Contro Maradona
di Nicla Vassallo
Nicla Vassallo (https://niclavassallo.net/), saggista, poeta e professore ordinario di Filosofia Teoretica, ha rilasciato qualche intervista su questo nostro bislacco e stravagante andazzo. Qui, di seguito, si esprime su Maradona.
25 novembre 2020?
Nicla Vassallo: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (https://www.youtube.com/watch?v=sBIi_-3IfJk). Muore Diego Armando Maradona. Ironia della sorte. Meglio, una vera e propria beffa. Si è parlato ben più di Maradona che di violenze contro le donne. Un’assurdità. E di Maradona si continua a parlare (al bar e soprattutto sui media), mentre delle violenze contro le donne, relegate ormai nella cronaca nera, ci si interesserà “seriamente” il prossimo 25 novembre, ovvero nel 2021. I media ci stanno inondando di Covid e Maradona.
Nei giorni scorsi sono morti lo sceriffo, Aldo Moser, o Valéry Giscard d’Estaing. I media hanno trattato queste due scomparse quali note a piè di pagina, rispetto al “fenomeno” Maradona. Scandaloso, a dir poco.
Contro Maradona?
Nicla Vassallo: Dovrei forse essere a favore, oppure tacere, come hanno fatto le nuove “femministe” italiane? Queste ultime si ribellano rispetto a un Festival della bellezza al maschile, e ne organizzano uno al femminile. Eppure di fronte al macho argentino (e non lo sto calunniano, né generalizzando), Maradona tacciono. Perché? E la prego, non lo paragoni a George Best.
Già a tacere sono stati in troppe/i, mentre in tante/i hanno esaltato Maradona. Lei non dovrebbe rassegnarsi a questi “tempi moderni”?
Nicla Vassallo: Mi ribello con ogni forza conoscitiva, etica e intellettuale a mia disposizione. Sono una filosofa di stampo socratico, non altro.
Esaltazione eccessiva di Maradona operata dai media nostrani, cosa non le va in Maradona?
Nicla Vassallo: Il grande, immenso calciatore. Il fuoriclasse migliore di Pelé, davvero? E, in ogni caso, l’uomo abisso Maradona? In estrema sintesi. Un buzzurro: si veda il suo matrimonio a dir poco trash, con Claudia Villafane, ragazze di benvenuto e ospiti “vip”. Un vero sessista. Un inseminatore: quanti figlie e figlie annovera sparsi per il mondo? E come, quando si è degnato di farlo, li ha riconosciute/e? Un “puro” drogato, immerso nella cocaina e non solo. Uno che non supera i controlli anti-doping, e che pensa che le squalifiche subite siano del tutto ingiuste. Un obeso cronico, costretto all’intervento di bypass gastrico. Uno imbottito di psicofarmaci. Uno dalla voce impastata. Uno che ha parlato di se stesso in terza persona. Solo e semplicemente, una vita esagerata?
La “stoppo”, per chiederle del Maradona tribuno del popolo, argentino, napoletano e del Papa.
Nicla Vassallo: Ma di quale popolo? Appunto. Di quello di San Gennaro? O di quello argentino, e di un Papa il nostro, che si è spinto a far pervenire un rosario benedetto e una lettera alla famiglia (quale famiglia?) di Maradona attraverso l’ambasciatore argentino in Italia. Sempre il nostro (Papa) pare che abbia dichiarato di volere ricordare Maradona nelle sue preghiere.
Per le sue varie prese di posizioni, sempre a mio avviso puntuali, lei mi pare di sinistra. E Maradona?
Nicla Vassallo: Essere “amici” (e farlo presente al mondo) di Fidel Castro (la seconda casa o clinica di Maradona era Cuba) e Nicolas Maduro, o farsi tatuare sulla propria pelle, tra l’altro, Che Guevara, oltre al già nominato Castro, non riveste alcun significato. Come si fa a essere, e venir considerati, nonché voler venir considerati di sinistra, quando si conduce una vita quale quella di Maradona?
Provi a lasciare da parte l’uomo Maradona, per nulla integerrimo, e a parlare del calciatore.
Nicla Vassallo: Rimango una filosofa, nuda e cruda, specialista di gender studies, ma interessata anche alla filosofia dello sport. Se, grazie alla mia expertice nei gender studies, posseggo ogni strumento per leggere il caso Maradona, della filosofia dello sport preferisco fare a meno, al momento.
Insisto: il calciato?. Domanda lecita visto che ha menzionato George Best.
