Pandemia: Nicola Vacca
Inventario da una casa in quarantena
di
Nicola Vacca
Spazio, luce, ordine. Sono cose di cui gli uomini hanno bisogno,
come hanno bisogno di pane o di un posto per dormire.
(Le Corbusier)
Non si può pensare un’architettura
senza pensare alla gente.
(Richard Rogers)
Quello dell’architetto è un mestiere antico
come cacciare, pescare, coltivare ed esplorare.
Dopo la ricerca del cibo viene la ricerca della dimora.
Ad un certo punto, l’uomo, insoddisfatto
dei rifugi offerti dalla natura, è diventato architetto.
(Renzo Piano)
I.
Durante l’assedio
Interno stanze
deambulo da un posto all’altro della casa
senza una meta
sul fondo una prospettiva di angoscia
faccio il bagno nell’acqua sporca della vita.
Sono stanco di tutta questa violenza
mi sfinisce la guerra di nervi
fuori il mondo non è una cartolina,
In questi giorni di prigionia
ho fatto amicizia con me stesso
non mi sono mai piaciuto.
II.
In viaggio
Interno cambusa
schiacciato in un dentro
respiro pensando al fuori di domani.
La vita oltre i vetri
è infestata dalla morte.
Perdono dio
tutti i giorni per i suoi misfatti
i mostri anche oggi non se ne vanno
mi tocca accoglierli. Tacendo.
III.
L’illusione è contagiosa
Interno ingresso
sono sulla porta
non si esce nemmeno oggi
vorrei impiccare
chi si riempie la bocca
con la parola miracolo.
Questo è il tempo di tagliare la gola
ai millantatori di certezze
invece si alzano le voci
di ciarlatani che credono di salvarsi
soltanto perché invocano il sublime.
Dell’altissimo nemmeno l’ombra.
IV.
Lontananze
Esterno terrazza
guardo la landa
dietro le sbarre
non vedo la soglia.
Non me la immaginavo
così la fine
pensavo che lasciasse
almeno una via di fuga.
Invece bocche affamate
e uno sterminio che offende la bandiera.
V.
Per un architettura delle inquietudini
Interno corridoio
diventato lo struscio
in questi giorni in cui capire è difficile
forsennati scaviamo nella terra
calpestiamo con un andatura pesante
le mattonelle del pavimento.
Facciamo lunghe passeggiate
i contorni del pensiero si annebbiano
lo sguardo è fisso sulle venature dell’oblio
camminare per non impazzire
è lungo il viaggio
nell’inverno dell’inquietudine domestica.
VI.
In attesa del finale
Interno non so cosa
esterno nemmeno a parlarne
la ferocia si insinua
tra gli interstizi della casa.
Studio nei dettagli la planimetria
confido nell’esistenza di un passaggio segreto.
Mi affeziono alle crepe
le chiamo per nome
mentre tutto crepa.
VII.
Divorarsi
Pomeriggio
interno studio
seduto in poltrona
leggo un libro
ma non è come nei giorni di pace
in questi momenti l’attenzione è altrove
il movimento degli occhi
si risolve nella distrazione
ho dentro demoni impazziti
la concentrazione mi suggerisce
l’imperfezione del testimone
ho risorse solo per farmi domande.
Con l’insofferenza tra le mani
in una distanza disperata
cerco un nome a tutto questo.
I disegni del giovane Le Corbusier, in viaggio per l’Europa sono state prese dal sito Frizzifrizzi,