Molthenstain
di Claudio Kulesko
I cavalieri avanzano lungo il sentiero, uno dietro l’altro, a testa bassa. Dai margini, battaglioni di querce li scrutano in un silenzio sacrale.
L’ultimo della coda solleva il capo e si guarda attorno, percorrendo con lo sguardo l’orizzonte verdeggiante.
«Sono ore che marciamo. Non un cinguettio, un fruscio tra i cespugli. E qualunque direzione prendiamo, il vento batte sempre dritto davanti a noi.»
La donna alla testa si volta a guardarlo da sopra la spallina della divisa.
«Sempre il solito, Molthenstain. Koragh’thor si estende per seicentoquaranta ettari. È il bosco più ampio e intricato della regione. Non c’è niente di strano.»
Molthenstain sospira stancamente.
Sotto di lui, la giumenta sbuffa, inquieta. Le sfiora la testa con il dorso della mano e aggrotta la fronte.
«E gli uccelli?…» prova a controbattere.
L’uomo dinanzi a lui grugnisce: «Con questo caldo se ne staranno nei loro nidi!»
Molthenstain chiude gli occhi e trae un profondo respiro.
Prova a ricordare da quanto tempo stiano vagando nel bosco. Ore? Giorni? Mesi?
Riapre gli occhi ed è solo. Un tremulo raggio di luce trapela tra le fronde.
Di colpo, ricorda tutto.
China la fronte sul collo della cavalla ed emette un gemito strozzato, gli occhi colmi di lacrime.
Koragh’thor estende la sua ombra su di lui, insinuandosi nella sua mente come un dubbio.
Ma Molthenstain resiste. Stringe i denti, furente, e fa risuonare la sua coscienza in quella del bosco, invitandolo a lottare, ancora una volta. Per un fugace istante, le chiome sfavillano di colori alieni e i rami si ritorcono, rilucendo di un sinistro bagliore.
Il bosco lo incalza. Le loro menti si sovrappongono, si intrecciano, si fondono in un furente amplesso. Per sempre prigioniere l’una dell’altra.
Cavalieri avanzano lungo il sentiero, uno dietro l’altro, a testa bassa.