di Vito Bonito
canto dei bambini monocellulari
gli organismi monocellulari
sono la forma di vita
di maggior splendore
un’esistenza parassitaria
che non ha bisogno alcuno
di svilupparsi ulteriormente
senza cervello senza nervi
immortali perfetti
…
solo ciò che è perfetto
non continua a svilupparsi
lo sviluppo non è altro
che un indice di imperfezione
e allora bisogna
pensare in grande
andare oltre
la striminzita misura umana
…
la morte non finisce mai
la morte finisce
me l’ha detto mia mamma
quando è morta per la sesta volta
anche il frigorifero muore spesso
di notte lo sento cantare
ogni notte
– i bambini sono i fiori della vita
e la terra dei ricordi
è fior che si consuma –
tutti amano i bambini
noi nuotiamo nell’aria
e abbiamo visto il bruco
prendere il colore delle foglie
da ciò abbiamo capito
che iddio non esiste
e ora crediamo
crediamo
in luce da luce per ogni lucissima
luce crediamo
alle meduse al ronzio
abbiamo sempre la febbre
ci brucia preghiamo sangue
dalle nostre teste di ferro
…
nessuno sa dirci nessuno
quale ipotesi di felicità
gli uomini hanno sognato
prima di morire
Koba e il grande timoniere guardano la tv
– 1980 –
I
– ero un uomo di chiesa
un mistico un sensore
di stelle galassie
orbite rivoluzioni
parlavo parole altrui
per tutti sognavo
meravigliosi giorni bui
ho vissuto dentro un ascensore
della vita l’ultimo pastore
su e giù dentro la storia
sovranamente fiero
dell’umana gloria –
II
– coi piedini dentro il ghiaccio
e senza comunione –
si insegnano ai malati
le arti belle
soffocato il respiro
si vedon le stelle
III
– la vita è diventata
più allegra
ho ucciso
i miei giganti immaginari
le scimmie e i serpenti
sessanta bambini
ho fatto arrestare
con l’accusa celestiale
di odiarmi
come bianchi angioletti
contro
rivoluzionari
al servizio
si sa
del fantasma capitale
altri ne ho condannati
e poi riabilitati
a una vita senza alcolici
ed occhiali
respirare…
l’unico tormento –
imperscrutabili sono il mondo
Koba
e il firmamento
IV
– i morti arrecano benefici
possono fertilizzare il terreno –
– volevo imparare il ricamo
ho fatto i pediluvi
ho pregato –
V
– i ricordi dell’infanzia
non li porteranno
a recare aiuto
là dove regna la tristezza
il dolore –
disse il giardiniere al timoniere
il timoniere annuì
– Sì dolce
del disìo il tormento –