Estrogeni Open Source
È da poco uscito per KABUL magazine Estrogeni Open Source, libro con cui Mary Maggic «sfida e rovescia i pregiudizi sugli ormoni proponendo un esperimento performativo che destabilizza le tradizionali distinzioni tra maschile e femminile».
Ospito qui la postfazione, curata da Laura Tripaldi.
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Se cercate su YouTube “Alex Jones comes out as a gay frog”, troverete un video del 2018 in cui il famoso youtuber alt-right, travestito da rana con un tutù rosa, balla davanti alla telecamera gracidando e bevendo da una bottiglia etichettata atrazina, il nome di un comune erbicida. La lore di questo delirante reperto di cultura internettiana comincia nel 2015, quando Alex Jones dedicò un episodio del suo show InfoWars a un’ipotetica epidemia di omosessualità nelle rane. Stando alla teoria, le sostanze contenute in alcuni prodotti chimici e sversate nelle acque starebbero irreversibilmente alterando la biologia sessuale e il comportamento riproduttivo negli anfibi. L’implicazione sottintesa è che le stesse sostanze stiano gradualmente trasformando anche la nostra identità di genere e la nostra sessualità, cosa che spiegherebbe, nella mentalità ultra-conservatrice e paranoica dell’alt-right americana, la crescente presenza di persone dichiaratamente omosessuali e transgender nella società occidentale. La paura che le sostanze inquinanti prodotte dall’uomo siano in grado di modificare la biologia sessuale non è una novità. Ad oggi, l’effetto concreto di queste sostanze – spesso chiamate “interferenti endocrini” o “xeno-ormoni” – sulla sessualità degli animali e degli umani rimane ancora da chiarire. Ma la paura che una sostanza estranea possa insinuarsi nei nostri corpi, minando dall’interno l’ordine “naturale” del binarismo sessuale, riemerge ciclicamente nelle narrazioni dei media. Degli “xeno-ormoni” si dice spesso che sono molecole che “simulano” gli ormoni naturali del corpo umano. Lo stesso prefisso “xeno-” che li identifica sottolinea la loro provenienza aliena, come a ribadire l’esistenza di un confine rigido tra queste molecole inquinanti e quelle prodotte naturalmente dai nostri corpi.
Eppure, c’è sempre stato ben poco di naturale nella nostra idea normativa degli ormoni sessuali. Da decenni, modifichiamo i nostri corpi con ormoni sintetici prodotti in massa, dalla pillola anticoncezionale agli steroidi dei bodybuilder. Anche l’idea che il testosterone sia un “ormone maschile” e che gli estrogeni siano “ormoni femminili” è più una costruzione culturale che un fatto biologico. Tutte queste molecole sono presenti nei corpi di ogni sesso e genere in concentrazioni diverse, variando a seconda dell’età, della genetica e dello stile di vita. Come ha evidenziato l’antropologa Nelly Oudshoorn nel suo influente saggio Beyond the Natural Body, la nostra comprensione degli ormoni, e più in generale del binarismo sessuale, nasce all’intersezione tra sapere scientifico e potere politico. Gli ormoni non sono semplici oggetti della scienza, ma sono anche e soprattutto costrutti culturali che ci permettono di distinguere i corpi “accettabili” e “sani” da quelli “innaturali” e “devianti”. Eppure le molecole, e i corpi viventi che esse attraversano e trasformano, sono indifferenti (se non apertamente disobbedienti) alle nostre ambizioni di controllo e alle nostre barriere discorsive. Come possiamo emancipare gli ormoni sessuali dalle gabbie semiotiche e politiche in cui li abbiamo rinchiusi, e, in questo processo, emanciparci a nostra volta? In Estrogeni Open Source, Mary Maggic non affronta questa domanda attraverso la riflessione teorica, ma piuttosto sviluppando nuove pratiche al confine tra la scienza, l’arte, l’attivismo e l’hacking. Anche per questo, più che un saggio in senso stretto, Estrogeni Open Source è scritto, e pensato per essere consultato, come un manuale o un quaderno di laboratorio, in cui la riflessione teorica è compenetrata e rafforzata dal racconto operativo, a tratti anche tecnico, delle pratiche che vi sono contenute.