Nicla Vassallo: D’accordo, allora riflettiamo sulle donne nel mondo del calcio. Sulle pioniere e pioniere. Due soli esempi: la magnifica attaccante Carolina Morace o l’arbitro, sempre magnifica, Stéphanie Frappart. Lei si è mai chiesta come il nostro supereroe Maradona considerava o avrebbe considerato il calcio declinato al femminile?
Grazie. Me lo chiederò.
Nicla Vassallo: La pregherei di chiedersi anche della reazione (più che giusta, a mio avviso) della ventiquattrenne Paula Dapena, calciatrice della Viajes Interrìas, squadra femminile che milita nella terza divisione spagnola. E di quanto ne è seguito a furor di minacce mondiali. Si rende conto del dramma?
Un calcio femminista, contro Maradona?
Nicla Vassallo: Il dominio dei “maschi” dovrebbe terminare in ogni campo, non solo sul campo da calcio, anzi (https://www.raiplayradio.it/video/2020/11/No-Women-No-Panel—Nicla-Vassallo-189917a4-d355-4ee5-9bbc-165056417699.html). Una reazione, quale quella di Viajes Interrìas, andrebbe sottolineata, per il calcio e ben al di là del calcio.
Come può pretendere che un Maradona, nato povero, imbocchi la retta via?
Nicla Vassallo: Già. Non bado affatto all’esterno. Alcune/i mi hanno fatto notare che Maradona proveniva dalle favelas. E allora? La prego di considerare il caso dell’esimio calciatore, non tanto di altri, per esempio rispetto a Ibrahimovic, bensì confrontato con l’ala argentina, Angel Di Maria: infanzia difficile e case piuttosto senza tetto.
Che fare?
Nicla Vassallo: Tra le tante possibili azioni, non paragonarlo a Lady D., come invece è stato purtroppo fatto, in una qualche trasmissione televisiva da una qualche donna di fama (in Italia non si finisce in tv altrimenti). La morte di Lady D. non ha nulla da spartire con quella di Maradona. Basti pensare alle rispettive celebrazioni funebri, e pure alle folle in cui vi era, o non vi era, un’Elisabetta II.
Al di là di tutto, Maradona il grande, un esempio per il nostri figli?
Nicla Vassallo: Le famiglie serie (evito la deprecabile e illogica dizione di “famiglia tradizionale”) educano le proprie figlie e i propri figli, secondo regole che promettono futuri, davvero alieni dal “modello” Maradona. Maradona un esempio? Dello squallore.
Insisto, sport ad alti livelli e scuola.
Nicla Vassallo: Quale scuola? E non solo per Maradona, benché la sua spocchia andrebbe evidenziata più che mai. Ricordo di un’intervista a lui di Gianni Minà. Intervista di parecchi anni orsono, del 2001, in cui el pibe dichiara senza imbarazzi: “Ho sempre deciso io, nel bene e nel male. Anche la scelta di drogarmi, nessuno mi ha mai puntato la pistola alla tempia. Scelsi anche di lasciare la scuola, ero in seconda media. I miei genitori non volevano, ma io volevo giocare a calcio. Non so se feci bene, se avevo ragione io o loro, chissà forse avevano ragione loro… Però dai, ho avuto ragione anche io (ride, ndr)”. No comment.
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Questa ‘merda dal sapore intelligente’ sembra fatta apposta per scatenare baruffa all’interno di un pollaio. Le aquile però non se ne curano.
Se si tratta di sapore, e anche contenuto, io direi, intelligente e argomentato, non si tratta di merda. E comunque ti prego @Corrado Aiello, di essere un po’ meno volgare e più specifico su ciò che non condividi, grazie.
Pardon, a me è sembrato un attacco del tutto gratuito, tendenzioso, ingiusto (persino cattivo) e intellettualmente e umanamente disonesto (spia di un forte ‘deficit’ nell* scrivente), nonché puerilmente provocatorio, nei confronti di una persona e di un personaggio talmente complesso che meriterebbe (e merita) quantomeno un pochino di equilibrio, di studio e attenzione in più prima di essere giudicato (soprattutto se a emettere giudizio è persona sedicente intellettuale e per di più poeta! e su piattaforma importante come questa). Il mio commento comunque non era affatto volgare, essendo pacificamente parola di volgo (non di accanita e becera plebaglia). E poi, come diceva il compianto e grandissimo Gigi, se uno è stronzo, che glie voi di’?
