I poeti appartati: Paola Ivaldi
Quattro poesie
di
Paola Ivaldi
Oplà
E levati le scarpe, e salta sul mio letto,
concedimi – suvvia – un piccolo pezzetto,
quell’intima poesia che non so più cos’è ,
parendo condannata a far tutto da me.
*
Non ancora
Trattenere gesti
deglutire parole
interrompere coiti, bloccare conati
e, sospesi singhiozzi e starnuti,
nelle tasche buie cacciare giù
giù fino nel fondo
mani tutte intirizzite
declinare gli occhi sul giorno
poi sbarrarli nella notte.
Questo non è il tempo della rinascita, no
della testa che, fradicia, emerge dal buco
ancora no, ma quasi, adesso
il pensiero fecondo ravviva i moti dell’anima
e ritroviamo, insieme, i passi sgomenti
delle stanche legioni disilluse.
E in tanti che saremo noi ci diremo: si riparte.
*
L’uscita delle quattro e mezza
Care voci chiare tintinnanti età dorate,
anni ancora che in una mano – piccola manina – stanno,
io v’ascolto rapita e risucchiata nei miei ieri,
declinata ancora all’esser mamma più che figlia,
graziandomi così, le potenti voci vestite di bianco,
carezzandomi assai più di nostalgia che di rimpianto.
*
Nulla da dichiarare
Vista da qui, l’esistenza è ben poca cosa
I nostri medaglieri son mezzi vuoti
Assai più numerose le volte in cui
Abbiamo dato il peggio di noi stessi
E non v’è modo alcuno di rimediare
A buchi, strappi e indelebili patacche
Solo accettare il vuoto che rimane
Al doganiere nulla da dichiarare.
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Bellissime poesie
Grazie
Vorrei sapere se la signora Ivaldi è la mia compagna di notti giovani, e se può contattarmi sono su Nazione Indiana da molti anni, anche con lo pseudonimo di Anna Giuba.
magari scopriamolo tramite messenger