Ipotesi per una bambina cyborg
di Lella de Marchi
non può nascere nulla dal nulla
Lucrezio
Linda, ciò che voglio dirti
è che le donne nascono due volte
Anne Sexton
VERGINE MARIA
la tua attesa, Maria, non è dolce è un giorno che non esiste
che precede ogni tua possibile vitale inguinale scossa
molto prima che gli arti in simbiotica tensione si flettano
e distendano nell’arco sonoro dell’umana appartenenza.
la tua attesa, Maria, è un feto che non nasce. si ciba
del tuo buio e buca il mondo con lo sguardo che non c’era
si attorciglia tutto intorno ad un qualcosa senza mai
trovarsi tutto. tutto dentro a quel qualcosa.
la tua attesa, Maria, è l’attesa. un respiro sconosciuto
il vuoto che ti porti dentro che non sarà colmato.
con il colore bianco hai dipinto nudo tutto il tuo corpo.
hai dato al mondo la forma in forma di ipotesi spinta
di ricerca inesausta di preghiera inaudita. oltre la norma.
DRAG QUEEN
viviamo di sacro di profano di presenza di assenza
di luce di buio. è nella congiunzione degli opposti la bellezza
che cerchiamo. vorremmo darle un nome e una voce
liberarla da ogni impostura donarle la sua vera natura.
ciò che si nega si afferma ripetutamente mentre
si supera si ripiega desidera abbandonarsi.
quel che mi sposta in qualche luogo mi calamita.
ogni mondo è perfetto uno specchio l’immagine stessa
di dio ma ha vergogna di se stesso. preferisce
pensarsi invivibile sposarsi a una formula.
il mondo è una dolce drag queen che si trucca
ogni giorno dietro a un sipario e canta ogni giorno
da dietro il sipario una strana canzone d’amore.
*
(IPOTESI PER UN) AUTORITRATTO
I
c’è sempre quest’ape che ronza beata che batte
in testa e sulla tastiera. più si avvicina più mi avvicina
ad ogni innata deviata divinità
ad ogni innata deviata felicità.
non guardarmi. nello specchio c’è il nome che porto.
è così bello pensarsi nude fare come
i lombrichi diventare dei fuchi. sull’erba verde
cantare canzoni sovrapporci senza illazioni essere
i mostri che amiamo. inventarci per come siamo.
credimi, bambina mia.
una chiave ci attende oltre ai confini. sopra innumerevoli
piani ogni giorno piove qualcosa. dal cielo piove
ogni giorno. piove l’acqua per i miei fagiolini.
II
le nostre apprensioni educano i nostri timori suggeriscono.
ma le nostre ossessioni s’incarnano.
non so dove sei. ti scrivo una lettera che forse non leggerai.
l’amore è una cura che non si cura è un corpo
mai detto soltanto due righe in più. oltre la battitura.
qualcosa si aggiunge a ciò che è dato in partenza
e la sete divampa anche dopo avere bevuto.
le nostre ossessioni s’incarnano nelle parole sono
parole sante e miracolose. ma sono come le uova
dobbiamo maneggiarle con cura.
ti scrivo una lettera che forse non leggerai l’ho scritta
da un posto che non conosco. forse l’ho scritta per me.
non guardarmi. nello specchio c’è il nome che porto.
III
capita sempre all’improvviso inaspettatamente.
forse una sola volta nella vita.
mentre ci parliamo capiamo che non ci parliamo.
tu parli il tuo linguaggio il tuo sistema di segni ricevuti
e da ritrasmettere. lo percorri ogni volta dall’inizio
alla fine. ed io parlo e percorro il mio.
tu senti le tue cicatrici ed io sento le mie.
tu cerchi la tua favola ed io cerco la mia.
eppure restiamo vicine come affiancate respiriamo
due arie diverse ma uguali non ci importa quali.
siamo la doppia immagine che può vedersi da sola.
l’amore non si cura della forma l’amore sa che la forma
non è che un antidoto alla paura.
IV
camminavo lungo il fiume e parlavo alle stelle. un pesce da dentro
l’acqua mi guardò e mi disse: l’amore resta e resterà. l’amore non si cura
della forma l’amore sa che la forma non è che un antidoto alla paura.
***
Questi testi di Lella de Marchi sono tratti da Ipotesi per una bambina cyborg, Transeuropa 2020. Poeta, autrice e performer, laureata in Lettere Moderne a Bologna, diplomata al CET di Mogol come autrice di testi per canzoni, Lella de Marchi ha pubblicato tre libri di poesia, “La spugna” (Raffaelli, 2010), “Stati d’amnesia” (Lietocolle, 2013), “Paesaggio con ossa” (Arcipelago Itaca, 2017), e un libro di racconti brevi “Tutte le cose sono uno” (Prospettiva, 2015).
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Molto belle