Un articolo davvero difficile da leggere a causa dello scarso lavoro di edizione. Frasi corte, inintelligibili, zeppe di luoghi comuni classisti e perbenisti, noscosti sotto una leggera cappa di gender studies. Ma troppo leggera per essere credibile: dopo le accuse “contemporanee” al Maradona sessista, ecco riapparire le vecchie accuse al drogato e all’obeso.
In particolare la frase “grazie alla mia expertice nei gender studies, posseggo ogni strumento per leggere il caso Maradona” é un vero insulto all’intelligenza dei lettori, la trovo estremamente inquietante e credo che si commenti da sola. Chissà come mai autori come Eduardo Galeano, che non potevano certo vantare un expertise simile, hanno creduto che il mito di Maradona fosse così interessante e difficile da interpretare, grazie alle sue contraddizioni e alla sua complessità. Invidio chi é capace di vedere il mondo come un universo binario, dove é facile capire cosa é giusto e cosa no, senza porsi il benché minimo dubbio e sono sorpreso che una persona simile possa definirsi come filosofa.
« Il m’est inconcevable de penser au monde sans Maradona comme il m’est inconcevable de penser au monde sans féminisme »
Monica Santino est une ancienne joueuse de football, membre de La Nuestra, de la Villa 31 :
« Je ne sais pas pourquoi il faut expliquer en permanence pourquoi on aime quelqu’un. On aime quelqu’un pour ce qu’il fait, pour ce qu’il représente. Et tout ce qu’il (Maradona) représente va au-delà du terrain de football et du jeu, car il était capable de transmettre une intensité d’émotion rarement vue auparavant. C’est cela que fait le football, c’est cela qu’il génère, il vous fait embrasser quelqu’un que vous ne connaissez pas quand votre équipe marque un but. Le football vous fait profondément pleurer, il vous fait parfois éprouver une joie inconcevable ou excessive. Et Maradona, c’est le football et Maradona, c’est tout cela.
Maradona est quelqu’un qui n’a jamais oublié d’où il vient, quelles sont ses origines, ce dont il est fier. C’est un point de proximité avec un mouvement social comme le féminisme, qui cherche à transformer le monde. Et, bien que parfois machiste, Maradona essaie lui aussi, à sa manière, de transformer le monde. Nous avons donc plus de points communs que de points de discorde, et puis, bien sûr, il y a des contradictions, mais elles font partie de la vie et du jeu lui-même.
Pour moi, il est inconcevable de penser un monde sans Maradona comme il est inconcevable de penser un monde sans féminisme. Ainsi, mettre en contradiction une chose avec l’autre, comme si l’on ne pouvait pas être féministe et aimer Maradona, ce n’est pas le féminisme que j’aime ou auquel je veux participer. Ce n’est pas le féminisme que j’utilise comme outil pour transformer ma propre vie et celle de ceux et celles qui m’entourent. C’est-à-dire, la quête d’un monde plus juste où il n’y aurait plus d’opprimé.e.s. Et Maradona a beaucoup à voir avec cela.
Je suis maradonienne, je suis féministe, je suis lesbienne, je suis de Buenos Aires et j’aime ce pays tout entier. Je suis péroniste et j’ai haï les dix années de ménémisme. Comme la plupart d’entre nous, je suis tout cela à la fois : une mer de contradictions qui nous rend vivant.e.s, non pas pour manger, dormir et regarder la télévision, mais pour brûler de tout changer, comme Diego l’a fait pendant ses années de joueur, et comme il le fait aujourd’hui alors qu’il fête son 60ème anniversaire. »
La testimonianza fa parte di un magnifico dossier “Pouvons-nous être féministes et aimer Maradona ?” che dribbla tutti e quattro, cinque argomenti dell’autrice, le cui parole mi sembrano talmente e oscenamente animate da passione triste da sembrare morte. Qui il link: https://acta.zone/pouvons-nous-etre-feministes-et-aimer-maradona/
effeffe
Io proprio non capisco. A febbraio di quest’anno è morto George Steiner, un gigante mondiale delle letterature comparate. Forse un trafiletto nelle pagine culturali. Ma in che mondo viviamo?
