Contre braci
di Matteo Gigante
I
«I dolci cuccioli di foca
che sul ghiaccio vomitano sangue.»
T.Landolfi
Amore! Ecco un paio di occhiali trovati
al mercatin del merito delle pulci che ci permettono
di guardare un po’ meglio le nostre emorragie
che schizzano qua e là: i rapporti devastati
tra me mia moglie e l’amatissima foca domestica
che non ce la fa più
Prende tutto e se ne va e rimaniamo così
solissimi io e te con la nostra vista acutissima
da spaccare nitidezza e specchi
comprati per riflettere e noi riflettiamo giorno
e notte senza scrupolo di sosta anzi non ne
deve avanzare alcuno di pensiero tutti
li riflettiamo e ce li tiriamo
in faccia come schiaffi:
Per questo avevamo la foca! Troppo presi
a riflettere qualcuno serviva a ricordarci
l’esistenza dell’altro
che a riflettere ci si perde di vista la vitaccia
di mosche e merda di pranzi e sperma di
detersivi e microplastiche di tensioni e
rilasci così che si apre e distende lo sfintere
delle nostre passioni che ci svuotano le tasche –
che ora posso usare di nuovo
per grattarmi il cervello e questo
l’ho sempre fatto da solo
senza moglie e senza foca, perchè per questo
mi basta
il giaciglio stretto senza stelle
viziate di bellissime fantasie e sogni di
beltà (parola pronunciata prende sforzo
di conato). Allora è meglio:
Imbracciare il fucile uscire cercare
la foca traditrice nel taschino il coltello
fare attenzione allo scuoio che tra me
e mia moglie la pelle è ormai confusa
e sarebbe gran successo se da questa
mia azione uscissero almeno delle scarpe-
II
Volevo che la notte
si trasformasse in un telo caldo
ricamato filo filo
dal bacio alla galera;
Vorrei che la notte
si arresti se il mattone
di chi lavora
è la metastasi dello schiavo.
III
Invito all’inverno
Ripartire dal bosco in fiamme
se il percorso è un tempo
che ha memoria:
il bianco lungo
delle nevi in gennaio
l’azzurro tenue
dei giorni di inverno
le spinose braci
i rumori del freddo-