Norris
di Hilary Tiscione
La figlia piccola è matta da legare. L’altra è viziata e altezzosa. Ho imparato l’arte della calma. Verso brandy e firmo assegni, conosco ogni nuance del generale Sternwood. Se non ci fossi io qui dentro andrebbero tutti a gambe all’aria. Il capo ha chiamato un detective perché Carmen, la piccola, è finita nella merda un’altra volta. Ma li ho sentiti parlare anche di Regan. Regan è sparito. Non si sa dov’è Regan. Regan era come un figlio. Il generale ci muore senza il suo Regan.
Chiede al detective Marlow di togliere dai casini Carmen, quella stronza che si succhia il pollice. Dietro la storia della piccola ci è finito in mezzo anche Regan. Perché? Perché il generale è ricattato. Due anni fa ha dato 5.000 dollari a un certo Joe Brody perché lasciasse stare la piccola Carmen, di quella faccenda se n’era occupato Regan.
– E adesso? – Chiede Marlowe.
– Adesso Regan è sparito. Un mese fa, senza dire una parola – bisbiglia il vecchio. Quando c’era Regan nessuno osava darmi noie, ora invece… Stava qua con me a bere brandy, era un amico, capisce? Prima di tutto era un amico. Speravo almeno mi dicesse addio.
Ecco come è sbucato Regan dalla conversazione, ma adesso il punto è levare Carmen dai guai. Sento i passi di Marlowe e mi allontano dalla porta d’ingresso. Lo attendo al centro del salotto.
– Vivian, la grande, l’ha vista dalla finestra, sono stato costretto a dirle chi è, insomma le ho detto che lei è un detective, dico. La Signora vorrebbe vederla prima che vada via.
Lo accompagno all’ingresso della stanza. Mi allontano di poco per origliare. Voglio sentire cosa dice Vivian, cosa preoccupa la Signora? Perché immagino fino a che punto può arrivare l’azzardo alienato e maniaco di quella donna. Gli domanda se suo padre lo ha ingaggiato per cercare Regan. Il detective le consiglia di non perdere tempo nel tentativo di farlo cantare.
– Lo rintraccerebbe se glielo chiedesse? – Domanda lei.
– Può darsi, fa Marlowe.
È furba, la ragazza. Sono certo che stia fingendo lo sguardo addolorato. Dice che Regan aveva preso la macchina un pomeriggio, era partito senza dire una parola. L’auto è stata ritrovata in una rimessa privata. Brava, lo sanno tutti.
Ma non sa che io so. Il fatto è che da quando so non riesco a fingere di non sapere. Non riesco più a fare finta di niente.
Norris versa quello, Norris fai questo, Norris portami là su giù, Norris Norris Norris. A volte penso di andarmene. Se non fosse per il generale. È per lui che non me ne vado. Ah, voglio bene al generale! E cosa farebbe Sternwood senza di me? Un vecchio con le gambe paralizzate costretto su una sedia a rotelle. Con due figlie fameliche come sanguisughe soggette a tutti i vizi più ovvi del mondo. Di chi potrebbe fidarsi? È un relitto malandato. Quale altro uomo adempirebbe al mio ruolo con tanta serietà? Conosco tutto di questa casa, tutto di questa famiglia. Non l’ho mai tradito una sola volta, il generale. Eppure, in un certo senso adesso lo sto facendo.
Accompagno Marlowe alla porta. È visibilmente scocciato, grondante di sudore.
Bene. Dunque, il generale ingaggia un detective per tirare fuori la figlia piccola dai guai per una vicenda di soldi; la grande domanda al detective se per caso il suo compito fosse invece quello di cercare Regan, il fuggiasco.
Il capo non ha chiesto un aiuto per cercare l’amico, ma io so che non si dà pace sulla faccenda. Mr. Marlowe darà lo stesso la caccia all’uomo o si limiterà a salvare le chiappe della piccola e basta?
Adesso che il nome di Regan è venuto fuori e c’è di mezzo un investigatore, a me – modesto maggiordomo – conviene tacere o dire le cose come stanno? È bene che il vecchio sappia o potrebbe non reggere il colpo?
Ora Mr. Marlowe si metterà sulle tracce di Regan, ci perderà un sacco di tempo, ma io potrei mettere fine alle sue indagini e lasciare che l’uomo si concentri solo sulla succhia pollice.
– Norris!, strilla Vivian.
– Eccomi.