Sparz nel caso di Steiner, immenso, i giornali avrebbero dovuto “ricordarne” l’esistenza ai tantissimi che non ne conoscevano l’opera mentre nel caso di Maradona è successo l’esatto contrario: è stata la sua storia – e le opere se si considera, come scrisse Pasolini, un gol un atto di poesia pura- a ricordarci l’esistenza dei giornali.
effeffe
Onestamente, Antonello, anch’io ho trovato un po’ saccente l’intervista, probabilmente perché, come tutti quelli a cui piace il calcio, ho amato Maradona. Allo stesso tempo però non voglio intellettualizzare questo mio amore: è un mio lato infantile, verosimilmente stupido, è l’ammirazione per quello che scarta tutti come birilli, esattamente come da bambino la provavo per il compagno più bravo a giocare che scartava noi. Sicuramente Maradona è stato un eroe plebeo, che aveva in sé qualcosa di un Masaniello o di un’Evita, ma è stato tante altre cose e in ogni caso non m’interessa Maradona per questi suoi aspetti. Allo stesso tempo vorrei dirti che per me sul piano culturale è molto più grave la canonizzazione di John Lennon come colonna della cultura del Novecento, come è stata fatta da numerosi giornali negli stessi giorni perché lì il discorso ha una pretesa diversa.
La santificazione di Maradona è un fenomeno affascinante, come è affascinante che un calciatore che ha fatto gol eccezionali sia glorificato (e si sia autoglorificato) per un gol fatto con la mano, in spregio alla deontologia calcistica. Perché avviene tutto questo? Perché al “fuori classe” gli si perdona di trasgredire le regole che vigono nella classe. E’ ingiusto? Puo’ darsi. Non c’è giustizia pero’ nemmeno in coloro che hanno un cosi gran talento. Siamo deboli di fronte al grande talento? Si. Meno male. Il giorno che saremmo indifferenti ad esso, vorrà dire molte cose tristi. Non vedremo più la differenza tra un bel video gioco e un gol fatto sull’erba vera da un tipo che corre per davvero, ad esempio.
Ringrazio FF perché la sua citazione ha reintrodotto le giuste proporzioni.
E’ strano che da un filosofo venga a sapere che Maradona era un buzzurro, obeso, cocainomane, che ha disseminato figli in giro. Questo me lo avevano già detto ampiamente i giornali scandalistici e non solo.
Vedo che un’intervista a una filosofa ha finalmente generato un certo subbuglio.
Sarà perché dall’età di circa 14 anni non mi sono più interessato al calcio, cioè non me ne è più fregato nulla, che ho trovato assolutamente eccessive e smodate, ben prima di leggere l’intervista alla prof. Vassallo, le infinite celebrazioni di Maradona che hanno occupato spazi sui giornali che forse neppure una crisi di governo occuperebbe (o occuperà?).
Aggiungo, per Effeffe e Andrea, che dice “la sua citazione ha reintrodotto le giuste proporzioni” che frasi come « Il m’est inconcevable de penser au monde sans Maradona comme il m’est inconcevable de penser au monde sans féminisme » le trovo prive di qualsiasi senso comune. Se poi uno, come Giorgio, attribuisce il suo dissenso alla passione che lo anima per il calcio, non so cosa aggiungere. Io ho sempre una passione per la linguistica, ma quando morirà Chomsky (ammesso e non concesso che muoia prima di me) non mi aspetto paginate dilaganti per ogni dove, semmai qualche commosso ricordo e qualche sua stringata biografia. Insomma ho visto una totale dismisura nelle celebrazioni per la dipartita di Maradona che mi ha fatto apprezzare anche le aspre parole della filosofa Vassallo.
Dimenticavo Pasolini citato da Effeffe “un gol, un atto di poesia pura” ma per favore! I poeti concordano con questo?
Per spiegarmi, darò, anticipando le conclusioni“, alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un «prosatore realista»; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un «poeta realista». Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un «poeta realista»: è un poeta un pò maudit, extravagante.
Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da «elzeviro».
Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul «Corriere della Sera»: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti.
Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno.
Anche il «dribbling» è di per sé poetico (anche se non «sempre» come l’azione del goal). Infatti il sogno di ogni giocatore (condiviso da ogni spettatore) è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare. Se, entro i limiti consentiti, si può immaginare nel calcio una cosa sublime, è proprio questa. Ma non succede mai. E’ un sogno
Da Pier Paolo Pasolini, Saggi sulla letteratura e sull’arte, Vol. II, Meridiani Mondadori, Milano 1999
caro Effeffe, non sono d’accordo neppure su una parola di questo pezzo pasoliniano, così come su molti altri scritti suoi. Ho apprezzato invece tantissimo alcuni suoi film.
