Prime annotazioni su magnetofoni, mani & farfalle
di Andrea Inglese
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La prima cosa da fare è azionare il magnetofono.
Bisogna cominciare con il registrare tutto.
Tutto, inutilmente, sia chiaro.
Lasciandolo ronzare, con le bobine, dal giro assonnato, lento.
Le bobine elettromagnetiche, quelle con il nastro avvolto, e che si svolge.
Da una parte all’altra, c’è il ronzio del nastro che registra il ronzio di fondo.
Non è una comunissima cosa, che tutto, da dentro e fuori, si metta
si metta propriamente a ronzare.
Non che sia vero.
È uno scivolare piuttosto, dentro e fuori. La macchina, un pochettino. La vita grande intorno.
Tutto riversandosi poi, il sospiro del magnetofono e il respiro delle cose, soprattutto se mosse.
Anche la mia mente conosce il ronzio, attende una registrazione.
Bisogna capire se sorga o giunga, se il sistema nervoso o l’inconscio…
Chi, insomma, abbia cominciato per primo.
Anche il movimento dei sessi, se ci fosse. Qualora arrivassero a sbandierarsi per bene i sessi.
Le bobine, intanto, sono state nuovamente verificate, nuovamente installate.
Ce ne andiamo dove, mentre registra?
Lasciamo che le cose vadano da sole, che rotolino sui pavimenti, come le bobine girano intorno al loro perno, come il nastro di seta elettromagnetica che s’imprime, che s’impregna, perché dirgli qualcosa, perché dover depositare proprio lì la voce, andiamocene via correndo, saltando oltre la finestra, grugnendo soffocati, mentre lui registra lo sbattere delle sedie, se per caso cadessero sul fianco, il rotolare dentro il lavello di un bicchiere.
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Vediamo cosa possiamo fare con le mani, vediamo.
Vediamo fin dove arrivano, le mani.
Le tendi, le giri di taglio, poi tagliano l’aria, le mani, e ritornano calme, non fanno più nulla.
Le mani se ne stanno basse. Le mani si alzano.
Le mani non sono granché senza gli avambracci.
Ma adesso le usiamo, le mani sono frenetiche, viaggiano e tramano, si battono l’una contro l’altra.
Dobbiamo mettere anelli alle mani, e pulire le unghie delle mani.
Le mani si tagliano, ma anche: tagliano l’aria, tagliano il tempo.
Le mani vanno e vengono, ma come legate ai polsi.
Le mani sbucano fuori dalle maniche, come non ci fosse polso.
Le mani dicono questo e altro, le mani tacciono sempre.
Le mani immote, le mani remote.
Qualcuno le mette in tasca.
Volta la mano, mostra il palmo, c’è tutto la storia del palmo.
Il palmo è solo una somma di pieghe.
Il dorso è una questione di promontori.
Disegniamo una mano.
Le mani poi vanno a posto.
Quando dormo le mani dormono.
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Sì, certo che le ho viste anch’io, le farfalle.
Le vedo spesso queste farfalle. Volano. Volano di qui e di là.
Posso dire per ora che alcune sono piccole e altre sono più grandi.
Ma è soprattutto quelle piccole che mi svolazzano davanti.
Non è che uno deve misurare la bellezza di una farfalla dal suo peso o dalla sua stazza.
Una farfallina è già molto, quanto a farfalle.
Loro hanno tutto un modo particolare di volare.
Non è molto lineare, è il meno che si possa dire.
Ma non sarò certo io a giudicarle per questo.
Non mi metterò certo io a pontificare sul fatto che volano male,
che sono poco disciplinate nella traiettoria,
che amano avanzare a casaccio, come fossero insetti ubriaconi.
A me sta bene così il volo di una farfalla.
Anche perché poi, ora che ci penso bene, non è che io passi delle ore a guardarle.
Che magari nella loro follia volatile c’è un metodo.
Però io come uomo c’ho sempre parecchio da fare.
Se mi pagassero per fare l’entomologo, certo.
Se poi potessi fare l’entomologo nel mio giardino, ancora meglio.
Pagato molto bene, farei l’entomologo stando seduto.
Potrei bere delle limonate ghiacciate, ora che anche a settembre fanno trenta gradi.
Seduto, con lo stipendio dell’entomologo che cade a fine mese, allora sì
Che mi concentrerei a lungo sul loro volo, magari farei anche
Dei tentativi di acchiapparle con il retino, ammesso che gli entomologi di oggi
Maneggino ancora il retino. E comunque non se ne parla.
Sono anni di specializzazione. Io non voglio più specializzarmi in niente.
sempre nitido, scarno e significativo.
Mi piacciono molto questi tre inediti. Mi hanno fatto pensare all’inadeguatezza delle mani di chi ha smesso di fumare, al loro imbarazzo (poiché smetto spesso di fumare è un tema a cui penso di frequente). E sento risonanze letterarie, lontane ma presenti, di autori da te amati, pur restando il tutto un Inglese cent pour cent.
Grazie Alberto e Ornella (in effetti fumare è una straordinaria occupazione di mano, avambraccio, busto, collo e volto e chi smette che diavolo puo’ più inventarsi, ad esempio, in società?)
La cosa sorprendente del volo caotico delle farfalle è che comunque atterrano precise sul fiore