Del resto, è proprio il dialogo costante con questa dimensione tecnica a conferire alla ricerca di Mary Maggic la sua originalità e la sua efficacia. In sintonia con lo spirito “open source” che anima il libro, a chi legge vengono sempre fornite tutte le informazioni necessarie per replicare in autonomia gli esperimenti dell’artista. Se gli ormoni sessuali non sono un fatto naturale, ma piuttosto una costruzione tecnologica e politica, è necessario per prima cosa effettuare un’operazione di demistificazione.
Le pratiche e i saperi della scienza, infatti, esistono in mondi chiusi, impenetrabili dall’esterno e del tutto separati dalla società. Per quanto i nostri ormoni siano, appunto, “nostri”, l’unico modo che abbiamo di conoscerli – e, eventualmente, di modificarli – passa attraverso il sapere medico istituzionalizzato e i prodotti dell’industria farmaceutica. In questo senso, la percezione diffusa che la tecnologia e la scienza siano lontane, esoteriche e incomprensibili per la gente comune è funzionale a una logica di controllo e di sorveglianza. Perciò, il primo obiettivo della ricerca di Mary Maggic è una riappropriazione delle pratiche della scienza attraverso un approccio Do It Yourself. Questa modalità, spiega Maggic, “si impegna a rendere trasparenti le ‘scatole nere’ della scienza attraverso la democratizzazione degli strumenti e dei saperi, solitamente segregati dentro i laboratori” (p. 27). Così, ad esempio, Mary Maggic insegna a chi legge come estrarre i propri ormoni direttamente dall’urina utilizzando filtri di sigaretta. Ogni persona, del resto, possiede un mix di ormoni del tutto unico, un fatto che di per sé è già sufficiente a dimostrare come la nostra visione rigida e binaria del sesso sia incapace di riflettere la complessità e la specificità delle nostre identità e dei nostri corpi. Nel processo di estrazione degli ormoni, queste molecole smettono di apparirci come forze misteriose e incomprensibili, rinchiuse nei libri di medicina o dentro a pillole di cui non conosciamo il funzionamento. Si svincolano dalla gabbia violenta di significati biopolitici di cui sono portatrici e si rivelano finalmente come qualcosa che possiamo vedere, toccare, annusare e capire. La demistificazione delle pratiche della scienza non passa soltanto attraverso l’hacking del corpo, ma anche, e forse soprattutto, attraverso un hacking dell’immaginario.
Uno dei modi in cui Mary Maggic realizza questo obiettivo è la decostruzione della figura dello scienziato. Mentre nel nostro immaginario culturale lo scienziato è un maschio in camice bianco che lavora in un laboratorio asettico, Maggic si dipinge come una casalinga squilibrata che si cimenta in esperimenti di scienza freak. Il laboratorio di biotecnologie si trasforma in una cucina domestica, spazio femminile per eccellenza, dove la casalinga – divenuta bio-hacker – può cimentarsi nella sintesi e nell’estrazione di ormoni per riconfigurare a proprio piacimento 88 89 il suo stesso corpo. “Lo spazio ibrido della cucina-laboratorio”, spiega Maggic, “funziona come uno spazio di hacking di genere, ma uno spazio in cui la pratica dell’hacking non è confinata esclusivamente alla dimensione biologica attraverso l’implementazione di ormoni, ma reclama al contempo le nozioni rappresentative di sesso e genere” (p. 62). Emancipare gli ormoni sessuali significa incontrarli al di fuori delle categorie di maschile e femminile, naturale e sintetico, sano e tossico attraverso cui siamo statə sempre abituatə a conoscerli. Queste categorie non sono evidenze scientifiche, ma strutture culturali e politiche che limitano le potenzialità dei nostri corpi. Leggendo Estrogeni Open Source, è inevitabile giungere alla conclusione che, nella loro molteplicità di forme ed effetti, tutti gli ormoni sono, in realtà, xeno-ormoni: agenti molecolari sovversivi e impuri, indifferenti all’ordine eteropatriarcale, capaci di attraversare i confini tra i generi e le specie. E, se questo pensiero ti fa sentire un po’ inquietə, niente paura. Come ci ricorda Mary Maggic, “sei già unə alienə”.