Luigi Lo Cascio: «in ciascuno si annida un deserto»
«di dolcissimo odor mandi un profumo, che il deserto consola»
Giacomo Leopardi, La ginestra
«Libri come laboratori, primi confronti, materie pensanti, montaggi e scavi attraverso la carta; libri senza profitto, in tiratura limitata, consegnati agli autori e alle autrici, che ne gestiscono liberamente il transito (esoeditoria); libri evidenti nella loro invisibilità, indirizzati a chi saprà ospitarne l’implicita consegna; libri con l’intento di essere vigilie per una geografia del dopo-diluvio.»
Qualcosa
sul deserto…
Si prende
un foglio
in mano
e ti ritrovi,
chissà come,
un fatto incerto,
qualcosa
che ti cova
in una piega:
in sé racchiusa
un’inflessione
antica.
Non lo sapevi ancora
ma covava un deserto.
Cova
in ciascuno
di noi
– e scava –
in una parte
mascherata d’acqua
e di false fontane
almeno un rettangolo,
ruvido e attivo,
un trapezio
di sabbia
o di roccia
a volte scarno
di presenze
a volte sparso
d’instancabili ginestre.
Senza eccezioni
in ciascuno
si annida
un deserto,
un silenzio
che prepara.
S’installa
nel petto
(talvolta
nel ventre),
inesorabile
all’istante,
s’incorpora
nascendo
(la prima boccata
– non ricordi? –
d’aria esterna
che ti sorprese
in gola
era un fiato
di scirocco
o d’altro vento
esotico
africano
e ti parlò
della volta celeste
-foss’anche
il neon
azzurro
di un soffitto-
e ti animò
di un respiro
lontano).
È sempre qui
il deserto
e attende
al varco.
Perciò
lo puoi
coi versi
provocare.
Se pure
capitasse
d’ignorarlo
o di dimenticarlo
in superficie,
lui c’è,
c’è
la sola cosa
che, levando
tutto il resto,
resta, sempre
se ne sta
sotto il suo sole
(eterno a mezzogiorno),
inquieto e presente
lo stesso,
macchiando
di rosso
e di altri inferni
la luna,
a mezzanotte.