Sott’acqua
Pubblico qui un estratto del libro Sott’acqua di Francesco Borrasso (Giulio Perrone Editore, 2023)
Finalmente riconosce la pianta da cui sua madre coglie le pere. È già a buon punto. Subito dopo si ritrova sul sentiero lungo il quale sono costretti a camminare in fila indiana per colpa dei rami. Tenta di ricordare i passi tra i pungitopi, gli abeti, i cespugli, quando nel terreno cedevole lascia le sue impronte in quelle di lei meravigliandosi di quanto piccolo sia il suo piede. Adesso ci sono solo le sue, di impronte. A volte il bosco sembra gonfiarsi e sgonfiarsi, somiglia a un respiro. Un po’ come oggi.
Di colpo le braccia gli cadono lungo i fianchi, le gambe cedono, è con le ginocchia nel terreno fangoso. Sente l’umidità che gli si infila dentro le ossa.
Forse è questo che sentono i pesci, pensa. L’acqua dentro i muscoli e le ossa e in ogni parte del corpo. Se aprono la bocca, entra per forza.
Si tira su scrollando i pantaloni sporchi di terra. Il cappello è zuppo, lo toglie e si passa una mano sui capelli bagnati. Un brivido gli sale dalla schiena. Mentre chiude la zip del piumino si accorge che la poca luce che entra nella macchia è diventata più calda e pensa che forse è uscito il sole, anche se da dove sta non può vedere il cielo. Non sa da quanto sta camminando, lo stomaco fa dei suoni inarticolati e la bocca è secca, allora si siede ai piedi di un albero, poggia la schiena contro il tronco e apre lo zaino per prendere l’acqua. Beve facendo dei sorsi piccolissimi, la gola è diventata stretta come un tubicino di gomma, ogni parte del suo corpo è in evoluzione. Raccoglie anche una merendina e inizia a mangiarla a morsi piccoli, poi un’altra, e mentre mangia si rende conto che intorno tutto è oscuro, tutto è ombra. Si calma pensando che i pesci non chiudono gli occhi perché non possono, e quindi anche se lui chiude gli occhi e vede tutto nero non cambia niente. Fa forza per respirare piano e la pinna si muove appena a ogni spostamento. Ha paura di allungare una mano per toccarla. Il terreno umido gli ha bagnato il sedere. Qualcosa sta arrivando da dentro, lo sente, qualcosa a cui non può dare un nome. Subito si allaga la vista, singhiozzi profondi gli nascono in gola.
Forse basta uscire dal bosco, pensa.
A pochi metri il chiacchiericcio di una civetta gli finisce dentro le orecchie. Si stringe le gambe al petto, ha freddo, il gelo gli si arrampica sulla faccia. Quando si porta la mano sulla guancia non sente niente, non sente la mano, non sente la pelle. Forse la sua trasformazione si è completata e il suo corpo, adesso, è ricoperto di squame. Batte le mani e ci alita dentro, le ossa sembrano essere diventate fragili.