Emanuele Franceschetti: «sei memoria del non accaduto»
Diabàllo di Emanuele Franceschetti è il nuovo titolo dei Cervi Volanti, la collana di scritture poetiche che curo insieme a Giuditta Chiaraluce all’interno del progetto Edizioni Volatili.
«Libri come laboratori, primi confronti, materie pensanti, montaggi e scavi attraverso la carta; libri senza profitto, in tiratura limitata, consegnati interamente agli autori e alle autrici, che ne gestiscono liberamente il transito (esoeditoria); libri evidenti nella loro invisibilità, indirizzati a chi saprà ospitarne l’implicita consegna; libri col solo intento di essere vigilie per una geografia del dopo-diluvio.»
Pubblico qui alcune pagine in anteprima. Le partiture visive sono di Giuditta Chiaraluce.
Non c’è più nulla. C’è un universo di parole che non riconosci. Progettualità, riqualificazione, grande investimento, triangolazione. Tavola rotonda. Campagna elettorale. Responsabilità. Comunità. Nuove tecnologie. Devi conoscere le regole. Devi abitare l’ingranaggio. Non sai farlo. Racconta una storia. Una storia di tutti. Così che possano leggerti. Non sai farlo. Tu stai nella fulminazione, nel trapasso, nel segreto. Non hai durata né sviluppo. Sei forma breve. Non hai il coraggio di Giuda: il tuo nodo è intonso, in bella vista. Sei memoria del non accaduto.
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Il coro degli altri. Le voci di tutti. Nomina ciò che vedi, ciò che ascolti. La stessa panchina, un metro tra te e lei. Guarda il figlio che gioca, lo maledice, scatta foto. Trucca la raggelante solitudine. Tu non hai un figlio che ti riconosca. Non hai una figlia che ti chieda dove va la luna quando è giorno. Allora perdona il cedimento dei corpi, documenta i fenomeni. Sfiora la superficie. L’opera non esiste. Nessuno dice niente. Guarda il geco che punta la falena. Risale la grondaia, sente l’attimo, fallisce, ricomincia. Benedici la regola del mondo. Non esiste il destino. Esiste il maremoto, esiste la cancrena.
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La California brucia, come il travertino e come le lucertole che bruciano al sole. Nessuna somiglianza tra le immagini. Le forme ti oltrepassano. Conserva la vergogna della faccia che ti guarda. La bocca che maciulla un peccatore che non c’è. La furia dei proiettili, la peste nel deserto. Il cane testimone, quattro pietre. Ecce vexilla regis nelle fosse, tra i palazzi, nel veleno degli uomini, flammis acribus addictis. Sei quello che hai tradito. Scomparirai in anticipo, prima della partenza. Sarai mano costretta all’arcolaio.