Baba Jaga
di Gaia Giovagnoli
Molti dicono che la strega
dei tarli
è bianca di gesso
molti dicono che corre
nel bosco
e ha pelle di tronco
Che si attacca dal ruvido
dei piedi
e beve dalla terra
con un sorso
L’albero
Molti dicono che la betulla
ha una chioma di dita:
un folto di ossa
che oscilla;
che fa groppi di funghi
dentro i piedi
e ha la pancia gonfia
A testa arresa non chiama
la sua madre mostruosa
che cammina nel verde
e le tocca la gamba:
Babajaga torna da sola
sul sangue che le assomiglia
*
Un anno si è rotto
un palo della luce
ed è mancata la corrente
nelle case
Pure loro tastavano
candele nei cassetti
che non hanno mai trovato
Quell’anno ci fu buio
undici giorni:
la notte coi telefoni e le torce
le ginocchia sbattute
il cibo cotto poco
ogni spigolo più sporto
ogni mobile più grosso
Undici giorni a controllare
che qualcuno risolvesse
la faccenda di quel palo
e il buio attorno
Oggi va lei sola:
riconosce dalla strada
il palo mozzo
a testa arresa
Ogni spigolo più sporto
ogni mobile più grosso
nel nero di quell’anno
ogni urlo
era uno strappo
Ora lei gli si accosta;
lo striscia con il dito
fa forza con l’unghia;
stacca dal legno
una lisca di crosta
Poi fissa;
lo tocca;
ricontrolla stravolta:
dal graffio che ha fatto sul palo
esce una goccia
Insegue la casa sul vento
che è nero di mosche;
dove goccia il mestruo
dell’orsa
o sta il grumo di larve
bagnate;
dove i rovi hanno ciglia
e le serrano
La casa gallina
le scappa;
fa tracce di bestia
La casa gallina
Segui il solco delle unghie
vedi il raschio delle zampe
Senza becco e senza ali
raspa a terra e corre in cerchio
La casa della strega
sta su zampe di gallina:
ha le gambe di una bestia
che dà vita rannicchiata
– degenere casa
coi piedi di crollo
che ha oscillato nei passi
e non si è fatta ferma
che ha schiuso chi è entrato
con il caldo di piuma
casa di muri sudati
casa di muri in corsa
casa guscio che matura
chi entra e non ritorna
*
Spinge il piano sette
in ascensore;
ritira il polso;
si butta poi sul quadro
di controllo;
alt e un colpo;
un volo del fegato
non pronto;
schiaccia il terzo
che è quello giusto
Da quando ha avuto
due numeri a mente
si scorda le soste
Insegue una casa
che scappa tra i piani
e le sballa la conta:
se gratta per rientrare
sbaglia porta