– Mi fissi un appuntamento con Marlowe domani, lo voglio rivedere. Verso sera.
– Subito.
Lo vuole rivedere? Di già? Non ce la faccio più. Non riesco neanche a guardarla in faccia questa donna. Eppure è figlia di un brav’uomo. Non capisco come riesca ad amministrare una certa perfidia.
Il detective si presenta alle 18 spaccate fuori dalla porta d’ingresso. Ha la camicia abbottonata di sghembo, si nota l’asimmetria nel punto dove le clavicole si guardano in faccia, dove incomincia o finisce il collo. Tiene la giacca grigio talpa appesa per due dita, distesa su una spalla, la stoffa sdrucita gli ciondola lungo la schiena. L’altra mano la tiene agganciata con un dito alla cinta appena sotto le costole. Odora di sigaretta.
– Norris.
– Mr. Marlowe. Buonasera, si accomodi. Devo avvisare il generale che è qui?
– Non è il caso Norris.
– Come desidera Signore.
Restano chiusi nella stanza della Signora per più di un’ora. Quando il detective esce, accosto il mio passo al suo e gli sussurro che avrei necessità di parlargli.
– Riguarda il generale?
– No Signore.
– Facciamo un altro giorno Norris, sono stanco.
– Certo Signore.
Carmen non è in casa. Vivian non esce dalla sua stanza. Il generale è già coricato nel suo letto. C’è qualcosa di drammatico che si aggira tutto intorno al protagonista di questa vicenda priva di grazia come un melodrammatico mondo sommesso che cerca risurrezione e non al trova. Dovrei parlare a Vivian e non a Marlowe? Dovrei dirle che so la verità e chiederle di smetterla di fingere con suo padre riguardo Regan e di farla finita con le menzogne che dice al detective. Potrei usare questo per averla, almeno una volta. Però mi direbbe che non ho le prove. Le prove non le ho davvero, l’ho solo vista. Devo dirlo al detective.
Mr. Marlowe si presenta alla porta, questa volta ha un lembo di camicia che sguscia fuori dai pantaloni, il nodo della cravatta allentato e il volto annebbiato. Lo accompagno dal generale, ha nuove per lui. Sono passati due giorni.
– Posso parlarle quando ha finito con Sternwood?
– Certo Norris.
Attendo circa quaranta minuti fuori dalla serra dove il generale passa tutti i suoi pomeriggi, poi chiedo a Marlowe di seguirmi.
– Dove mi sta portando Norris?
– Dove non possono sentirci. Vivo nell’appartamento accanto alla villa, oltre il giardino.
– La seguo Norris.
Faccio accomodare Marlowe nel mio piccolo soggiorno.
– Vuole del brandy?
– Volentieri.
Ha la fronte gocciolante di sudore.
– Ha scoperto qualcosa su Regan?, domando.
– Ancora no. Mi sto concentrando sui casini di Carmen.
– Lasci perdere. Gli tendo il bicchiere con il brandy.
– Cosa?
– Lasci perdere Regan.
– Perché dovrei Norris?
– Regan è morto.
– Come?
– Ho detto che Regan è morto.
– E lei come lo sa Norris?
– Mr. Marlowe, ho visto Vivian riempire di piombo il povero Regan.
– Cosa dice Norris?
– Erano giù ai vecchi pozzi, aveva chiesto a Regan di insegnarle a sparare con la pistola. Lui aveva accolto la proposta. Era una scusa quella, Vivian voleva seccarlo.
– Perché?
– Perché lo aveva beccato a letto con Carmen. Carmen non sa che la sorella li ha visti. Io lo sapevo che Regan andava a letto con la più piccola. Vivian era innamorata di lui, non aveva accettato la sconfitta.
– Lei cosa ci faceva ai vecchi pozzi, Norris?
– Questo non posso dirglielo, serve il permesso del generale.
– Ha delle prove?
– No. Ma lei è un detective, troverà il modo per mettere Vivian con le spalle al muro?
– Darei un dispiacere al generale, ci morirebbe.
– E pensa di lasciare che un’assassina la faccia franca?
– Faccia il suo mestiere che io faccio il mio.
– Lei si è preso una bella cotta, vero?
– Cosa sta dicendo Norris?
– Lei non farà niente perché ha preso una sbandata per Vivian, è così non è vero?
– Dovrebbe imparare a farsi gli affari suoi Norris.
* Personaggio tratto da Il grande sonno di Raymond Chandler