Da “Betelgeuse e altre poesie scientifiche”
[Circola un’arietta leopardiana, ironica e frizzante, a tratti glaciale, nell’ultimo libro di Franco Buffoni, BETELGEUSE e altre poesie scientifiche, Mondadori, 2021. Un’arietta rara nei libri di poesia contemporanea, e che non ha a che fare con aggiornamenti poetici dell’ultimo quinquennio sul concetto di antropocene e brutture climatiche all’orizzonte. Ma con un dialogo tra poesia e scienza di lunga data. A. I.]
di Franco Buffoni
Tardigradi
I tardigradi visti in fotografia
Somigliano ad orsetti bruni
Ma sono di gran lunga più piccini,
Invertebrati d’un millimetro
Provvisti di otto zampettine
Adatti alle più estreme condizioni.
Si sono schiantati sulla Luna
Nell’aprile diciannove
Col relitto israeliano
Dell’Arch Mission Foundation.
Tutto distrutto, tranne loro
Pronti a resistere nel vuoto
Deponendo uova e magari chissà
A riprendere il volo
Sopra un carro di fuoco
Lasciando la porta socchiusa per Elia.
*
La superficie del Sole
È come un alveare la superficie del sole
E le sue celle continuano a mutare,
Emergono infuocate e si massificano
Raffreddandosi
Poi ripiombano nel nucleo
Mentre altre risalgono
Inarrestabilmente
Da cinque miliardi di anni
E si prevede per altri quattro almeno.
Ogni cella grosso modo
Grande come la Francia.
L’Italia accanto.
*
Angelo mio
Perché a velocità diverse le galassie
Si muovono nello spazio?
Dipende dalla forma, quelle a spirale
Come la Via Lattea sono più veloci,
Ci spostiamo a seicento chilometri al secondo
Lasciando al palo le galassie ellittiche.
A questo però dobbiamo aggiungere
I settecentomila chilometri all’ora
Di traslazione del sistema solare
E anche i centomila del nostro girare
Attorno al Sole. Se stai fermo
Somigli a un sonetto
Così sembri un colosseo sforacchiato
Sembri due angioletti di raffaello
Ora che stai
Per fermarti.
*
Crinoline di criolite
Per combinazione si è formata la Groenlandia,
Proprio al limite di qua
E proprio al limite di là,
Ultima terra dei danesi
Più vicina agli americani.
Con lo Jutland occupato
Fece gola ai tedeschi
Per quel complesso d’alluminio fluoro e sodio
Che era la criolite delle miniere di Ivittuut,
Essenziale per gli aerei da combattimento.
Così gli Yankee presidiarono la baia
Impedendo ai Kraut di sbarcare
E Ivittuut conobbe la ricchezza del commercio
E delle bare. Di chi muore in miniera.
Perché la criolite è tossica e inodore.
Oggi Ivittuut è la città-fantasma
Delle miniere abbandonate
Attonite a fissare il mar di Labrador
Come crinoline di Burano
Imprigionate nel museo del merletto.
*
Homo erectus
Quando un milione e mezzo di anni fa
Si insediarono nell’isola di Giava
Certamente quei nonni non pensavano
Che a mantenersi in vita pescando
E andando a caccia,
Qualche funerale con relativa sepoltura
E ben chiaro il need della replicazione.
Poi la simbolica rappresentazione
Della cognizione del dolore
Su frammenti d’ocra e uova di struzzo
Non lascia dubbi sull’evoluzione
Delle loro capacità cognitive.
Come per gli utensili in pietra
Dirozzati nel tempo per divenire più efficienti
Anche i motivi incisi per decorazione
E segnalazione d’appartenenza
Si affinano col passare dei millenni
Fino al design del nostro
Avanzato antropocene
Che non vede l’ora di tornare
A quei frammenti d’ocra
E di uova di struzzo. E a cacciare
E a pescare.
*
Dentro il cantiere
Dentro il cantiere del nuovo aeroporto
Di Città del Messico
Nell’antica conca lacustre prosciugata
Tre mammut si stanno dissetando
Da ventimila anni.
Incapaci di muoversi nel fango
Incastrati coi piccoli da lance
E frecce aguzze
Quei proboscidati
Furono preda dei locali
Il cui cimitero sorge accanto
Con i resti nei loculi
E gli uccelli in creta
Per il viaggio nell’aldilà.
Prima che dal mare arrivasse Cortés.
*
Antichi vizi
Non è solo da centocinquant’anni
Che con il cosiddetto antropocene
È avanzato il lavorìo sul clima.
Da prima, molto prima…
Sono almeno diecimila anni,
Dalla fine dell’epoca glaciale
Che qui in Europa ci stiamo provando.
Da quando, con il clima più umido e piovoso
Cominciammo a riprodurre il cibo
Allevando piante ed animali,
Bruciammo uno dopo l’altro
Ogni pezzo di foresta disponibile
Immettendo sempre più Co2 nell’atmosfera.
Certo oggi i nostri derivati
Nel continente sudamericano
Non ascoltano quando gli diciamo:
Per favore, siate saggi, fermatevi,
Non fate come noi che predichiamo.