Ida Travi: Muscèt parla col cane

 

 

«Se lavorate per il presente il vostro lavoro resterà insignificante.»

Muscèt parla col cane, il “libro che s’era perduto” di Ida Travi è nuovo titolo dei Cervi Volanti, la collana di scritture poetiche che curo insieme a Giuditta Chiaraluce all’interno del progetto Edizioni Volatili.

«Libri come laboratori, primi confronti, materie pensanti, montaggi e scavi attraverso la carta; libri senza profitto, in tiratura limitata, consegnati interamente agli autori e alle autrici, che ne gestiscono liberamente il transito (esoeditoria); libri evidenti nella loro invisibilità, indirizzati a chi saprà ospitarne l’implicita consegna; libri col solo intento di essere vigilie per una geografia del dopo-diluvio.»

Pubblico qui alcune pagine in anteprima. Le partiture visive e i segnalibri sono di Giuditta Chiaraluce.

( i cugini del secolo scorso )

I cugini del secolo scorso, i tuoi, i miei cugini

e noi stessi dormiamo ancora all’ombra della pietra

come se fosse questo il sogno, come se fosse

ancora saldo il tetto della casa

 

– va’, dillo al bambino –

 

La grata si alzerà come una fiamma

per Zet, per Ur, per Van e anche Katarina

per tutti gli avi, per i discendenti

 

Un giorno il bambino si alzerà da terra

e nel buio parlerà: voi avi, voi discendenti

su per la scala, su.

 

***

 

(  la vecchia è entrata )

 

 La vecchia è entrata

mi ha fatto la lezione:

 

sette giri fa il tempo quando torna a casa

sette le mani che aprono la porta

 

sette sono i secoli, sette i millenni

sette sono i giorni, qui nell’acqua, qui nel fuoco

 

noi dormiamo sulla branda

– contro il muro – siamo in tre

 

io sono Muscèt, e tu sei il cane

e lui è il bambino, poveretto, poveretto…

 

 

( io rifiutavo )

 

Io rifiutavo l’insegnamento, Rot

perché volevo parlare con i morti

volevo solo parlare con la ruggine

 

Questa è la casa del morto

  • diceva la ruggine –

questa è la casa del tempestato

 

Avevo la chiave in tasca, è vero

tenevo allacciato il grembiule, è vero

tenevo le mani sopra la testa

così si vedeva la penitenza

 

Sono Muscèt, – dicevo – sarò Muscèt

fino alla prossima era

fino a quando scenderanno le valanghe

e i morti finalmente torneranno qui

a riprendersi la pala, che nera, Rot

la pala, com’è nera…

 

 

 

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Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. È poeta, scrittore, regista, performer e redattore di «Nazione indiana». Ha co-diretto la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato La consegna delle braci (Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli), La specie storta (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano) e il saggio Fossili di rivolta. Immaginazione e rinascita (Tlon Edizioni). Ha preso parte al progetto Civitonia (NERO Editions). Ha curato, per Argolibri, l'inchiesta letteraria La radice dell'inchiostro. La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. È il vincitore di FONDO 2024 (Santarcangelo Festival), uno dei direttori artistici della festa “I fumi della fornace” e dei curatori del progetto “Edizioni volatili”. È laureato al Trinity College di Dublino.
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