Un gelido dicembre milanese
di Antonella Grandicelli
Un gelido inverno in viale Bligny (Morellini Editore, 2021), è il convincente debutto nella narrativa gialla della scrittrice genovese Arianna Destito Maffeo, che, già conosciuta per la cifra ironica e sensibile dei suoi racconti, trova qui piena maturità espressiva anche nella dimensione del romanzo.
La trama si snoda in un freddo dicembre milanese, ma entrando nel vivo del racconto si ha la netta sensazione che non sia solo questa la stagione a cui l’autrice si riferisce. Perché se è vero che una pioggia grigia e greve o una neve opaca fanno spesso da sfondo alla vicenda, non è solo questo il gelo che pervade le esistenze dei molti personaggi. Più che una stagione climatica, l’inverno citato nel titolo appare più come un tempo dell’anima, in cui tutti si trovano immersi e con cui tutti si trovano a dover fare i conti. A partire dalla protagonista, il vice-questore Andrea De Curtis.
“Si addormentava con l’idea di lasciare la polizia e si svegliava al mattino, in preda all’ossessione di salvare nuove vite o di rendere giustizia alle vittime della malavita.” Controversa, tormentata, difficile da definire e ancor più da fermare in un’immagine nitida, Andrea è una donna con un nome da uomo che è attratta dalle donne; detesta il suo mestiere, che la mette in contatto con il lato oscuro dell’animo umano, ma non ne può fare a meno, perché è proprio quel lato oscuro che lei sente di dover sconfiggere; divide le sue radici tra la passionalità partenopea, che le deriva dal padre, e la durezza nordica, che le deriva dalla madre. Insomma, è un concentrato di contraddizioni e di spinte opposte e contrarie, che la rendono una persona spigolosa, a tratti dura, ma anche intensamente fragile. Il suo nomadismo esistenziale la porta a lasciare una luminosa Liguria, dove il suo talento investigativo ha già avuto modo di lasciare un segno, per spostarsi in una brumosa Milano, approdando in un appartamento anonimo a fianco del famigerato Palazzo Mondo, il civico 42 di viale Bligny, crocevia di storie e destini. Il primo impatto con la città e con il suo nuovo incarico sarà quello con un omicidio intriso di una crudeltà terrificante e nessun indizio a darne conto: Edoardo Solari, gallerista di fama, collezionista di preziose icone russe, trovato morto con la gola squarciata e il volto immerso nel fango. E l’istinto di De Curtis si metterà subito in moto insieme al suo doloroso bisogno di ripulire il mondo dall’orrore del crimine.
Tra i bagliori dorati e il lusso del mondo dell’arte, la fragilità ritorna ad essere la vera protagonista: quella di Edoardo Solari, circondato dal successo e da donne bellissime, eppure angosciato dal suo destino; quella di Sophie Martini, artista di talento, bella e ricca, eppure così insicura; quella di Marco Rovatti, marito di Sophie, attanagliato da una gelosia morbosa e lesiva nei confronti della moglie, incapace di goderne la presenza senza la paura di perderla. L’arte diventa il luogo in cui le loro debolezze si costruiscono un alibi, l’opaco specchio dell’incapacità di vivere.
“La sofferenza ci rende deboli. Il dolore annienta le difese e stravolge i comportamenti, fino a privarci della nostra libertà. Il dolore ci schiaccia e ci distrugge.” Per dipanare un mistero fatto di sangue e perversa sofferenza, Andrea De Curtis dovrà scavare oltre il visibile, dovrà mettere le mani dentro alle oscure profondità dell’anima, riconoscerne i tormenti, le ambiguità che lei stessa a volte si trova a dover combattere. Dovrà trovare il filo che lega tutte quelle fragilità all’affannosa ricerca di una guarigione dalle proprie ossessioni, che per ognuno passa attraverso una strada diversa e per l’assassino affonda in un cammino di sangue. Un’indagine complessa, una discesa nelle tenebre, una corsa contro il tempo per giungere ad una verità che si rivela sorprendente ed inattesa per tutti.
Così come dipingere un’icona significa “scrivere” una preghiera che conduca ad una guarigione, altrettanto “scrivere” la propria vita è un percorso difficile che anche De Curtis deve affrontare e che è convinta di dover affrontare da sola, come ha sempre vissuto, nascondendosi al calore dei sentimenti, incapace di fidarsi di chi la circonda. Ma la vita nasconde sempre imprevedibili scarti, impensabili deviazioni e quella di Andrea De Curtis non fa eccezione. “A volte succede: si incontra qualcuno per caso, ci si annusa, ti specchi e ci si ritrova nei pensieri dell’altro nelle storie semplici che racconta e si decide che va bene così, che è proprio quello che ti serve in quel momento.” Proprio in quel civico 42 di viale Bligny, in quel mondo variopinto e allegramente instabile che giorno dopo giorno Andrea sta imparando sempre più ad amare, vive Marlene, trans dal passato difficile che lì ha finalmente trovato la felicità nel coraggio di essere se stessa, e che riuscirà a trasmetterle quel calore umano e quel senso puro di amicizia che rendono un luogo degno di essere chiamato casa. E sarà la sua mano tesa ad accompagnarla lungo la strada della guarigione da una solitudine antica e dalle staffilate di un dolore con cui deve imparare a convivere. Per cominciare a sciogliere il gelo di quel lungo inverno dell’anima. “Ma niente nel mondo di Marlene la rattristava. Ogni oggetto, ogni gesto e ogni parola rivelavano qualcosa di lei e irradiavano una luce particolare: quella della dignità della verità.”