questo ritmo dello script è l’adattarsi progressivo della visuale, che trovo essere il perno motore di tutto il comporre. Il secondo nucleo è la “proposizione” alla Wittgenstein, che nel suo presentarsi ogni volta, persino nel paratesto, come sequenza, si disconnette sottilmente, in realtà, via via dall’appiglio logico, e fa nascere una sua nuova logica “innestata”, non intrecciata, che si impone pian piano smontando le consequenzialità del discorso ordinario. O usandone, anche qui politicamente, le valenze, se posso usare una metafora chimica a me poco consueta.

 

***

 

Facilitazione

Perché la gente non si ammazzi lì ci mettono le transenne, ci mettono le barriere, delle barriere, fanno in modo che non si buttino, che ci pensino, è difficile scavalcarle, scavalcare i muri, fanno anche dei muri, dei muretti bassi, per le galline, per i movimenti degli animali piccoli ma

 

sono deterrenti – come dicono – per chi vuole buttarsi, per la gente, se volesse casomai ammazzarcisi, non è detto che non ci riesca comunque, allora

 

mettono delle reti, delle reti solide, quelle della conigliera, poi per gli animali più grandi, un gibbone, due gibboni, mettono quelle che possono, alte, alzano, alzano le reti in modo che siano alte, fanno degli sforzi, in modo che ci sia anche una distanza da dove si cade, uno spazio, come un gioco, un lasco, una specie di fossato che scavano, o possono non scavarlo, magari c’era già prima e loro ne approfittano, allora

 

vanno molto indietro e allineano delle punte respingenti, altrimenti del filo spinato, o elettrificato, oppure sia spinato sia elettrificato, entrambi, in modo che la gente non possa ammazzarsi, che se vuole buttarsi giù si prende la corrente, la scossa, salta in aria, frigge lì brucia, non si butta e non può buttarsi, viene respinta, si attacca, come la pelle del pollo al tegame, mettono un militare:

 

mettono un militare ogni sette dieci metri, con la baionetta, il fucile, la mitraglietta, la beretta, fa la staffetta, per fare la guardia, perché spari se loro si provano, se provano ad avvicinarsi, i piantoni gli sparano, gli sparano perché non si ammazzi, non si ammazzino, questi e quelli, uno non si butti giù, non ci pensi, per fare smettere la gente smettere di pensare queste cose bisognerebbe entrarle nel cervello, per risparmiare tutti i muri, ringhiere, grate, i cordoni, i fili, i soldati, sarebbe più facile, forse è più facile.

 

 

Precisazioni

 

 

 

c’è uno spazio apposito, intorno c’è come uno spazio uno spazio che ti permette di appenderlo

 

c’è anche un buco in maniera che così puoi appenderlo e quando lo acquisti è tutto sagomato i profili sono ben delineati

 

è funzionale ci sono le rigature ci sono delle strisce poi ha anche un aspetto elegante perché ha le strisce e tutto quello che ha le strisce di solito è elegante anche se sono strisce sgargianti il fatto che siano strisce dà sull’eleganza

 

poi c’è anche una maniglia che permette di afferrare saldamente la presa e di non perdere la presa perché è importante non sfugga in questi casi e che la maniglia lo permetta

 

attraverso la maniglia è possibile operare un’apertura si apre da una parte e ci sta anche una versione per mancini si apre dall’altra parte

 

comunque se non si vuole aprire si può prendere e appendere e infatti come detto viene fornito con un buco dove si fa passare il chiodo è molto funzionale e quando si indossa può funzionare da entrambi i lati, può anche non funzionare, e non essere indossato

 

quindi viene fornito insieme a una garanzia personale e ci sono tutte delle simmetrie come dei quadrati, quindi è così, e se ci sono dei quadrati c’è anche molta eleganza perché come le strisce anche i quadrati sono un grande segno di eleganza e di ordine i romani avevano infatti l’opus quadratum

 

 

N.

 

È seduta in giardino composta

Non è un giardino

 

È un orto

Ci sono piante da frutto

Con i loro frutti

Non la vedo seduta

 

Sta dietro lo steccato in piedi

Osserva i polli i pulcini le galline

No sono oche

 

Osserva le oche

Fanno un verso impettito

E vanno impettite da un capo all’altro

Quasi veloci per il becchime

Non sono veloci

 

È la loro andatura

Non so se è la loro non si può dire

 

Potrebbe essere il passo del video

È l’andatura che hanno oggi

Neanche questo è certo

 

Se fosse la stessa di ieri

Chi può mai dirlo non eravamo qui ieri

Non saremo qui domani

 

Lei dallo steccato lancia bocconi

Era prevedibile

Qualcosa

Le oche si avvicinano

Non sembra anzi le sfuggono

 

Hanno paura allora

Forse e non sono bocconi ma sassi lanciati

 

Ha in sé dello schietto sadismo forse

Sembrava seduta con le gambe accavallate

Invece è ritta allo steccato osservando lo spettacolo

Sembrava piegata

Deprimente sciatta semmai

Forse uno spettacolo ambiguo

Non direi anzi chiaro forse

 

Donna nel sole con oche

È nuvoloso e peggiora

Non sono oche se vedi bene

 

Nel sole

È un film dunque sono filmate

Ma il film fa riferimento al vero

Chi può verificarlo

Sinceramente

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Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. E’ poeta, regista, curatore del progetto “Edizioni volatili” e redattore di “Nazione indiana”. Ha co-diretto insieme a Lucamatteo Rossi la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato "La consegna delle braci" (Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli, Premio Bologna in Lettere) e "La specie storta" (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano Under 30). Ha preso parte al progetto “Civitonia” (NERO Editions). Per Argolibri, ha curato "La radice dell'inchiostro. Dialoghi sulla poesia". La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. È il direttore artistico della festa “I fumi della fornace”. È laureato al Trinity College di Dublino.
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