Articolo precedente
Articolo successivo

Mots-clés__Cactus

 

Cactus
di Giulia ScuroOrnella Tajani

Jacques Dutronc, Les cactus -> play

___

___

Da: Ernst Jünger, Serpentara, in Autunno in Sardegna, trad. Mario Bosincu, Le Lettere, 2020.

Una delle piante del cortile era un cactus, che diffondeva i suoi polloni sul tetto basso. Avevo fatto appena caso al viluppo grigio-verde con cui si innalzava; era poco appariscente e simile al braccio di un vecchio o ad un sauro disseccato addormentato nel fango. Una sera si dispiegarono da questo basamento secco tre fiori di una magnificenza che non avrei mai immaginato. Guizzarono in alto come tre corone dentellate d’argento abbagliante, sormontate da stami dorati. Spiccarono così contro il cielo della sera quali ornamenti regali e coronamento della casa. Persino la signora ne fu colpita, sebbene gli uomini del Sud si accorgano a malapena di ciò che avviene nella natura, mentre hanno la vista più acuta per tutti i mutamenti sociali. Rimase ferma a guardare, mentre era intenta a sbrigare una delle numerose faccende a cui si dedicava ai fini del nostro benessere, indicando verso l’alto: «Guardate questo miracolo. Eppure ci sono uomini che non credono in Dio».
In effetti, c’era qualcosa di particolare in questi fiori posti come lampade miracolose sul tetto ingiallito. Quale luce ne era irradiata! Il cortile appariva mutato, nobilitato dallo splendore dei lumi che ardevano preziosi. La mattina dopo il fulgore era appassito. La bellezza ha tratti d’arcangelo e resta, tuttavia, solo un messaggero dell’Assoluto che promette cose indicibili.

___

[Mots-clés è una rubrica mensile a cura di Ornella Tajani. Ogni prima domenica del mese, Nazione Indiana pubblicherà un collage di un brano musicale + una fotografia o video (estratto di film, ecc.) + un breve testo in versi o in prosa, accomunati da una parola o da un’espressione chiave.
La rubrica è aperta ai contributi dei lettori di NI; coloro che volessero inviare proposte possono farlo scrivendo a: tajani@nazioneindiana.com. Tutti i materiali devono essere editi; non si accettano materiali inediti né opera dell’autore o dell’autrice proponenti.]

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Cinquant’anni dalle poesie che non cambieranno il mondo

di Rosalia Gambatesa
Le mie poesie non cambieranno il mondo non voleva dire che lei non lo volesse cambiare. Quel titolo «era una provocazione, ma anche una forma di arroganza. Perché dire “le mie poesie non cambieranno il mondo” voleva dire il contrario. Cambiarlo, ma in maniera diversa, attraverso le parole.

Una storia emiliano-romagnola

di Valeria Merante
A Bologna un affitto è più caro di un mutuo ed è una notizia indegna. Tutti pensano al capitale investito come la ricchezza migliore. Matteo ha un camper e vuole vendere la sua casa immensa, non vede l’ora.

Nelle pieghe degli anni Ottanta

di Pasquale Palmieri
Chi scrive parte dal presupposto che quella stessa epoca non sia riducibile alle sole tendenze verso l’ottimismo e l’edonismo, ma sia allo stesso tempo attraversata anche da pesanti conflitti che ridefiniscono il rapporto fra individui e collettività

Scoprire, conquistare, raccontare le Indie. Intervista a Emanuele Canzaniello

di Pasquale Palmieri
"Da un lato il Breviario vive della vertigine dei dati minimi, della pazienza della scienza, della faticosa acquisizione che ci ha offerto la Storia. Vive e omaggia quella moltitudine di notizie, ne fa una sostanza plasmabile che è già narrazione.

L’Africa per noi. Su “L’Africa non è un paese” di Dipo Faloyin

di Daniele Ruini
In apertura del libro di cui stiamo per parlare troviamo, come citazione in esergo, questa indicazione: «Inserire qui un generico proverbio africano. Idealmente, un’allegoria su una scimmia saggia che interagisce con un albero. Fonte: Antico proverbio africano».

I nervi, il cuore e la Storia. Intervista a Rosella Postorino

di Pasquale Palmieri
“Siamo tutti mossi dal desiderio, dubbiosi sulla felicità possibile, tentati da un impossibile ritorno a casa, gettati nostro malgrado nella Storia”. Prendo in prestito queste parole dalla quarta di copertina del nuovo libro di Rosella Postorino
ornella tajani
ornella tajani
Ornella Tajani insegna Lingua e traduzione francese all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di studi di traduzione e di letteratura francese del XX secolo. È autrice dei libri Tradurre il pastiche (Mucchi, 2018) e Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS, 2021). Ha tradotto, fra vari autori, le Opere di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato i volumi: Il battello ebbro (Mucchi, 2019); L'aquila a due teste di Jean Cocteau (Marchese 2011 - premio di traduzione Monselice "Leone Traverso" 2012); Tiresia di Marcel Jouhandeau (Marchese 2013). Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: