Post in translation: Gerard Manley Hopkins
Nota critica
di
Valérie T. Bravaccio
Claudia Azzola traduce Gerard Manley Hopkins, Giubilo al tempo del raccolto
Il titolo Giubilo al tempo del raccolto può essere sorpendente per chi conosce le poesie di Hopkins. Infatti, non si tratta dell’opera più famosa di Hopkins, The wreck of the Deutschland / Il naufragio della Deutschland (1876) oppure della famosa poesia intitolata Pied beauty / Bellezza variegata tradotta da Eugenio Montale. Si tratta, certo, del titolo di una poesia di Hopkins, Hurrahing in harvest, ma forse è meno conosciuta. Perché Claudia Azzola l’avrà scelta per dare il titolo alla sua antologia di 65 poesie tradotte in italiano che si riferisce all’originale, Poems and Prose[1] ? Secondo me, oltre ad accogliere traduzioni, la raccolta ha una particolarità: Claudia Azzola ha creato un oggetto poetico per trasmettere una sua profonda lettura di Hopkins. Infatti, quando precisa che ha « enucleato due liriche fuori dall’ordine […] Duns Scotus’s Oxford […] e Moonrise […], non è per civetteria ma per dare a queste due poesie un posto di riguardo nell’antologia, cioè proprio all’inizio (pp.18-21). E forse spiega perché Giubilo al tempo del raccolto non solo è il titolo della raccolta, ma è anche, e soprattutto, la poesia che viene collocata proprio nel cuore della raccolta. Giubilo al tempo del raccolto assumerà sicuramente un significato particolare: riassumerà tutte le particolarità stilistiche di Hopkins? Per Claudia Azzola, Hopkins è un « Poeta intensamente sperimentale [che] conia parole, le infila nel ritmo ‘a salti’, il running rhythm, o sprung rhythm, nel redeeming power della parola, come egli stesso lascia scritto »[2]. Ed infatti, il verso 5 ne è un’illustrazione lampante:
I wàlk, I lìft up, I lìft up heart, éyes, / Vado, levo, levo cuore, occhi,
Claudia Azzola spiega, inoltre, che « Hopkins ha giocato con il lessico, non meno di Joyce, di Dylan Thomas. […] Ha spinto il lessico alle estreme conseguenze, in una condensazione verbale di allitterazioni, assonanze, spezzature, […]. »[3]. Ed è stata attenta a riproporre in italiano l’urto dei suoni dandone un esempio in Winter with the Gulf stream / Inverno con la corrente del Golfo, vv. 5-6 :
Sarebbe interessante paragonare le sue traduzioni con quelle di Beppe Fenoglio nel suo Quaderno di traduzioni (Pied Beauty, In the valley of the Elwy, The May Magnificat, Peace, Spelt from Sibil’s Leaves, The Starlight Night, Nondum) oppure la sua traduzione di The wreck of the Deutschland / Il naufragio della Deutschland con quelle di Baldi (1939) e di Cagnone (2021) per accorgerci quanto il lavoro di traduzione è diverso da una persona all’altra. E quello di Claudia Azzola è particolarmente ricco di sensibilità ritmica e fonica.
da The wreck of the Deutschland / Il naufragio della Deutschland 13 – 14 pp. 34-3
[1] Gerard Manley Hopkins, Poems and Prose, Penguin Classics, Londra 1953 (prima edizione) ; e altre a seguire negli anni.
[2] p. 5
[3] p. 8
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Nelle nevi sfreccia
Scagliando all’indietro il porto
Il Deutschland, di Domenica, e il cielo già s’infeccia
Perché l’aria è infinita e senza conforto
E il mare silice schiumascaglia, nero-dorsuto al soffio regolare,
Stabile da EstNordEst, nel quadrante maledetto, il vento sorto;
Neve irta e bianca-fiammante tutt’attorta in turbinare
Vortica verso gli abissi di sole vedove dove di padri e figli non c’è traccia
Si, un confronto con Fenoglio forse é d’obbligo vista poi l’inesauribile vitalitá di questo scrittore. Hopkins é vero ha giocato col lessico in parallelo a Joyce. Di ben altro tessuto lessico testuale é l’assoluta maestria della poiesis di un Dylan Thomas. La breve prova di Lello Voce, di cui sopra, é pure pregevole. Segni tutti dalla Azzola a Voce di quanto si sta muovendo o serpeggiando intorno all’italiano.