Sparz leggiti tutto il pezzo. Qui il link: https://acta.zone/pouvons-nous-etre-feministes-et-aimer-maradona/.
e poi ne parliamo. Mi spiace ribadirlo ma il tono e le cose dette dalla filosofa sull’argomento sono imbarazzanti. Dubito perfino che abbia capito qualcosa del mitico Best.
A me quest’intervista, perdonami, Sparz, sembra francamente inutile e priva di alcun spessore. Certo non filoofico.
Specialmente quando si tratta di far notare come il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza delle donne, ci siano stati commenti e titoli o post più sulla scomparsa di Maradona che sulla questione femminile. Da un lato perché con titoloni sulla questione della violenza sulle donne il 25 novembre, che scompaiono il giorno dopo, si fa poco e nulla, lo sappiamo, non prendiamoci in giro, sono ben altri tipi di sensibilizzazione che muovono, agiscono, dall’altro perché: qui parliamo di un calciatore, e allora c’è chi si indigna, ma perché non parliamo di tutto il sottobosco, allora, di scrittori uomini, visto che questo luogo è un luogo anche di letteratura, del passato (e faccio riferimento al passato solo perché dalle biografie emerge), che hanno maltrattato e pesantemente la propria donna o le proprie tante donne e figliato ovunque (come l’intervistata fa notare di Maradona), che magari han fatto pure una brutta fine? Di storie come queste ce ne sono moltissime, come di tanti scrittori misogini, ma vale per la scrittura come per tutta l’arte – e in generale per l’essere umano. Perché le morti di questi, e i libri di questi vengono glorificati, se sono di gran valore (come, ad esempio, le centinaia di goal di un Maradona?): perché, io credo, andrebbe distinta, fino a un certo punto, certo, la vita dell’artista – e sebbene non segua il calcio son d’accordo sul fatto che movimenti, scivolate e goal possano raggiungere anche entusiasmo e bellezza poetica – da quello che compie e genera – a meno che le sue opere non siano esse stesse sessiste. Peraltro, questo riferimento al modello Maradona passato ai ragazzini come modello da imitare e glorificare? Ma chi l’ha detto? Si è parlato del calciatore, non dell’uomo – e dubito fortemente che ci siano ragazzini che, crescendo con un’immagine di un mito per i suoi goal, crescano mitizzando l’uomo e la sua storia dietro quei goal.
Ecco, io credo che si debba parlare di violenza contro le donne molto di più e molto più spesso, cosa che viene fatta solo nei casi di cronaca finiti male, e lo dico perché è una questione a cui tengo moltissimo, il resto resta nel sommerso, e lasciar perdere le piccole diatribe di non-filosofia su un calciatore. Non filosofia perché a me, Sparz, questa Nicla Vassallo, dall’intervista, che, per dare maggior forza al suo discorso, scrive “Un obeso cronico, costretto all’intervento di bypass gastrico. Uno imbottito di psicofarmaci. Uno dalla voce impastata.”, non pare affatto una filosofa, piuttosto un’opinionista di poco spessore e pure, rispetto a questa frase, anche un tantino fuori luogo.
Come ti scrivevo, Antonello, di Maradona mi ha interessato soltanto ciò che faceva nel rettangolo di gioco, come dredo sia giusto, l’autrice dell’intervista si sforza di considerarlo un pensatore con gli esiti che ricorda Maria Sole. In ogni caso ti ricordo che due artisti come Mahmoud Darwish, che gli dedicò un poemetto nel 1986, e Emir Kusturica, che ha girato un film su Maradona negli zero ( quando era mediaticamente meno interessante perché non giocava più, era stato travolto dagli scandali della droga e in compenso non era ancora morto) lo hanno visto come l’eroe dei disperati e delle bidonville: a me questo aspetto non interessa, però è interessante che due autori che hanno visto i loro rispettivi popoli vivere in campi profughi abbiano trovato in Maradona un soggetto degno della loro attenzione.
La contraddizione, poi, a mio avviso sta nel fatto che in quest’intervista, là dove si vuol affermare che si è parlato più di Maradona che della violenza contro le donne, si fa esattamente lo stesso: si parla più di Maradona che della violenza contro le donne. Il risultato, quindi, mi pare sia l’opposto di quello che si vorrebbe mettere in rilievo.
ma no, Mariasole, questo suo intervento era programmaticamente a proposito di Maradona, il tuo è un sofisma che non regge, dài.
Forze, Sparz, ma era a corollario del precedente commento