Senno e follia
Osservazioni su un rottame spaziale
di Alberto Giorgio Cassani
«Non stette il duca a ricercar il tutto;
che là non era asceso a quello effetto.
Da l’apostolo santo fu condutto
in un vallon fra due montagne istretto,
ove mirabilmente era ridutto
ciò che si perde o per nostro diffetto,
o per colpa di tempo o di Fortuna:
ciò che si perde qui, là si raguna»
Ludovico Ariosto, Orlando furioso, XXXIV, 73
Quello che, poeticamente, aveva immaginato Georges Méliès, nel suo Le Voyage dans la Lune (1902), cioè il missile che si conficca nell’occhio del faccione personificato del nostro satellite, per questo visibilmente contrariato, si sta per verificare, assai più prosaicamente, nei prossimi giorni, con lo schianto di ciò che resta di un razzo Falcon 9, messo in orbita l’11 febbraio del 2015 da SpaceX (Space Exploration Technologies Corporation), l’azienda aerospaziale di Elon Musk, l’imprenditore miliardario, attualmente l’uomo più ricco del mondo secondo la rivista «Forbes».
Il rottame ad altissima tecnologia, come afferma la notizia apparsa su «la Repubblica.it», dovrebbe fracassarsi sulla faccia nascosta del satellite a una velocità di 2,58 km al secondo, cioè all’incirca 9.290 km all’ora. Quale nuovo cratere procurerà, non potremo verificarlo nemmeno coi telescopi.
Ormai non soltanto la terra è segnata dalle cicatrici dell’azione umana, ma anche satelliti e pianeti sparsi nell’universo. La luna, visitata da Astolfo, nell’Orlando Furioso, conteneva il senno degli uomini. Il celebre episodio ariostesco era stato preceduto da un’intercenale di Leon Battista Alberti dal titolo Somnium, probabile sua fonte letteraria: anche lì, sulla luna, il dormiente viaggiatore Libripeta aveva trovato di tutto, tranne la stultitia.
Ora, al contrario, il nostro pianeta custodirà i segni di una follia che sta trasformando in discariche a spazio aperto quelli che una volta erano luoghi incontaminati dalla mano dell’uomo.
Il faccione sorridente di Musk non sembra preoccuparsene. Il faccione della luna di Méliès, invece, sì.