Articolo precedente
Articolo successivo

Amarilli

di Matteo Gigante

 

I

Dimmi che cos’è quest’odore acre che ti arriva alla bocca senza spogli motivi
che si muovono a destra e a manca come fossero in un lungo sempre presente
gioco di riflessi e foglie raccolte nei giorni dedicati al digiuno dei tuoi denti.

Prova per un attimo a ricattarti a tendere le briglie dei tuoi alberi sempreverdi
A votare per un attimo ancora il digiuno stavolta di tutti i tuoi usurati pascoli
Così potrai dirmi che cosa la notte scopre piangendo in lacrime stupide e rigagnoli
di vita insomma dimmi tu che cos’è questo spazio libero dello star soli.

Amarilli che non preghi e tanto piangi del tuo bel nome,
Della tua spoglia celestina, dei tuoi inverosimili riscontri.

 

 

II

Amarilli troppo china nei campi già dal primo mattino senza rugiada l’alba
che ti chiede comunque di mantenere il fabbisogno agrodolce del sapere
scorrere tra lune e disgrazie il tuo respiro e le radici ben presenti ti prego
non siano impedimento ma sagacia Amarilli così ti si chiama e il tuo nome
acquista spuma e risacca solo ora che sei così devota alla tua fangosa immobilità.

 

III

E se a un giorno vuoi risalire risali come da tempo il vento ti porta
a cattivi presagi e costanti fornicazioni delle pelli e delle carni di altri
che tu più non hai che tu hai rinchiuso oltrebosco e in modo tanto altezzoso
hai agito tanto da dire dal rifugio delle carceri “Alteo, Alteo,
ancor non mi sorridi?
Amarilli quel giorno il bosco non era in tempesta
le nevi erano già a ricovero e tu da sola ti riducevi
alla trasparenza tragica dei ghiacciai.

 

 

IV

Dai spazio al silenzio la tua inutile tragedia si è spenta e finite sono le api
finita è la cera per possibili candele di rito il sole ha chiuso i battenti
ora non resta che invecchiare l’inverno se fuori si esce solo per aspettare
la nevrastenia rischia di non essere più solo un vizio passeggero.

Da quando te ne sei andata si vive soli chiusi nei propri palazzi
oltremondo è l’attenzione di chi prova a romperne il guscio
e che stupida la tua morte Amarilli alla ricerca di taciti consensi
di baci sugli occhi : scelta inutile una volta abdicato lo sguardo,
per amore? No, per idea.

 

V

Amarilli ora non vedo il tuo gioco lontano l’hai portato con te Amarilli ora non trasporti sorrisi ora
i calicanti hanno toccato anche il tuo tempo e il tuo nome perde nome in virtù di un nuovo fiore.

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Marciando, marcendo

di Angelo Di Fonzo
Da quando il villaggio era stato inghiottito dalla nebbia, Viviana rimaneva ore a guardare il signore che vendeva il vin brulé nella strada dell'albergo. C’era qualcosa in quell'uomo che la ammaliava

La parte per il (quasi) tutto. I sintomi di Umberto Fiori

di Matteo Cristiano
Umberto Fiori è senza dubbio uno dei poeti più importanti degli ultimi decenni di poesia italiana. Esordiente nel 1986 con Case, è uno dei maestri di poesia che esce dal Novecento e cerca di rifondarsi, dopo il crollo del canone, del campo poetico e dell’istituzione poetica.

Una richiesta di aiuto

di Massimo Parizzi
Il pregio maggiore di questo libro, che non è una biografia (anche se non manca di parlare, oltre che del Fortini intellettuale, saggista e poeta, del Fortini insegnante, marito e padre), sta nello sguardo di Abate, che non è quello dello studioso, ma del militante politico e culturale.

Per Gianni Sassi, fiancheggiatore di artisti

di Biagio Cepollaro
Un ricordo di Gianni Sassi, poliedrica e mitica figura dell'organizzazione culturale milanese, fatta da Biagio Cepollaro e tratta dal volume 'Gianni Sassi fuorigabbia' a cura di Filippo Pennacchio

MILIA

di Velio Abati
Oppresso da oscure angosce, come quando la notte di colpo ti svegli soffocato e balzi seduto, spalancando la bocca, ho girato per le strade in cerca di respiro. Non ho visto persone, ma figure frettolose, fragori di macchine.

Kjara, ancora

di Filippo Canoro
In cucina il babbo sta chiedendo alla mamma Zengia o bachetón. Kjara vede solo la schiena villosa del babbo e la sua nuca calva e scintillante di sudore; e dietro la sua figura massiccia intravede, della mamma acculata in un angolo
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli ha pubblicato due romanzi Nel silenzio delle merci (1996) e L’arte della capriola (1999), e le raccolte di racconti Catastrofi d’assestamento (2011) e Notturno buffo ( 2017) oltre a numerosi articoli e racconti su varie riviste letterarie e culturali. Un racconto è apparso su volume autonomo con il titolo Piove sempre sul bagnato (2008). Nel 2006 ha vinto al Napoli Comicon il premio Micheluzzi per la migliore sceneggiatura per il libro a fumetti Una lacrima sul viso con disegni di Lorenzo Sartori. E’ stato redattore di alfapiù, supplemento in rete di Alfabeta2, e attualmente del blog letterario nazioneindiana.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: