DANIELE DEL GIUDICE “levare a ogni frase la terra sotto i piedi“
Le storie, i sentimenti, i personaggi, la descrizione: riuscire a renderli totale provvisorietà; levare a ogni frase la terra sotto i piedi, levarle il fondamento, col gesto stesso con cui ci sforziamo di affidarla a una stabilità. Ogni racconto ci appare oggi simultaneamente del tutto fondato e e al tempo stesso del tutto infondato. Questo secolo ci ha educato alla memoria di entrambe tali condizioni. Questo continuo e duplice carattere di fondatezza e infondatezza della narrazione è una dimensione di probabilità, di pura probabilità. È ciò che risuona oggi nel limite estremo della scrittura: un movimento sotterraneo ed essenziale di probabilità e improbabilità continue. Ha a che fare, forse, proprio con l’ombra, con la quantità di ombra che il linguaggio porta con sé, che ogni parola porta con sé nel suo medesimo far luce, dunque dell’ombra che ciascuno di noi riesce a trattenere, a conservare e a far «parlare» all’interno della continua e probabile, puramente probabile luce delle parole.
[da Daniele Del Giudice (1949-2021) IN QUESTA LUCE Einaudi 2013]
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grazie, Orsola, di questo brandello di ricordo e di insegnamento per lo scrivere
Volevo aggiugere dal nostro cospicuo archivio due articoli di ex Indiane, che saluto con affetto immutato:
⇨ Francesca Fiorletta Cometa Del Giudice
⇨ Chiara Valerio Un’assoluta indifferenza verso se stessi
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