Meno bla bla e più fa’ fa’
di Franz Di Maggio
(conosco Franz per aver visto con quale passione e competenza si dedica a far conoscere e partecipare il teatro nelle scuole. Franz, 59 anni, è drammaturgo e regista teatrale. Ha fatto parte del think tank di Massimo Cacciari in Regione Veneto, da oltre trent’anni è attivista nel campo dei diritti civili e sociali. Collabora con il consolato della Repubblica di Armenia, con il Centro Culturale Ceco e con la Fondazione di Vaclav Havel con testimonianze sui diritti delle minoranze. E’ fondatore del movimento politico “20 nodi” dopo essere stato promotore delle “Sardine” a Milano e Pavia (divenendone portavoce). a.s.)
Prendo a prestito due frasi, la prima di un Cacciari furioso “Diteci la verità, basta retorica”, la seconda dell’altro amico Massimo, questa volta Celeste, che si porta dietro come mantra “non sono un uomo del bla bla, sono uno del fa’ fa’”. Dico la mia, da semplice, cittadino, Non ci si improvvisa economisti e tantomeno politici. La politica è un’arte, l’arte del possibile, o, come diceva Pietro Ingrao, l’arte di trasformare l’impossibile in possibile.
La politica non è per dilettanti, ha ragione Severgnini. Mi limiterò a un esercizio di realismo, gli “esercizi di stile” retorici li lascio molto volentieri al triste teatrino della politica dei grandi, piccoli e medi annunci. Lo volete capire o no, che miracoli salvinifici compresi, siamo nei guai? Ma guai seri! Non si vede all’orizzonte un vero piano di ricostruzione, ma nemmeno l’ombra, solo misure tampone, con scorte di tamponi inferiori a quelli in dotazione agli ospedali. Perché la patrimoniale, cari amici, non serve, o serve a poco, se non collegata a un vero progetto per il Paese. Il vero progetto non può non partire dalle parole di Gino Strada, che vorrei come ministro della Sanità Pubblica con un Primo Ministro illuminato, dopo questo disastro va ripensata la sanità in senso pubblico, il fallimento della regionalizzazione, quando il meccanismo di deroga viene lasciato in modo incontrollato a delinquenti (uso questa parola a ragion veduta, dopo i famosi casi delle tangenti alla sanità privata in Lombardia) è evidente. Ci voleva una strage per farvelo capire? Vado avanti, strutture e infrastrutture da terzo mondo: ma è mai possibile che crollino ponti, eterni lavori sulla rete autostradale portino a finire un’autostrada in 40 anni, che più di mezza Italia sia collegata in qualche modo? Stesso discorso della Sanità Pubblica o quasi. Se il privato non ha controlli REALI lavora al ribasso, mescolando sabbia con cemento, usando materiali di scarto, se succede una disgrazia, vedremo, intanto si fa fatturato. Aeroporti mai aperti, ma inaugurati, pietre posate qua e là, ospedali costruiti e mai terminati con l’uso di fondi europei. Non sono per la statalizzazione di tutto, intendiamoci, ma per una privatizzazione intelligente, controllata e subordinata a precise regole. Mafia, Camorra e Ndrangheta non possono trovare nei lavori pubblici, nello Stato la mucca da mungere. Chi lo permette è un delinquente al pari degli stessi mafiosi. Un piano realistico per strutture e infrastrutture è una buona base per una ricostruzione ONESTA del Paese. E’ ovvio ed evidente che se molte disgrazie potevano essere evitate, sarebbe bastato consultare tecnici COMPETENTI. Ma in questo Paese è possibile che la COMPETENZA venga soffocata dalla “finanza facile” e succeda che un ponte crolli per incuria, e che buona parte del Paese sia soggetto a un DISSESTO IDROGEOLOGICO che va governato subito, con misure urgenti per curare l’Italia ferita. Perché un’Italia pericolosa non piace ai turisti, un’Italia che ha cura del suo patrimonio è un’Italia che cresce. Il grande patrimonio di questo Paese è l’Arte. Perché l’arte e la cultura (che cresce insieme all’Istruzione non dimentichiamolo) sono il biglietto da visita del nostro Paese, ma non possiamo avere un biglietto da visita in oro zecchino, e, agli occhi di chi visita il Paese, il disastro intorno. Chi si sposta per Roma sa cosa sto dicendo. Chi vuole visitare i più esaltanti siti archeologici italiani deve subire l’ingiuria di una rete di trasporti inesistente. L’arte e la cultura non sono solo i musei. Sono i teatri, la musica, e non solo il grande teatro e la grande musica. E’ un tessuto capillare di migliaia di piccole realtà che spesso non ricevono nemmeno le briciole dallo Stato. Questo tessuto già logorato dalla colpevole dimenticanza della politica verrà sterminato dalla crisi, lo sapete? Così come i piccoli artigiani, così come coloro che creano. Chi inventa un’agricoltura che rispetti il valore della terra, e non lo umili. Questa Italia creativa e innovativa può salvare il Paese. Perché non creare un piano di ricostruzione che parta dalle persone e dalle loro capacità e competenze e non. come sempre, dai diktat della grande finanza? E qui entra in gioco l’Europa. Così non si può continuare, è evidente. Se la Germania e l’Olanda vogliono proseguire sulla strada dell’egoismo, seguita dai paesi del Nord, facciano pure. Dovranno rendersi conto al pari della dittatura ungherese e del bieco sovranismo che aleggia ad est, che non ci sono più soluzioni possibili. Non c’è più tempo per il bla bla. Non basta berciare di sicurezza quando il nemico stesso è il nostro egoismo, lo avete capito? Lo sapete che se il coronavirus arriverà come sta arrivando nei campi profughi siriani e in Africa sarà un disastro? Milioni di morti, Paesi sul lastrico, altri rifugiati che non sanno dove scappare. A settembre, questo Paese sarà sull’orlo del baratro. Abbiamo un’estate di duro lavoro davanti. Noi che vogliamo davvero ricostruire il Paese. In modo equo, solidale. chiaro e concreto. Prima che sia troppo tardi.