Ida Travi: Muscèt parla col cane
«Se lavorate per il presente il vostro lavoro resterà insignificante.»
«Libri come laboratori, primi confronti, materie pensanti, montaggi e scavi attraverso la carta; libri senza profitto, in tiratura limitata, consegnati interamente agli autori e alle autrici, che ne gestiscono liberamente il transito (esoeditoria); libri evidenti nella loro invisibilità, indirizzati a chi saprà ospitarne l’implicita consegna; libri col solo intento di essere vigilie per una geografia del dopo-diluvio.»
( i cugini del secolo scorso )
I cugini del secolo scorso, i tuoi, i miei cugini
e noi stessi dormiamo ancora all’ombra della pietra
come se fosse questo il sogno, come se fosse
ancora saldo il tetto della casa
– va’, dillo al bambino –
La grata si alzerà come una fiamma
per Zet, per Ur, per Van e anche Katarina
per tutti gli avi, per i discendenti
Un giorno il bambino si alzerà da terra
e nel buio parlerà: voi avi, voi discendenti
su per la scala, su.
***
( la vecchia è entrata )
La vecchia è entrata
mi ha fatto la lezione:
sette giri fa il tempo quando torna a casa
sette le mani che aprono la porta
sette sono i secoli, sette i millenni
sette sono i giorni, qui nell’acqua, qui nel fuoco
noi dormiamo sulla branda
– contro il muro – siamo in tre
io sono Muscèt, e tu sei il cane
e lui è il bambino, poveretto, poveretto…
( io rifiutavo )
Io rifiutavo l’insegnamento, Rot
perché volevo parlare con i morti
volevo solo parlare con la ruggine
Questa è la casa del morto
- diceva la ruggine –
questa è la casa del tempestato
Avevo la chiave in tasca, è vero
tenevo allacciato il grembiule, è vero
tenevo le mani sopra la testa
così si vedeva la penitenza
Sono Muscèt, – dicevo – sarò Muscèt
fino alla prossima era
fino a quando scenderanno le valanghe
e i morti finalmente torneranno qui
a riprendersi la pala, che nera, Rot
la pala, com’è nera…