Memorie da Gaza #2
di Yousef Elqedra
“Un segno di vita sotto le macerie”
Bombardamento del negozio del barbiere
Mentre vengo esiliato dal mio dolore personale verso la sofferenza altrui, le mie stesse lacrime trattenute, annego in un mare molto più grande di pianto e dolore che si estende attraverso Gaza, dal sanguinoso nord al sanguinante sud, dall’est in fiamme al mare della desolazione a ovest.
L’altro giorno ero seduto lì, impotente e distrutto. La casa dei nostri vicini era stata bombardata ed era crollata, travolgendo i suoi occupanti, così come i venti giovani lì davanti in attesa che aprisse il negozio del barbiere e alcuni altri all’interno del negozio di telefoni cellulari al piano di sotto.
Seppelliamo rapidamente le vittime e torniamo alla ricerca di sopravvissuti per soccorrerli
In un solo istante, l’edificio di quattro piani è crollato su se stesso e su tutti coloro che si trovavano all’interno, creando un’enorme nuvola di polvere e fumo che ha inghiottito il quartiere. Nei primi minuti sono riusciti a tirare fuori Ahmed Ali al-Shanna, ma era già morto, quindi l’hanno portato all’ospedale Nasser, dove il suo corpo è stato preparato per la sepoltura e la preghiera. Poi è stato rapidamente trasportato al cimitero e sepolto sotto il ronzio incessante dei droni di sorveglianza.
Ma la storia non finisce qui: la madre e le due sorelle di Ahmed erano ancora sepolte sotto le macerie. Sono iniziati tutti gli sforzi per tirare fuori quelli che si trovavano davanti all’edificio in attesa del barbiere; Abu Mahmoud e Mahmoud Al-Tabash (il barbiere e suo figlio) martiri, Ali Amer martire, il piccolo Ahmad martire – un martire dopo l’altro. Alcuni sono stati estratti vivi, ma avevano riportato gravi ferite.
Aspettando Al-Baqir
Era scesa la notte e il lavoro si era fermato. Il mio amico e vicino Ali al-Shanna era ancora sotto le macerie, così come i suoi figli. Poi, più tardi quella notte, altre due incursioni israeliane e conseguenti massacri hanno colpito la stessa zona, lasciando distrutti due edifici residenziali e mietendo decine di vittime tra famiglie diverse. Dico questo per sottolineare che con il numero molto limitato di macchinari in grado di rimuovere le macerie, ora l’attesa per Al-Baqir, l’unico macchinario pesante in grado di rimuovere completamente le macerie, ora sarà ancora più lunga.
Erano passate trenta ore dal bombardamento ed erano svanite le speranze di trovare sopravvissuti. Il nostro obiettivo prioritario ormai era quello di onorare i defunti e seppellirli. Quando è finalmente arrivata una ruspa, non è stata in grado di spostare in modo efficiente né di rimuovere le macerie, ma è riuscita solo a estrarre i corpi di due bambini, altre due vittime di questa terribile guerra.
Mi sono fermato per guardarmi attorno e mi sono reso conto che metà della casa era ammonticchiata a pezzi sulla strada, mentre l’altra metà era appoggiata sulla moglie e sulle figlie del mio amico Ali Al-Shanna.
La voce di Afnan emerge da sotto le macerie
Mentre vagava tra le macerie, un uomo ha urlato che c’era un rumore proveniente da sotto le macerie. Suo zio ha confermato che era la voce di Afnan. Si è trattato di un miracolo. Dopo più di trentasei ore, da sotto le macerie si sentiva ancora un segno di vita.
I soccorritori hanno portato il macchinario Al-Baqir per scavare un tunnel nella zona da cui provenivano le urla di Afnan. La ragazza è stata recuperata, tutto bene, cosciente, con qualche piccolo graffio sul viso e alcune fratture alle costole. Il salvataggio ha ravvivato la speranza e abbiamo visto la vita ritornare sui volti di suo padre, suo fratello e suo zio. Che atto misericordioso di Dio! Abbiamo tirato fuori Afnan e sembrava che da sotto le macerie stessimo salvando la vita stessa.
Calava la notte riprendendo il suo regno e ancora una volta la nostra missione di salvataggio ha dovuto attendere. Nonostante che la moglie di Ali e l’altra figlia fossero ancora intrappolate sotto le macerie, è stato necessario interrompere gli scavi. Tuttavia, grazie alle insistenze, gli sforzi di soccorso sono continuati fino a tarda ora, senza però alcun risultato.
“Mia sorella stava giocando proprio davanti a me”
La mattina del terzo giorno sono ripresi gli scavi per recuperare la madre e la sorella di Afnan. Questa aveva raccontato che sua sorella stava giocando proprio di fronte a lei, e sua madre era lì vicino sul divano, a leggere il Corano. Gli uomini hanno iniziato a rimuovere le macerie, con l’obiettivo di raggiungere il luogo descritto. Scavavano a mani nude, alimentati solo dalla speranza e dalle preghiere.
Durante quei tre giorni, il mio amico Ali è rimasto forte, risoluto, grato e composto, solo di tanto tanto lasciava scivolare una lacrima, frutto della furia che gli infuocava il petto. La sua forza ci dava forza, ma nonostante la pazienza e la perseveranza i suoi occhi non riuscivano a nascondere il dolore.
Le operazioni di scavo sono andate avanti a mani nude, sgretolando lentamente quella schiacciante impotenza. Ma la caratteristica della speranza è che non dà garanzie. Dopo tre giorni, la madre di Ahmad è stata estratta dalle macerie, martire, insieme alla figlia Ikhlas, anch’essa martire. Si erano unite ad Ahmad, vivi alla presenza del loro Signore ( أحياء عند ربهم يرزقون ).
*
Yousef Elqedra è un poeta palestinese residente a Gaza. Questo testo è stato pubblicato per la prima volta in arabo su Raseef22; qui la versione inglese. Su Nazione Indiana appare nella traduzione di Sana Darghmouni e Pina Piccolo.
I commenti a questo post sono chiusi
c’è un disinvolto andazzo aggressivo dei militari contro i civili che vivono e lavorano per mantenere questi ontologici necessari mostri. Sarà il caso di ribellarsi?