I cattivi maestri: Aldo Braibanti
di
Francesco Forlani
Dal 1 marzo i giurati voteranno la cinquina del David di Donatello. Su 150 opere, “Il caso Braibanti” di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese è stato selezionato tra i 10 documentari che concorrono a questa edizione del 2021. Sinceramente non so quanti di loro avranno l’occasione di leggere questa mia nota di certo non autorevole quanto le parole spese dai maggiori critici cinematografici italiani riportate in conclusione, ma ne sarei ben felice.
Opera dalla genealogia complessa, nata come spettacolo teatrale all’interno della rassegna del Garofano Verde ideata e diretta da Rodolfo di Giammarco, il testo dello spettacolo è pubblicato nella collana Teatri di Carta dell’editore Caracò di Bologna, e ora in forma di docufilm. Conosco l’autore Massimiliano Palmese, drammaturgo e poeta, da molti anni e proprio qui su Nazione Indiana come traduttore dei sonetti di William Shakespeare. 1.
Questa premessa mi sembra necessaria per dire che quando ho assistito alla proiezione del Caso Braibanti, sapevo dal principio che soltanto un poeta, drammaturgo e soprattutto attivista come lui poteva al meglio cogliere il suono della voce di un intellettuale come Aldo Braibanti, entrare in risonanza con la sua vitalità non disperata. Con Carmen Giardina, Massimiliano Palmese ha creato uno specchio in grado di farci capire quanto disperato e non vitale fosse il mondo Italia prima del ’68. È una vicenda la sua che da una parte anticipa le conquiste che ci sarebbero state con le leggi sul divorzio e sull’aborto, la rivoluzione femminista e sessuale, e dall’altra le armi che quello stesso mondo avrebbe usato in seguito e sul piano politico con gli intellettuali “impegnati” bollandone i destini con l’infamante nomignolo di “cattivi maestri”. Un ruolo quello degli intellettuali che Elsa Morante rivendica con un j’accuse dalle pagine di Paese Sera:
Quanto a me che qui mi rivolgo alla Signorie Vostre (in proposito, devo ancora presentarmi: mi chiamo Morante Elsa. Italiana. Di professione, poeta), io ignoravo che il libero insegnamento delle proprie idee si configurasse, nella nostra Repubblica in un reato
Come scrive uno dei miei “maestri”, Valerio Caprara, sul Mattino, Il caso Braibanti è “Il primo referto completo sulla figura di Aldo Braibanti, partigiano, poeta e regista, omosessuale, diventato bersaglio e vittima di un pretestuoso processo per plagio, portato a termine a partire da un oratorio recitante dello stesso romanziere e traduttore Palmese con un ricco corredo di materiali di repertorio, interviste inedite e testimonianze autorevoli. Inequivocabile è l’emersione che ne consegue del rancido benpensantismo che ancora allignava nella mentalità e le azioni delle classi dirigenti.”
Ognuna di quelle testimonianze, su tutte quella di Piergiorgio Bellocchio, contribuisce a restituirci non solo il reperto andato perduto ma anche il senso e lo stile di un’archeologia del presente in grado di affrancare i fatti dall’oblio e di mettere in guardia le generazioni future dagli agguati che l’io sociale tende ai corpi liberi di uomini e donne del nostro tempo. Felici le inserzioni dello spettacolo teatrale in cui la passione da intendersi nel doppio senso, laico e religioso, domina la scena. Tra le immagini di repertorio o documentarie formidabile è il ritratto dello scienziato, studioso delle formiche – descrizioni del mondo minimo che mi hanno riportato alla mente le magnifiche pagine di Cacce sottili di Ernst Jünger- ed è un colpo al cuore la scena finale, una videopoesia con immagini girate dallo stesso Braibanti in cui dei cenci mobili di un Cristo velato si liberano nella corrente del mare.
trasvoliamo cornix
oltre questi anfratti domestici
verso colline turchesi oceani gialli sequenze verdi di primavera
trasvoliamo presto perche’ la vita mi sfugge tra le dita
e io non voglio spezzare la preziosa catena dei miei quotidiani risvegli
non voglio travalicare con mentite sapienze la lunga serie delle contraddizioni segrete
non voglio rinunciare al gesto che ricicla quello che gli altri buttano via
non voglio barattare i miei sassi colorati con l’ abbondanza dei loro frutti marciti
non voglio tradire la mia coerenza quando cambio col mondo che cambia
non voglio finire qui’ questo mio lungo frammento di paura e di desiderio
la porta resta spalancata fino allo spasimo
come la breccia nera da cui sei caduto tu mio dolce compagno di viaggio
un film di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese
con Ferruccio Braibanti, Piergiorgio Bellocchio, Lou Castel,
Giuseppe Loteta, Dacia Maraini, Maria Monti, Elio Pecora, Stefano Raffo, Alessandra Vanzi, e Fabio Bussotti, Mauro Conte
musiche Pivio & Aldo De Scalzi
prodotto da Pivio Pischiutta per Creuza srl
Rassegna stampa
Un bel documentario contro l’omofobia.
A stupire è che non sia stato realizzato prima.
Anna Bandettini, la Repubblica
Ha suscitato grande emozione tra il pubblico, applaudito a lungo.
Nella precisione della scrittura, procede implacabile.
Silvana Silvestri, Alias – il manifesto
Aldo Braibanti, l’eretico, nell’Italia retriva del .68.
Un documentario appassionante racconta la sua odissea.
Fabio Ferzetti, L’Espresso
Il primo referto completo sulla figura di Aldo Braibanti.
Valerio Caprara, Il Mattino
Un processo che ricordava Oscar Wilde, ma che si è rivelato un processo politico.
Elena Stancanelli, La Stampa (poi Dagospia)
Vicende che i giovani hanno il diritto di conoscere.
Giancarlo Zappoli, MyMovies
Un’opera appassionata, dall’ideografia sconveniente e di bruciante attualità politica.
Roberto Silvestri, FilmTv
‘La prima cosa bella’ di sabato 12 settembre è il docufilm ‘Il caso Braibanti’, sul ‘nostro Oscar Wilde’.
Gabriele Romagnoli, la Repubblica
Un’opera di grande valore civile.
Gino Delledonne, BookCiakMagazine
Un grido di denuncia contro l’omofobia, che ha risuonato con forza nei cuori degli spettatori.
Cristiana Paternò, Cinecittà News
La partitura è complessa, gli intenti nobili, il risultato di gran pregio.
Lorenzo Ciofani, Cinematografo
Nell’offuscata memoria del nostro Paese, al docufilm va il merito di non rendere vano il sacrificio di Aldo e Giovanni.
Diego Baldoni, NegZone
Coraggioso, preciso, potente.
Ettore Fobo, Lankenauta
- Grazie alla pubblicazione di una selezione di questi sonetti fui contattato da Bompiani che affidò proprio a Massimiliano cura e traduzione dei sonetti nella prestigiosa Opera Omnia del gigante inglese↩
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Grazie.