Photomaton: Rino Bianchi
Molta forza
di Francesco Forlani
nota pubblicata su Focus-in, a proposito del reportage di Rino Bianchi su Cassino.
Nella ventennale corrispondenza con Rino Bianchi non c’è mail, messaggio, scambio che non si sia concluso con questa formula: molta forza. A tutti i fotografi, grandi professionisti, che io abbia potuto incrociare sul mio impervio cammino di fabbricante di riviste letterarie, ho riservato una figurina, un avatar in grado di esprimerne la quintessenza; a Philippe Schlienger la carta del giocatore, a Salvatore Di Vilio quella del maratoneta, mentre a Rino ho assegnato, da sempre, quella del gladiatore.
Ecco perché quel suo mantra, forza che dà per scontato il coraggio, gli corrisponde ed è forse questa sua qualità che vuol dire determinazione, generosità degli sforzi, studio, a farne il migliore dei ritrattisti di scrittori, insieme all’editore fotografo Giovanni Giovannetti. In tutti i progetti che ci siamo in questi anni scambiati, le nostre riviste Sud e Focus In, o la sua magnifica invenzione della Residenza delle narrazioni, come rarissime figurine Panini, in giro per l’Italia, Rino ha sempre proposto immagini di grande energia, generalmente in bianco e nero ma senza disdegnare il colore, come in questo caso per il suo fotoracconto di Cassino e dei suoi alentours.
In questi tempi da stato d’eccezione, schiaffeggiati da venti di guerra e pandemie, abbiamo rivisto nei servizi di cronaca la figura dei corrispondenti, inviati al fronte, dei reporter di guerra. Rino pur imbracciando la sua macchina come un’arma e vestendo all’americana, con l’attenzione al pratico muoversi tra festival e luoghi quasi dimenticati, è un fotoreporter di pace. Con precisione e dovizia di particolari dei conflitti, Rino legge gli scrittori che fotografa e generalmente si sceglie quelli che ama sulla pagina. Soprattutto riesce a tradurre in segni e forme il discorso interiore, mantenendone intatta la natura, il carattere.
Questa è la ragione per cui molti miei amici scrittori, uomini o donne che siano, vogliono che sia lui a rendere al meglio l’immagine di un cartellone o di una quarta di copertina. Suo è per esempio il ritratto di Helena Janeczek che abbiamo proposto sia in bianco e nero che a colori. Il lettore si troverà, ne siamo sicuri, davanti a due fotografie diverse pur trattandosi, tecnicamente, della stessa immagine. In questo sta la sua grazia, la sua capacità d’intuizione, la stessa che gli fa dire ogni volta: molta forza, ci vuole, aggiungiamo noi.