Risveglio canonico di una mattina canonica d’un’epoca canonica

di Giorgio Mascitelli

Al mattino nel momento delicato del risveglio, che per alcuni è rapido ed indolore e per altri è una lunga lenta progressiva battaglia, essendo però tale differenza non dipendente dalla sola complessione costitutiva ma dagli avvenimenti della sera precedente, precisamente cioè dall’orario di coricamento e dalle libagioni, benché resti fermo che la complessione gli umori della quale consentono un pronto destarsi  a parità di condizioni con una dell’altro tipo, i predetti umori della quale producono un risveglio graduale, e ciò dipende anche dalla pressione, sia comunque più veloce, mentre resta sospeso il giudizio sul più interessante caso in cui, data una complessione del tipo dinamico caduta nelle braccia di Morfeo al termine d’una crapula prolungata ed un’altra del tipo vegetativo coricatasi in maniera salutare e sobria, insomma quale delle due dimostrerebbe maggiore reattività, se cioè l’accidente o la sostanza prevalgano, non essendo di interesse alcuno il caso opposto,  salvo che quasi per incantesimo non desse una risultanza opposta a quella prevedibile in tale caso opposto, dovendosi però a questo punto testare un campione allargato adeguatamente randomizzato, tanto più è degno di lode che Matteo Ripetta si rada ogni giorno prima di colazione con il rasoio di sicurezza: in una parola Figaro di se medesimo. Liscia e senza tagli con un fondo appenda d’aroma muschiato.

Lo sbarbato entra in cucina. Accende l’apparecchio radiofonico. Si prepara la colazione. Egli predilige canali radiofonici con musica non con notiziari, egli predilige lo Scheissli con il latte caldo ( è un prodotto lussemburghese, l’unico che sia dato conoscere alle masse oltre alle società finanziarie possedute da società finanziarie che appartengono a società finanziarie il cui pacchetto di maggioranza è in mano a società finanziarie di proprietà delle prime, forse non particolarmente dietetico, ma leggero e gustoso). Consuma la colazione. Si veste. Prende la macchina. Si reca al lavoro. Matteo Ripetta amerebbe non usare la vettura per andare al lavoro, ma deve, data la natura del suo incarico. La sede del suo ufficio è talmente moderna da essere progettualmente immune dall’idea che vi si possa accedere con altro che l’automobile. A Milano al mattino c’è il traffico, che è come dire piove, è mercoledì, sono a Cesena con in più le imprecazioni. La circolazione è resa difficile dall’alto numero di cicli e motocicli che superano da ambo i lati senza rispettare alcun vincolo di sorta. Hanno detto a Matteo Ripetta che tra qualche anno le vetture verranno condotte dal calcolatore ed anzi non abbisogneranno più del parabrezza in vetro, se non per ragioni panoramiche, perché vi saranno delle rappresentazioni simulate su schermo della sede stradale. Il guidatore debitamente talpizzato viaggerà sicuro e senza le tensioni cagionate dalla guida visiva. Matteo Ripetta attende con una punta di impazienza il protendersi di tale innovazione che lo distoglierebbe dalle noie che gli causa la guida in città. Bisogna stare attenti quando attraversano i cani. Il cane che sfugge, il cane che abbaia, il cane che porta a spasso la propria padrona, il cane timido, il cane in braccio, il cane in scatola, il cane del popolo, il cane di marmo, l’ultimo cane. I cani, ci sono migliaia di cani di tutte le razze ad ogni momento del giorno: un autentico melting pot.

Quando è in macchina per andare al lavoro, Matteo Ripetta ha come una malinconia che increspa il suo volto ancor giovane.  Talvolta viene spontaneo chiedersi cosa resta delle dolci speranze  giovanili ( forse deve  già averci pensato qualcuno), di quegli intensi desideri, della sicurezza della propria irriducibilità e novità, ma altre volte non viene spontaneo chiederselo e dunque la situazione si riequilibra da sé. Comunque quelli a cui viene spontaneo chiederselo, oltre a essere chiaramente più perspicaci e fini d’animo, conducono una vita più complessa, più seria, più profonda, in una parola più autenticata di quegli altri che non si chiedono nulla. Quegli altri che non si chiedono nulla sono magari capaci di gentilezze verso gli altri, di slanci, ma poi in realtà è tutta roba a corto raggio.

Colui il quale conduce una vita autenticata ama viaggiare in treno per diporto, se viaggia in treno legge e non chiacchiera, al massimo guarda dal finestrino ( senza sospirare) e, in viaggi di un po’ più di un’ora di durata, si reca eccezionalmente e solo per grave necessità ai servizi. Inoltre respira piano per non far rumore. Colui il quale conduce la predetta vita di cui sopra ama le vie poco battute che preferisce alle rumorose. E’ libero da pregiudizi e per comprensibile reciprocità i pregiudizi sono liberi da lui. Colui il quale fa la predetta vita prende partito per varie conclusioni e per apologia a chi gli allega evidenti ragioni, risponde in intercalare: OPINIONI. E s’incanta a sentire una marcia allegra e sgangherata quasi da fiera di paese.

Il problema consiste precisamente nel fatto che Matteo Ripetta alcune di queste prerogative le rispetta. Altre no. Ma poi c’è il traffico  e all’interno di questo i furgoncini che pretendono di muoversi come libellule e sono invece goffi e pesanti. Si incuneano, superano, si muovono con jattanza, posteggiano agli incroci, suonano senza ritegno se uno ha posteggiato a un incrocio e imprecano come camalli.

E’ difficile avere un atteggiamento univoco: se da un lato la libera circolazione è uno dei capisaldi della civiltà contemporanea, dall’altro la loro esuberanza lascia perplessi e si fa presto a dire asino al prossimo. Il furgoncino nella società contemporanea è un elemento in qualche modo dirompente ed in qualche modo emblematico, ma quando dirompe troppo non diviene l’emblema di un bel nulla.  Certo è difficile ricordarsi di essere membri di una società aperta, quando il clacson isterico trombeggia alle spalle l’annuncio di un giudizio universale che non ci sarà o quando un pachiderma si atteggia a mosca nel valutare i rapporti spaziali con le altre vetture. Eppure si continua ad esserlo.

( questo racconto è apparso in forma lievemente diversa su Qui appunti dal presente n. 4, 2001)

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Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli ha pubblicato due romanzi Nel silenzio delle merci (1996) e L’arte della capriola (1999), e le raccolte di racconti Catastrofi d’assestamento (2011) e Notturno buffo ( 2017) oltre a numerosi articoli e racconti su varie riviste letterarie e culturali. Un racconto è apparso su volume autonomo con il titolo Piove sempre sul bagnato (2008). Nel 2006 ha vinto al Napoli Comicon il premio Micheluzzi per la migliore sceneggiatura per il libro a fumetti Una lacrima sul viso con disegni di Lorenzo Sartori. E’ stato redattore di alfapiù, supplemento in rete di Alfabeta2, e attualmente del blog letterario nazioneindiana.
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