Diari di maggio. Prescrizioni sanitarie e mutazioni del corpo (2/2)
Testimonianze informali riscritte e disegnate da Elena Tognoli
13 maggio
Ettore (la cedevolezza della carne)
“Ha voluto abbracciarmi e mi è sembrata molle la sua pelle, pronta a cedere e a sprofondare nella carne. Dal 2 marzo non toccavo nessuno. Sento la responsabilità del tatto, la porosità che è il vuoto dentro le ossa. Mi dico che anche abbracciare qualcuno o qualcosa è abbracciare il vuoto, stringersi a nessuno.”
14 maggio
Eduardo (ribellioni d’espatriato)
“Ho l’impulso di resistere alla penuria di mezzi di trasporto, anche se non devo andare da nessuna parte. Fuggire, migrare, circumnavigare.”
15 maggio
Jen (lezioni da roditori)
“Mi è rimasto questo modo di camminare rasente i muri, come i topi che scivolano furtivi fra i tombini. Le settimane scorse sono uscita anche quando non si poteva, cercando di non farmi vedere, sono sempre uscita, ero sola a casa e, quando mi svegliavo, il vuoto del giorno davanti mi schiacciava, mi veniva una paura indistinta come quando anni fa ero depressa. Allora sono uscita tutti i giorni, stavo attenta a non farmi vedere.”
16 maggio
Marcela (la stranezza delle pietre)
“Mi sembra diventata bitorzoluta la mia schiena. Non la vedo, ma la sento deforme. Anche come mi muovo è deforme.”
17 maggio
Esther (risvegliarsi da un sogno)
“Ho fatto un incidente anni fa. In questi ultimi due mesi è come se fosse tornato tutto presente. I dolori che pensavo andati, quelli che ero riuscita a curare, sono rivenuti, come se fossero semplicemente latenti, annidati in qualche parte del corpo.”
18 maggio
Giordano (la profondità delle buste)
“La mia compagna è rimasta bloccata a distanza e allora mi manda delle lettere (dentro c’è scritto poco o niente, ci infila residui della vita di tutti i giorni). Prendo le buste, mi soffermo sulla loro materialità (quasi mi commuove), tocco la texture della carta e l’inchiostro della penna.”
19 maggio
Milo (il peso delle mani)
“Le mani mi sembrano diventate enormi, soprattutto al supermercato, come se giocassi con i pentolini dei miei figli e i cibi giocattolo che non mi stanno nei palmi. Non fanno presa, tutto scivola a terra.”
20 maggio
Valentina (i ciclopi casalinghi)
“Pulivo la casa e mi sembrava sempre sporca. Continuava a sporcarsi e io a guardare lo sporco che mi obbligava a fare tutto daccapo, a consumarmi i gomiti e gli occhi. Quando sono uscita la luce ha finalmente illuminato altro, non più solo i fornelli, il lavandino, il pavimento. Ma io ero ancora più cieca, come quando si passa dal buio alla luce improvvisa.”
21 maggio
Fausta (il dislivello degli scalini)
“Appena si è potuto c’è chi ha preso ed è partito per andare qui e lì a fare questo e quello. Io … mi sembra già tutto in salita, riesco solo a muovermi a piccolissimi passi e, se sono sincera, forse mi sento anche in colpa per questa mancanza d’azione.”
22 maggio
Fanny (stanchezza di carnevale)
“Ho passato una bella giornata sul fiume. Quando ho aperto la borsa e dentro ci ho visto la mascherina mi è subito cambiato l’umore, ho risposto male alla mia compagna, insofferenza di bambina stanca.”
23 maggio
Temperance (la paura ad orologeria nel petto)
“Tutto è più normale, ma poi penso che forse è già partito il conto all’indietro, un countdown per tornare all’inizio, rinchiudersi daccapo.”
Qui la puntata precedente di “Diari di maggio. Prescrizioni sanitarie e mutazioni del corpo”.
Bellissimo, Elena.
ciao Mariasole, grazie