Gianni Celati [1937-2022] “Mondonuovo”

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12.53
Ci sono quelli che scrivono i romanzi per riraccontare il passato e dicono “La signora entrò alle cinque e in quel momento il fattore le disse… eccetera… eccetera…”. Ecco quelle lì sono le cose più tremende che ci sono al mondo… e proprio ti fanno… non si riesce neanche a immaginar più niente.

13.32
Ci sono delle storie che valgono solo per quello che non è immaginabile e… le storie valgono di più se… se sono… se c’è tutto un in… non immaginabile che sta dietro le parole e le cose. Perchè credo che sia quello il regno dei narratori: quello che non è immaginabile. Quello che uno non ti può far vedere. Nello scrivere delle cose del genere, a partire da questo punto di vista, cominci a sentire un’altra storia al contrario e cioè che l’inimmaginabile è dappertutto intorno a noi.
Non credo per niente a quelle cose che la gente… che si chiamano testimonianze e non credo per niente alle memorie ufficiali e non credo all’identità locale, la lascio… quella la lascio per degli altri. E non credo all’appartenenza a un territorio e non credo alle cosiddette “radici” e mi dispiace dirlo.

GIANNI CELATI

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,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.