Angelo Ferracuti: “Mario, non ci resta che l’amore”
«”Non è che a me le persone interessino per fotografarle,
mi interessano perché esistono. Diversamente, il fotogiornalismo
sarebbe soltanto una sequenza di scatti senz’anima”, diceva… »
Mario, non ci resta che l’amore di Angelo Ferracuti -dedicato alla figura di Mario Dondero– è il nono libro dei Cervi Volanti, la collana di scritture poetiche che curo insieme a Giuditta Chiaraluce all’interno del progetto Edizioni Volatili.
Libri come laboratori, primi confronti, materie pensanti, montaggi e scavi attraverso la carta; libri senza profitto, in tiratura limitata (esoeditoria), evidenti nella loro invisibilità e indirizzati a chi saprà ospitarne l’implicita consegna; libri col solo intento di essere vigilie per una geografia del dopo-diluvio.
Pubblico qui alcune pagine in anteprima, insieme a un estratto dal testo. Le partiture visive e i segnalibri sono di Giuditta Chiaraluce. Il ritratto fotografico è un contributo di Marco Cruciani.
Un giorno eravamo insieme a Milano per incontrare Giovanni Pesce, l’eroe della resistenza italiana nella sua casa di Piazza Bonomelli. Era una giornata molto afosa in una Milano semideserta. Mario era arrivato con una bottiglia di prosecco e una vaschetta di gelato, le macchine fotografiche in spalla, e proprio il giorno dopo sarebbe partito per la Russia per realizzare un reportage con il giornalista Astrit Dakli sul post-comunismo, “I rifugi di Lenin”. Ci aveva accolto «la compagna Sandra», ovvero sua moglie Onorina, in questo appartamento buio dove avevamo conversato per un paio d’ore. Volevo da Pesce una testimonianza su Giuseppe Di Vittorio, Nicoletti, per il libro che stavo facendo con Mario, “Di Vittorio a memoria”, commissionatoci dalla Cgil, che incontrò prima a Guadalajara e poi a Ventotene. Mi aspettavo un racconto vivido, pieno di aneddoti, come piacciono a me. Quelle piccole storie che messe tutte insieme fanno la Storia. Invece lo trovai stanco, quasi senza più voglia di raccontare, si limitava a rispondere l’essenziale, poche frasi significative ma brevi.
Mario, dopo averli riempiti di attenzione e di affetto, mostrando loro le sue foto scattate proprio in Spagna, una delle sue ripetute ossessioni, chiese se potesse fotografarli. Eravamo in un tinello buio, la poca luce arrivava dalla portafinestra che dava sul balcone, faceva molto caldo, e loro due si misero uno accanto all’altro in attesa che scattasse, come una coppia di anziani qualunque nel tinello di un appartamento.
Pensavo venisse fuori una foto troppo scura, e temevo per il nostro libro che avrebbe perso una voce importante. Invece, quando dopo qualche mese Mario mi mostrò la foto m’impressionò moltissimo quel ritratto, e anche oggi continua a colpirmi. Lui aveva visto in macchina quello che io non ero riuscito a vedere, e che tutto quel tempo empatico era riuscito a creare, cioè la bellezza nuda di due persone giuste della storia, illuminate da una luce che le rendeva umanissime.
Angelo Ferracuti è nato nel 1960. Ha pubblicato Attenti al cane (Guanda, 2000), Le risorse umane (Feltrinelli, 2006, Premio “Sandro Onofri”), Viaggi da Fermo (2009), Il costo della vita (Einaudi, 2013, Premio “Lo Straniero”), Andare, camminare, lavorare (Feltrinelli, 2015), Addio (Chiarelettere, 2016). Scrive su “il manifesto”, “La Lettura” del “Corriere della Sera”, “Il Venerdì” di Repubblica, e collabora con Radio Tre.
Libro interessantissimo per me che tra i marchigiani sono stato quello che ha portato Mario a Fermo ( Angelo e Marco possono confermare). Dove è in vendita?
Ancora una volta Angelo mi rinnovi la tristezza per non aver mai conosciuto Mario.
Mario, che nostalgia! Grazie Angelo per queste delicate restituzioni di straordinaria umanità di Mario.