les nouveaux réalistes: Francesca Perinelli
Accesso negato
di
Francesca Perinelli
i. frontale
c’è questa pletora di questa, questa qui, di sé medesima, esattamente questa, in questo luogo e in ogni luogo altrove, adesso proprio ora in questo tempo c’è questa sovrabbondanza e quantità eccessiva, quest’eccedenza, enormità ed eccesso, di ridondanza colta nella flagranza d’un ascesso di pura esuberanza, apneico pieno, estremo pigiato e gonfio, un nugolo, un fottìo tronfio, un subisso, un mucchio, un insufflato gheriglio, contorto groviglio e turgida valanga, gommosa e satura, che sfianca, raccolto generoso di tutte le valanghe, foce di una fiumana espansa, incomprimibile, torrenziale, esponenziale e tanta, e debordante, e tracimante, infettivante frotta, marea poliglotta, precipitosa, insana, dolorosa, vanesia e vana, e soffocante, esacerbante, e irrispettosa, e offensiva, e poi cattiva, e tempestosa, e ancora, a iosa, infame scroscio di inutili favelle di ogni foggia, versate sulla testa a pioggia in piena ebollizione, che irrompe e cozza e scotta, e schizza e marchia a fuoco:
(volevo consultare il mio pensiero
per un poco
ci ho provato
ma per me)
: accesso negato
ii. struttura
senza uno schema ferma alla fermata dello schermo scherzo con scherni e cambi di vocale e consonante
te ne avrei date tante e sante e giuste giusto per mantenere viva qualche rima
ma vedo che non esco dalle tentazioni della lira né dalla forma chiusa anche se getto alla rinfusa segni ed evito accuratamente i sogni e i lamenti e sento che non vorrei sentire e invece tento e vengo tanto tentata – tanto da rendere quasi inutile lo spreco di verbosità e l’imbratto
ora pertanto provo a provocare il primo scatto metto un tessuto fitto stretto stretto lo lego con lo spago del non detto che sembri quello che sembra a te che leggi che sembri quello che leggi a te che leggi che legga quello che leggi a te che leggi e uso questa mia base come canovaccio prendo e la strappo e quindi poi ne faccio
coriandoli finissimi – vedessi, oh li vedessi! come svolazzano eterei così ben scissi dall’impatto con le lame affilate di questa mia cesoia digitale! digi di di – da da da – dadale – dado dada dadaumpa-pa è un suono da cui emerge una canzone quella degli hello boys venuti qui dell’illinois e tu, saluta le gemelle che sono brave e belle e che sono sorelle e han occhi come stelle e a pranzo mangeran finocchi insieme a caramelle piegate sui ginocchi
non è che io mi blocchi ma, senza alcun oggetto, di che parlo, che m’urge, a che fare lirismo senza tarlo?
stamane sul tiggì e sul giornale tu vedi tante bombe ed è normale e il tale che commenta è sempre uguale e il tale che intervistano è ferale e dice russia carri dostoevskij vuoi mettere la strage di mariupol siamo onesti e via col lungo elenco di capestri e io che non so nulla e non so giudicare vedo soltanto in giro tanto male
un mare tanto
ma tanto, che per giorni ho solo pianto e il lirismo mi si è fatto oscuro e uso le rime a mo’ di scudo regressivo e l’assenza di struttura
[lo so che un anno fa a gennaio avevi detto
vedrai che dopo il covid sarà anche peggio
stanno testando la vostra sudditanza
e poi a ottobre – in odore di latitanza – avevi rilanciato
vedrai i rincari dell’energia adesso
vi vogliono in ginocchio
ed è successo
ma avevi detto anche:
gli ebrei sono discesi dalle stelle
e non gli è stato torto mai un capello
che nella storia tutto viene distorto
e hai detto pure quello:
che l’uomo sulla luna non è sorto
e non è vero (e non è vero il resto)
lo so non tanto perché credo nella scienza (la scienza non è cosa in cui si creda)
quanto perché non credo nella trascendenza
come ai progetti vaghi di una casta
e perché la tua vita intera mi dimostra
la forza di ogni singolo egoismo
che pensa disfa e fa solo al presente
distrugge ogni struttura del futuro
corriamo già benissimo da soli
verso il baratro oscuro]
è l’unica cosa certa per me, giuro
iii. lo scotto del lavello
il caldo scioglie i grassi
vanificando forse il tentativo di fare economia, aperto il rubinetto va aspettato che la caldaia si azioni e porti a temperatura l’acqua
nei giorni freddi dell’anno, quando il flusso è pronto per lavare i piatti, immergere le mani in acqua calda è un piacere
e allora no, che non si economizza
quando il flusso è pronto si tuffano le mani, e il calore brucia quasi fastidioso su dita e dorso ma subito
scavalca un brivido sordo
dal polso al gomito alle spalle e poi va a diramarsi
dalle clavicole
in su percorre a ondate rastremate il collo
raggiunge la radice dei capelli, le mascelle
le rilassa, aprendo alle labbra fredde un’ipotesi remota di sorriso
carezza e pungola le guance e il naso
fa fremere le rughe sulla fronte
in giù attraversa il petto a rullo
spiana lo stomaco
palpeggia i genitali
si srotola tra femore e caviglie
e infine va ad accoccolarsi ai piedi
per quanto misero e breve, a questo piacere si può essere grati
si può
versare un goccio di sapone e attendere ancora
che si sfochi la schiuma sulla spugna fino al buio
arretrando la vista
infossandola nel corpo
mandandola in missione da paciere
presso le palpebre arrese
alle annose contese tra i pensieri
mostrare prove chiare
dichiarare le responsabilità
lasciate stare, ipocrite, io so
come ve ne stavate spalancate
quando
si dissipavano le mani
e gli aliti e gli spasmi
e non si accusava stanchezza
e non si contavano i lividi
e non si contavano le ore
e i piatti si accumulavano
come le incrostazioni
e si sapeva già lo scotto del lavello
(che poi quello
non era colpa né di biden né di putin)
e si sapeva bene di non poter pagare
I commenti a questo post sono chiusi
Davvero un bel pezzo.
Grazie per averlo condiviso.
grazie a te per la lettura e per l’apprezzamento, Mario :)
Riflessione con ritmo sincopato, molto Jazz… (Faccina con bacio).
lo riconosce il bravo musicista :) :*
Questo è proprio bello da rappare. Molto brava!
grazie Corrado, è un signor complimento per me :)
che bello leggere Francesca Perinelli su Nazione Indiana!
che gioia essere in così buona compagnia!
Siamo da oggi ufficialmente nel baratro oscuro. Sic. Grazie Francesca.
proprio così, Rossana.
ringrazio te per la lettura, un abbraccio.